E’ stato avviato, in Tribunale, a Marsala, un processo a quattro tunisini e due italiani accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Imputati sono Saber Toumi, di 41 anni, residente a Niscemi, Akrem Toumi, di 43, Moncef Berhouma, di 49, Sarra Khaterchi, di 35, Felice Montalbano, di 61, e Pietro Bono, di 66.
A difendere gli imputati sono gli avvocati Francesco Di Giovanna, Luisa Calamia, Gianni Caracci e Accursio Gagliano. Gli ultimi due sono di Menfi. Nelle prime battute del processo, subito eccezioni e richieste difensive. Gli avvocati Caracci e Gagliano hanno, infatti, sollevato eccezione di “ne bis in idem” per i loro assistiti: Montalbano e Bono, che nel 2017 erano rimasti coinvolti nell’operazione della Guardia di finanza “Scorpion Fish”. E in quel procedimento, nell’aprile 2018, davanti al gup di Palermo Annalisa Tesoriere, Felice Montalbano ha patteggiato una condanna a tre anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione, mentre Bono, lo scorso 20 dicembre, è stato assolto.
“Sono già stati giudicati” hanno, perciò, sostenuto ieri i loro legali. Sull’eccezione, il Tribunale si pronuncerà il 3 ottobre. Come pure per la richiesta di un altro legale di nominare un interprete per due imputati tunisini che affermano di non comprendere bene l’italiano. E per questo motivo, l’avvio del processo era già slittato lo scorso 4 luglio. Il procedimento approdato in aula ha preso le mosse dallo sbarco clandestino avvenuto lungo la costa tra Mazara e Campobello di Mazara il 14 aprile 2017. L’organizzazione alla sbarra, con altri soggetti non identificati in Tunisia, avrebbe promosso e diretto l’ingresso illegale in territorio italiano di “un numero non precisato – si legge nel capo d’accusa – di cittadini extracomunitari privi di titolo di soggiorno”. In particolare, Bono e Montalbano avrebbero fornito “attività di supporto sul territorio siciliano” ai migranti sbarcati. Assistenza e appoggio a Porto Palo e Menfi, auto per trasportare il gasolio per il gommone, supporto di “natura meccanica” per le riparazioni del natante, e infine messo le loro abitazioni a disposizione di Akrem Toumi e Sarra Khaterchi, che avrebbero gestito la fase organizzativa dei viaggi e tenuto i contatti con i basisti in Tunisia. Saber Toumi e Moncef Berhouma avrebbero, invece, materialmente svolto l’attività di trasporto dei migranti dalla Tunisia alla Sicilia con un gommone di circa sei metri e mezzo dotato di un motore fuoribordo della potenza di 200 cavalli. Tutti gli imputati, comunque, avrebbero concorso nelle attività di preparazione dei viaggi in mare. Chi procurando il carburante, chi occupandosi della manutenzione del natante.