Alle 14.46 lo Stromboli si è svegliato. Una serie di violente esplosioni, le più forti mai registrate dal 1985. Due i trabocchi di lava che sono scesi dalla Sciara del fuoco verso il mare.
La caduta di lapilli ha provocato incendi nella zona dei canneti. Per spegnerli sono arrivati i canadair. Diversi turisti, terrorizzati dal boato, si sono lanciati in mare. Altri si sono precipitati sul molo per prendere l’aliscafo.
Il bilancio provvisorio parla di un morto e un ferito. Si tratta di due escursionisti che volevano raggiungere la cima del vulcano. Normalmente a quell’ora non dovevano trovarsi lì. Un’ordinanza del sindaco fissa l’orario delle escursioni a partire dalle 17.30. Il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, ha fatto sapere che non ci sono criticità tali da evacuare l’isola ma le persone che stavano alla Ginostra hanno chiesto di essere imbarcate per via della colonna di fumo nero che le aveva costrette a barricarsi in casa.
Questo il ritratto della vittima da parte del Corriere della Sera:
«Milazzo. Amava il mare Massimo Imbesi. Era la passione della sua vita e da circa un anno era diventato anche il suo lavoro. Il 26 luglio dello scorso anno aveva superato la selezione per allievo ufficiale di coperta. Un traguardo tagliato con eccellenti valutazioni: nove in inglese, otto nelle prove pratiche ed orale. Amava il mare della sua città, Milazzo, ma anche quello delle Isole Eolie dove ieri ha trovato la morte. L’improvvisa sfuriata dello Stromboli lo ha sorpreso mentre stava facendo un’escursione abbastanza semplice in località «Punta dei Corvi» a Ginostra. Si tratta di un sentiero fra i 300 e i 400 metri di quota, poco più che una passeggiata. Massimo Imbesi, 35 anni, era in compagnia di un amico brasiliano quando sono stati investiti dalla ricaduta della cenere lavica. I soccorritori non hanno voluto dire come è morto: carbonizzato o solo intossicato dal fumo».
Sullo Stromboli c'è un'interessante intervista sul Messaggero:
«Lo Stromboli è in attività da molti anni, ma alcune sue fasi hanno una particolarità: sono intermittenti ed esplosive. Avvengono ciclicamente, almeno quelle un po’ più forti, con una cadenza, su base statistica, di circa una decina d’anni». Salvatore Passaro, vulcanologo del Consiglio nazionale delle ricerche, ci invita a non dimenticare che lo Stromboli non è un gigante addormentato. «Ma è sveglio e attivo, e soprattutto monitorato», aggiunge.
Qual è lo scenario più spaventoso in caso di una violenta eruzione stromboliana?
«Come quasi tutti i vulcani situati su isole, anche lo Stromboli è caratterizzato dalla presenza di fianchi molto ripidi. Questo aumenta le probabilità che un’eruzione causi collassi laterali importanti che, a loro volta, possono generare onde anomale. Le frane più grandi del pianeta, infatti, sono avvenute su isole vulcaniche. Per capirne il meccanismo, ovviamente su scala molto piccola, proviamo a pensare a quello che succede quando lanciamo un pugno di sabbia in una bacinella d’acqua».
Lo Stromboli ha generato in passato qualche tsunami?
«Certo. Lo ha fatto più volte in realtà. La più recente eruzione che ha provocato un collasso laterale notevole si è verificata nel 2002. In quell’occasione si sono generate onde di circa un metro».
Che relazione c’è tra l’attività dello Stromboli e quella dell’Etna?
«Non c’è alcun collegamento. Il bacino magmatico dell’Etna, situato nell’astenosfera dove avviene la fusione delle sostanze che lo compongono, è situato a profondità diversa da quello dello Stromboli, quindi le eruzioni dei due vulcani non sono collegate».
Cosa può succedere dopo quest’ultima eruzione?
«Gli sviluppi sono poco prevedibili: la situazione può evolvere in un’altra eruzione o scemare».
Possiamo prevedere altre eruzioni?
«Non si possono prevedere, così come non si possono prevedere i terremoti. Ma a differenza dei sismi, per le eruzioni ci sono alcuni parametri che possono essere considerati precursori. Questi segnali di allarme possono essere terremoti, cambiamenti dell’edificio vulcanico, variazioni nelle emissioni di gas, cambiamenti delle acque di falda e così via. Per questo i vulcani più temuti, come appunto lo Stromboli, vengono monitorati».
Quali altri vulcani attivi ci sono in Italia?
«Nel nostro paese ci sono almeno una decina di vulcani attivi. C’è il Palinuro che è il più grande d’Europa. Poi c’è il Marsili, il Vesuvio, e il complesso di vulcani che sono i Campi Flegrei»,
Ci sono vulcani in Italia che possono provocare tsunami?
«Sì, il Marsili. È un enorme vulcano che giace sui fondali del Mar Tirreno, tra Calabria e Sicilia. Lo si considera un gigante addormentato, ma se un giorno dovesse risvegliarsi, potrebbe innestare effetti tsunamigenici in ampi settori del Mar Tirreno Sud-orientale».