E’ tornata in libertà l’imprenditrice agricola marsalese Giuseppa Randazzo, che lo scorso 23 luglio era stata posta agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione anti-immigrazione clandestina (“Sea Ghost”), condotta da Guardia di finanza e Dda di Palermo.
Per la Randazzo, infatti, il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare relativamente al capo di imputazione più grave: associazione per delinquere finalizzata al traffico di migranti. Accogliendo, quindi, la richiesta dell’avvocato difensore Ignazio Bilardello.
Secondo l’accusa, la donna, titolare dell’omonima ditta individuale, nonché rappresentante legale di una cooperativa agricola, avrebbe fraudolentemente contribuito a regolarizzare i migranti sbarcati attraverso la stipula di “fittizi contratti” di lavoro dipendente al duplice fine di consentire, da un alto, ai clandestini di ottenere e rinnovare il permesso di soggiorno per motivi di lavoro e, dall’altro lato, di percepire indebite indennità di disoccupazione agricola a danno dell’Inps. La Randazzo, sostengono inoltre gli investigatori, aveva manifestato il suo ruolo attivo nell’organizzazione anche mettendo a disposizione di Nizar Zayar, uno degli arrestati, la propria abitazione per consentire lo smistamento dei migranti appena sbarcati. Ma due giorni dopo l’arresto, nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Marsala Riccardo Alcamo, la donna si è difesa affermando: “E’ vero che alcuni dei 65 tunisini che ho assunto non hanno lavorato. Ma altri invece hanno lavorato. E comunque tutte le persone assunte erano già in possesso del permesso di soggiorno in Italia. Io non c’entro nulla con l’immigrazione clandestina”. Nell’operazione “Sea Ghosts”, sono state fermate otto persone, 4 tunisini e 4 italiani.