Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
08/09/2019 06:00:00

Datemi un pizzicotto, ditemi che non sto sognando: Salvini liquidato...

Rieccomi! Ve l'avevo promesso a metà luglio: “tornerò col mio Diario ai primi di settembre”. E.. botta di sale se nel frattempo le cose sono cambiate! Chi se lo sarebbe mai sognato, poche settimane fa: Salvini liquidato, annientato, sepolto vivo dal terremoto politico da lui stesso provocato. Rovesciato in una discarica dalla ruspa che lui stesso stava manovrando in un delirio di onnipotenza. Ve lo confesso, mi sento frastornato. Vorrei ridere, brindare, ballare la rumba per la gioia, ma non ci riesco. Vedere scomparire tra le macerie il Capitan Fracassa è un piacere indescrivibile, eppure non basta a caricarmi di entusiasmo. Perché? Un po', perché ancora ho il timore di vivere soltanto un sogno ad occhi aperti. E poi per qualche altro motivo ben più grave. Un esempio fra tutti: penso a Di Maio ministro degli Esteri... e mi cascano le braccia, per non usare metafore più volgari.

Credetemi, cerco in tutti i modi di considerare Giggino alla Farnesina come un fatto marginale – un ministro su ventuno, ovvìa, non sarà poi la fine del mondo! – o come una barzelletta. Ma non riesco né a ridere né a rasserenarmi. Piuttosto, mi prende l'avvilimento. Vedo quel giulivo giovanotto azzimato che sale al Quirinale con la fidanzatina trottante al guinzaglio, e quasi ho un attacco di panico. Uno che chiamava “Ping” il presidente cinese. Uno che confondeva il Cile col Venezuela. Uno che abbracciava la rivolta dei gilet gialli provocando il ritiro dell'ambasciatore francese da Roma, per poi tentare di rimediare all'orrenda minchiata elogiando la “millenaria tradizione democratica” della Francia. Uno che a quanto pare mastica l'inglese ancora peggio di Berlusconi, e per giunta lo biascica con accento napoletano... uno sprovveduto di tal calibro dovrà ora pilotare la diplomazia italiana nel pelago tempestoso delle beghe planetarie, delle guerre mediorientali, delle faide libiche e delle tragedie africane (ma saprà distinguere il Niger dalla Nigeria, tanto per dirne una?); per non parlare di Crimea e Donbass, di Brexit, della rivolta di Hong Kong, di Afghanistan, dell'Amazzonia in fiamme e di tutte le altre rogne sparse per il globo. Ah, l'insostenibile leggerezza dell'essere ignoranti! E non mi consolo nemmeno ricordando che Trump era convinto che la Luna fosse un satellite di Marte. Nel mal comune della sciatteria populista trionfante non intravvedo affatto un mezzo gaudio, ma solo un grave pericolo per la sopravvivenza del genere umano.

Poi però... poi però, all'improvviso, ecco apparire un vero miracolo. Si fa luce un'altra figura, un'altra storia, e il fortunoso avvio del nuovo governo torna per incanto a sorridermi, a infondermi un filo di gioia e di autentica speranza. Apprendo, cioè, che la neo ministra Luciana Lamorgese, colei che ha preso il posto del Truce al Viminale, possiede una caterva di incredibili virtù. Roba che ad elencarle tutte si rischierebbe di scivolare nell'apologia, nel culto della personalità. Luciana! Permettimi di darti del tu. Tu sei l'estremo opposto di Salvini. Lui il Nadir, tu lo Zenit. Lui la notte, tu il giorno. Insomma, tu sei una persona seria. Una professionista di altissimo livello. Conosci i segreti del Viminale già da quando il Gran Baüsciùn (Grande Sbruffone, in milanese) era ancora un bebé che faceva i ruttini dopo la poppata. Ti sei laureata con lode in giurisprudenza. Hai maturato sul campo una enorme esperienza in una lunga e brillante carriera che ti ha condotta a funzioni come quella di prefetto di Milano e di consigliere di Stato. Sei una che non ha mai fatto altro che lavorare con estremo impegno ed estrema competenza. Sei una che ha sempre affrontato i problemi con vigore, senza mai mettersi in mostra, senza mai farsi propaganda, senza mai fare campagne ideologiche, senza mai spargere allarmi e paure, senza mai sparare anatemi contro questo o contro quello, ma solo applicandoti in silenzio nella comprensione e nella risoluzione delle questioni concrete.

E adesso tutti fanno gli ooohhhh di meraviglia per aver saputo che tu non fai parte del “mondo social”! Che non hai un profilo né su Facebook, né su Twitter, né su Instagram! Ma santissimo Iddio, sarebbe assurdo immaginare il contrario! Una persona che veramente dedica la sua vita al lavoro serio, come può trovare il tempo e l'energia per impegnarsi sui social? La cosa è semplicemente impossibile. È una contraddizione in termini. E il fatto che Luciana Lamorgese non sia una twittatrice è solo una conferma della sua serietà. Poi, ovviamente, potremmo passare le ore a discutere sul valore intrinseco dei social e sulle varie modalità del loro uso (è chiaro infatti che non tutti gli utenti della rete sociale sono dei cialtroni, dei perditempo e dei mangiapane a tradimento). Ma non è questo il tema di cui sto qui trattando. Quello che intendo dire è che questo cambio della guardia al Ministero dell'Interno è un fatto clamoroso e meraviglioso. E che forse basterebbe questo solo fatto per giustificare il cambio di governo. E anche, magari, per rimettere in circolo nelle nostre vene un po' di adrenalina euforizzante. Ebbene sì, prometto che da oggi eviterò di pensare a Di Maio alla Farnesina. Penserò solo positivo. “Lamorgese al Viminale”: ecco la formula magica da ripetere tre volte ogni mattina al risveglio, e tre volte alla sera prima di andare a letto. Al posto del Prozac.

 

 

Selinos