Signor Vittorio Feltri, lei mi ha offeso. E sa perché? Ho avuto il fegato di leggere alcuni suoi (deliranti) articoli su Greta e sulla questione ambientale, e perciò credo di essermi guadagnato il diritto di ribattere ai suoi insulti rivolgendole qualche domanda.
Ebbene, chi sarebbero i “coglioni” e i “deficienti” – come lei li definisce nel suo forbito linguaggio da taverna della curva sud –: sarebbero forse i poveri tapini come me, che ingenuamente comprendono e condividono le sacrosante ragioni della protesta di Greta Thunberg? O forse non è lei il coglione, che, facendo sfoggio del suo squallido sessismo, svillaneggia Greta definendola una “racchia sprovveduta”, e chiama “gretini” i milioni di giovani che si battono per la salvezza del pianeta, e follemente nega la tragica evidenza del riscaldamento globale? Cosa deve accadere, per illuminarla sulla via di Damasco? Che un blocco vagante di ghiaccio delle Alpi Orobie venga strappato in aria da un uragano e vada a caderle sulla testa, riducendo in macerie la sua villetta di Bergamo?
E – deviando per un attimo dal tema ecologico – non è forse lei il deficiente, che già dal maggio di quest'anno incitava Salvini a “far cadere il governo rompendo con i giocondi del M5S”? Lo scaltrissimo Salvini, statista di gran rinomanza, si lasciò incantare dalle sue sirene dissennate, col risultato di autodistruggersi di colpo: davvero fantastica l'idea che lei gli aveva suggerito! Potremmo citarla come un perfetto esempio di eterogenesi dei fini: con i suoi consigli lei ha spedito il suo adorato Salvini all'inferno, ma in compenso ha ridato la speranza a milioni di “coglioni” come me, cioè a quelli che ancora credono nei valori della Costituzione, nelle procedure della democrazia parlamentare e nel trattamento umano degli esseri umani; quelli che, come ben disse la senatrice Liliana Segre (un'altra “cogliona sprovveduta”, signor Feltri?), hanno visto con enorme sollievo allontanarsi l'incubo di “precipitare nell'abisso” di un regime fascistoide.
Ma di lei e del suo becero negazionismo climatico non voglio più parlare, signor Feltri. Le cose che lei scrive e blatera sul tema ambientale sono talmente assurde e ridicole da non meritare una discussione. Altri noti opinionisti, di ben diverso garbo e livello rispetto al suo, hanno trattato negli ultimi giorni il tema della protesta ambientalista e della figura di Greta. Mi limiterò qui a citare brevemente due articoli, particolarmente stimolanti e significativi.
Il primo è quello di Alessandro Campi, uscito mercoledì scorso su “Il Messaggero”. In sostanza, Campi, che pure condivide l'allarme degli scienziati sui cambiamenti climatici, vede nella rivolta giovanile dei “Fridays for Future” (FFF) una nuova forma di retorico e manicheo populismo anti-sistema, e scrive: “Gli stilemi tipici del populismo [...] sono tutti facilmente riconoscibili. A partire dalla [...] divisione del mondo in buoni (i molti) e cattivi (i pochi). I primi sono gli abitanti del pianeta […] i secondi sono i capi di governo e gli esponenti dell'establishment finanziario e industriale mondiale”. Campi punta poi il dito sulla “tendenza catastrofista e drammatizzante” di questo “populismo ambientalista”, e prosegue affermando che i toni “mistici”, “apocalittici” e “millenaristici” del movimento FFF possono generare nei popoli uno stato di pericolosa paura. “E la paura”, conclude Campi, “è sempre cattiva consigliera”.
Che dire? Io attribuirei al discorso di Campi un venti per cento di ragione, e un ottanta di torto. La parte di ragione è ovvia: chiunque abbia senno ed esperienza della vita sa bene che le grandi e giuste battaglie della storia hanno sempre dato adito agli estremismi, più o meno pericolosi. Campi, dunque, in realtà non enuncia altro che una banalità. E perciò mi pare che l'accusa di “retorica” che egli rivolge agli FFF si ritorca ipso facto contro di lui. Ma soprattutto Campi ha torto, e anche in questo per una banalissima ragione: e cioè proprio per il fatto che la battaglia degli FFF è una grande e giusta battaglia! Elementare Watson, o no? Ah, Greta, Greta... venerarti come una santa è certamente un errore, ma guai a noi se tu non fossi mai esistita!
(Alla saccente ed estenuante filippica anti-populista di Campi s'è accodato due giorni dopo l'immancabile Massimo Cacciari sul “Corriere della Sera”. L'irritatissimo professor Bastian Contrario ha accusato i giovani gretisti di avere un atteggiamento sentimental-patetico, e non scientifico. Ma caro filosofo spaccapeli, non le pare di essere come minimo un po' distratto? Che altro ha fatto la povera Greta, da quando la conosciamo, se non gridare ai politici e alle genti di “ascoltare la voce degli scienziati”? E poi, che altro fa Greta, col suo stesso esempio personale, se non incitare a “fare subito” tutto quello che si può per cambiare le cose, senza limitarsi alle dichiarazioni d'intenti e alle proteste sentimental-patetiche? Cacciari Cacciari... lei è un docente eccellente, ma uno studente alquanto assente!)
Il secondo articolo, che invece io condivido al cento per cento, è quello di Paolo Giordano uscito sul “Corriere della Sera”, sempre mercoledì scorso. Giordano pone l'accento sul “terribile fardello” che la nuova generazione è costretta a portare, a causa della fede forsennata nella “crescita economica eterna ed illimitata” che fin qui ha guidato le politiche mondiali. L'umanità, egli dice, è ancora in preda all'illusione di questa “infinità delle risorse”. Ed ecco che i giovani, invece, comprendono benissimo che “l'immensità dell'atmosfera che si surriscalda” è comparabile all'aria contenuta in una camera da letto. Comprendono finalmente l'idea del limite. E giustamente hanno paura. La paura in se stessa non è affatto un male. La sua gestione irrazionale lo è.
Insomma, io penso ai miei figli e ai miei nipotini. In che mondo vivranno, se noi tutti fin da adesso, senza esitazioni, senza se e senza ma, non imprimiamo una svolta radicale al nostro modo di vivere, di produrre, di consumare? Non oso pensarlo. E un brivido di paura coglie anche me.
Selinos