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02/07/2019 18:55:00

Gli insulti sessisti alla Capitana Carola. Così l'Italia è diventata un Paese indecente

 Questo Paese ha abbassato il livello della buona decenza, si è inabissato verso lo squallore di un dialogo violento e senza rispetto.
La violenza verbale irrompe incontrollata, non sono buoni esempi le istituzioni con i loro deputati, che si insultano sui social animando ancora di più, e male, il dibattito politico livellandolo a criteri davvero bassi e senza speranza. Ognuno fa il suo gioco, recita una parte e scende al livello dell’avversario. I social, del resto, altro non descrivono che l’esistente.

La violenza e l’arroganza non si sconfiggono con le stesse armi ma con gentilezza e determinazione di pensieri opposti, soprattutto con la capacità di concretizzarli. Se alle urla, scomposte, se ne aggiungono altre allora questo Paese è senza speranza.

A cosa abbiamo assistito al porto di Lampedusa? Non ad un arresto. Abbiamo assistito all’odio verso una donna. Odio puro, misto a goduria mentre si urlavano frasi volgari, augurando uno, due, tre, quattro stupri per Carola Rackete.

Un florilegio di insulti sessisti a cui nell’immediato non riesci nemmeno a dare una risposta, ti rendi conto che non è cambiato nulla, che anni di lotte non ci hanno insegnato niente: certe offese alle donne non sono declinabili ad un uomo.

E c’è stato un momento mentre ascoltavamo quelle frasi che abbiamo pensato: “E le streghe quando tornano?”.

Si, perché siamo tornati indietro o forse non siamo mai andati avanti.

La donna: oggetto di piacere sessuale per un uomo, oggetto di una gang bang con i neri. Non si può nemmeno più arrossire, non c’è il tempo.

L’odio è tornato a primeggiare, odio contro una donna.

In qualunque modo la si possa pensare quello che è accaduto al porto di Lampedusa non può lasciare indifferente un Paese intero.

E’ l’odio vomitato contro una donna che irrigidisce i sentimenti e li avvia ad una profonda riflessione.

Nessuno può rimanere inerme di fronte a questo, l’attonimento deve lasciare spazio alla rivoluzione del rispetto, della tolleranza e accettazione del diverso. La Capitana ha commesso un reato? Lo deciderà la magistratura, non certamente quattro burberi ignoranti e maschilisti violenti che del porto hanno fatto il loro lavatoio sessuale. Succede quando sei un sottosviluppato energumeno che non ha altre argomentazioni.

La virilità bianca è innocua, secondo gli urlatori seriali, quella di colore da stupro. Schifo. Lo vogliamo scrivere con tutta la forza delle nostre idee: schifo.

Il dramma si completa quando a questi insulti sessisti si sono aggiunti gli insulti a mezzo social dove ad appiccicare l’etichetta di “Troia” sono state altre donne.

Quelle frasi sono una ferita aperta che farà male a tutti. C’è una guerra civile in atto nel nostro Paese, che marcia verso una democrazia illiberale.

Ognuno si assuma la responsabilità della pacificazione.
L’Italia rigurgita odio, è diventata debole, ha sdoganato l’intolleranza e le frustrazioni. C’è sempre un nemico da combattere contro cui buttare veleno, nella fossa dei leoni ci sono le donne che sono pure bersaglio di altre donne ancorate al Salvini pensiero.
Serve una nuova politica, capace di dare forma e contenuto a rinnovate espressioni e diversi dialoghi.

Rossana Titone