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01/08/2019 06:00:00

"Quella pizzeria sotto casa che ci rende impossibile la vita". Il caso a Marsala

 La famiglia del signor Gaspare è costretta ad accendere i climatizzatori già ad Aprile, racconta il capofamiglia. Li tiene accesi fino ad autunno inoltrato. Anche d'inverno, si cammina in casa in t-shirt, i piedi sudati, l'aria soffocante. E non per qualche effetto delle variazioni climatiche. La famiglia del signor Gaspare, invece, vive al primo piano di una palazzina in Via Dante Alighieri, a Marsala, che ospita una pizzeria, Pizziamo. Da anni, Gaspare cerca di far valere in tutti i modi le sue ragioni, che non si fermano solo al calore emanato dal forno della pizzeria dal tardo pomeriggio in poi. Una battaglia che va avanti a colpi di carte bollate, liti pendenti in tribunale, perizie, richieste al Comune di Marsala, e ai vigili urbani. 

La prima lettera, pensate, è del 14 Ottobre 2013, un mese dopo l'apertura della pizzeria. Sei anni fa. 

Il condominio in questione è quello di Via Dante Alighieri 107, si chiama "Palazzo Roseto". Al piano terra c'è la pizzeria Pizziamo, società cooperativa della signora Giuseppa Buffa. 

L'ultima lettera è di poche settimane fa. Una vicenda infinita. In queste lettera, inviata al Comune, la famiglia Barbera  denuncia "intollerabili emissioni di calore, nonchè di odori e rumori, che rendono inviviible l'ambiente domestico, pregiudicando gravemente la serenità ed il riposo dell'intera famiglia", composta dai genitori e due bimbe di 4 e 6 anni. 

Il Comune di Marsala è rimasto per lungo tempo a guardare, nonostante alcuni documenti significativi. A Maggio del 2018, ad esempio, i Barbera hanno chiesto l'intervento del SIAV. E', per intenderci, l'ex ufficiale sanitario, l'ufficio dell'Azienda Sanitaria Provinciale che si occupa dei controlli sulla salute pubblica (qui la pagina con le funzioni del SIAV). 

L'ufficio fa i contolli e verifica il superamento dei normali limiti di emissioni di calore, e la violazione delle norme igienico - sanitarie imposte per il corretto smaltimento dei fumi e degli odori provenienti dalla pizzeria. 

L'Asp di Trapani invia una nota al Comune di Marsala a Luglio 2018, con tutte le violazioni rilevate. Non accade nulla. 

Nell'inerzia del Comune la famiglia Barbera intenta anche una causa civile, che tra l'altro tra qualche mese dovrebbe andare in decisione. Il Tribunale di Marsala, nell'Aprile scorso, incarica un CTU, un consulente, per una perizia. E' l'ingegnere Giuseppe Mangiaracina, che deve accertare l'eventuale danno biologico causato dalle immissioni nocive. L'ingegegnere scopre che il locale della pizzeria non ha il certificato di agibilità. Perchè ne ha uno, del maggio 2018, ma rilasciato dal Comune di Marsala prima di alcune trasformazioni strutturali fatte a Ottobre dello stesso anno, e quindi su una planimetria che non è corrispondente all'attuale stato dei luoghi. Nel locale è stato costruito un forno a legna, è stata fatta una nuova cucina, nuovi servizi, ci sono modifiche all'impianto elettrico e idrico. Ma senza richiedere un nuovo certificato di agibilità. 

Anche questa irregolarità urbanistica è stata denunciata da Gaspare Barbera, direttamente ai vigili urbani, copia della perizia alla mano. A Maggio del 2019 i vigili fanno una verifica, accertano lo stato dei fatti, "ma invece di attivarsi per la chiusura dell'attività - racconta Barbera - danno ai trasgressori un termine per l'integrazione delle certificazioni mancanti".

"Eppure la carenza della regolarità del certificato di agibilità avrebbe dovuto comportare la chiusura immediata dell'attività commerciale" commenta Erika Messina, legale che assiste la famiglia Barbera. E' per questo che lo stesso legale, a fine Maggio, manda una diffida al Comune di Marsala. 

"Sballottato da un ufficio all'altro, mi stanno facendo impazzire" commenta amaro il signor Gaspare. "La mia casa dal Settembre 2013 è invivibile, lo hanno acclarato e confermato tutti". Barbera fa vedere ad esempio l'immagine di  una termografia, agli atti del processo, che segna in casa una temperatura di 26 gradi, ma non quando il forno è acceso, bensì dopo due giorni di inattività del forno a legna. La macchia di colore rosso, che si vede al centro dell'immagine "quando il forno è acceso - racconta - si ingrandisce a dismisura". 

E il Comune? Dopo mille sollecitazioni, alla fine il provvedimento arriva. E' una determina, la numero 788 del 23 Luglio 2019. La determina prende atto della nota dell'Asp di ben un anno prima "dove si segnalano temperature elevate nell'appartamento sopra la pizzeria", inadempienze alla canna fumaria, mancata canalizzazione dei fumi e altre mancanze. Vengono contestate anche le irregolarità edilizie, ed è emerso anche il fatto che la ditta non ha autorizzazione allo scarico. Ed è per questo che viene inibita ogni attività di somministrazione, in attesa che vengano eliminate tutte le irregolarità. 

Come finirà? C'è un processo in corso, sono state anche prodotte delle perizie psichiatriche sul disagio che vive la famiglia che abita sopra la pizzeria, soprattutto le bambine. C'è anche un convitato di pietra, la signora Marisa Dorotea Mondello, proprietaria dell'immobile dove esercita la pizzeria, che nel processo è contumace. Attualmente "Pizziamo" è chiusa al pubblico. Non è stato possibile avere una loro dichiarazione, o un parere del loro legale. La speranza è che i lavori si facciano presto, e bene, e che ognuno trovi lo spazio per lavorare, e la serenità che ogni famiglia merita.