Oggi si inaugura a Marsala, alle 18.30 al Convento del Carmine, la mostra “Consagra. Architettura”, curata da Sergio Troisi, che esporrà una cinquantina di sculture dell’artista di origini mazaresi, fra gli autori più iconici dell’arte del XX secolo.
Dal senatore Ludovico Corrao, anima della ricostruzione del Belice e della rinascita di Gibellina, Pietro Consagra veniva così ricordato: «Intanto, era una persona dai convincimenti artistici e sociali fortissimi. Violento ed umorale; anche nelle polemiche contro l’architettura moderna e altre forme d’arte, ma dolcissimo nel rapporto umano e nella costruzione di un sistema città che anch’essa riflettesse il principio della trasparenza, della libertà e della luce, negando la tridimensionalità. Quindi bifrontalismo perché tutto possa essere compreso da una parte e dall’altra; e appreso senza che l’uomo abbia bisogno di girare attorno e dietro all’opera per capirla, per subirla. Per aspettarsi una controfaccia diversa». (da “Il sogno mediterraneo”, Ernesto Di Lorenzo Editore, 2017)
A cinquant'anni dalla pubblicazione di una delle maggiori opere teoriche di Consagra, La città frontale, la Sicilia ritorna alle parole e allo sguardo di uno dei suoi figli più illustri.
E per anticiparvi qualcosa - senza svelarvi nulla, però - abbiamo parlato con Sergio Troisi dell’importanza dell’evento che questo pomeriggio si apre al pubblico. La mostra sarà visitabile fino al 20 ottobre di quest’anno.
Professore, quali sono i rapporti che legano l’architettura di Consagra alla Sicilia?
I rapporti tra l’architettura di Consagra e la Sicilia sono strettissimi. Intanto le ultime due architetture interamente realizzate si trovano a Gibellina, e sono la Stella d’ingresso al Belice e l’edificio del Meeting, il cui restauro fra l’altro sta per essere ultimato. Terzo progetto importante è quello del teatro di Gibellina: il cantiere è partito tantissimi anni fa, poi s’è interrotto e in questo momento rappresenta una drammatica incompiuta.
E poi c’è Mazara.
Sì, per riannodare i legami fra Consagra e la sua città natale, Mazara del Vallo, bisogna ricordare il progetto donato alla città per il Palazzo del Municipio: Consagra ne ideò una nuova facciata, che rivisitò per altre due volte, infatti ci sono tre progetti, e noi li esporremo tutti e tre in sequenza, per la prima volta, all’interno della mostra. Come si può vedere, il rapporto fra Consagra e la Sicilia è davvero un rapporto fondamentale.
Fra le diverse dimensioni artistiche vissute da Consagra, perché ha scelto proprio l'architettura per la mostra a Marsala?
Non aveva senso, a mio avviso, riproporre un’antologica in sedicesimi di un artista che ne ha avute già altre nel corso degli ultimi dieci, quindici anni. L’ultima mostra importante è stata fatta, per esempio, a Londra lo scorso anno. Aveva senso individuare un taglio e questo taglio dell’architettura permette di fare luce su un aspetto di Consagra molto importante che probabilmente deve essere riletto alla luce di tutta la sua funzione artistica.
Vorrà essere una mostra “imponente”.
Le opere, in verità, hanno delle dimensione abbastanza contenute, ci sono delle grandi facciate in legno, la più alta è di 2 metri e 40. È una mostra che si promette di tracciare un filo rosso per riuscire leggere uno degli artisti più importanti e complessi e articolati del Secondo Novecento Italiano ed Europeo.
MARCO MARINO