Innanzitutto, va chiarito un equivoco: non è mafioso. Stiamo parlando di Paolo Lumia, il narcotrafficante di Mazara del Vallo, preso la settimana scorsa dalla polizia in Bolivia, dopo una sua breve latitanza. Il chiarimento è d'obbligo, perchè la sua provenienza, la provincia di Trapani, fa pensare subito alla mafia e magari al clan di Matteo Messina Denaro. Tuttavia, anche se ci sono contatti accertati, e frequentazioni note, Lumia è uno dei tanti narcotrafficanti che in questi anni di decadenza di Cosa nostra nella gestione del traffico internazionale della droga, ha creato una sua rete grazie all'appoggio di insospettabili complici, professionisti della Mazara bene, nel suo caso, che gli hanno messo a disposizione risorse e mezzi.
Lumia, 51 anni, ha numerosi precedenti per traffico di droga tra cui una condanna in appello a 16 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti. Ha rapporti strettissimi con i «cartelli» della cocaina colombiana. E' interessante notare come si sia risaliti a lui grazie al maxi sequestro di 436 chili di cocaina che sono stati trovati nascosti su un veliero di 15 metri, partito da Panama e fermato in Polinesia. Ebbene, a bordo di questo veliero c'erano due noti skipper di Mazara del Vallo, Giovanni e Peppe Calandrino, e una terza persona, sempre di Mazara: Giuseppe Gancitano meccanico navale, fratello di Francesco morto nel 98 latitante e uomo di fiducia di Andrea Mangiaracina, mafioso di Mazara.
Adesso rischiano fino a 30 anni per traffico internazionale di droga.
Ebbene. Dal veliero, dal suo singolare equipaggio, gli investigatori hanno capito che Lumia era in attività, e si trovava, coperto, in Sudamerica. Lì il lavoro di intelligence della Squadra Mobile di Trapani ha fatto il resto.
Paolo Lumia è ritenuto dagli investigatori uno dei principali intermediari tra i cartelli sudamericani della droga e le organizzazioni criminali del sud Italia,, fu destinatario nel 2011 con altre 11 persone di una ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'operazione antidroga «Lampara», condotta dalle squadre mobili di Trapani e Palermo e dalla polizia belga, ma non potè essere arrestato perché già detenuto in Belgio.
Gli investigatori scoprirono che la cocaina proveniva dalla Colombia e attraverso la Spagna arrivava a Palermo e Trapani pronta per essere smerciata. Per indicare la droga gli arrestati parlavano di cassette di pesce e gamberoni.
Paolo Lumia conosce molti segreti di mafia, pur non essendo ufficialmente un mafioso. E' stato molto vicino alle famiglie di Porta Nuova e Bagheria, con i boss ha condotto diversi lucrosi affari.
Lumia fingeva di essere un attivissimo importatore di pesce, in contatto con alcuni commercianti del mercato ittico di Santa Flavia. Ma nel gruppo dei trafficanti c'era una gola profonda, che ha fatto diverse soffiate alla polizia. Così è emerso il ruolo di Lumia e dei suoi insospettabili complici: il boss del narcotraffico era ormai residente in Spagna da molti anni e poteva contare su una fidata rete di autotrasportatori fra la Puglia e la Campania. Il traffico andava avanti da anni, poi il confidente e le intercettazioni hanno bloccato l'arrivo di altra droga. Ma restano i misteri di Lumia, che è sempre riuscito a salvare il tesoro accumulato in anni di affari con i colombiani.
Lumia venne arrestato all'interno di un centro fitness di Anversa dove era stato preso mentre organizzava il trasporto di ben 283 chilogrammi di cocaina.
Nel marzo 2015, quando fu estradato in Italia. Lumia arrivò a Fiumicino con un volo di linea proveniente da Bruxelles e preso in carico dagli investigatori della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Palermo, che gli notificò l'ordinanza di custodia cautelare. Scontata la pena e uscito dal carcere, Lumia fu nuovamente arrestato dalla polizia ma a Mazara del Vallo, nel luglio 2017, insieme con Giuseppe Bastone, per una piantagione di cannabis scoperta in contrada San Nicola. Poi, l'obbligo di dimora, e la nuova fuga. Fino all'ultimo arresto.