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28/10/2019 08:00:00

La sofferenza delle "Donne Crocifisse" nel libro di Aldo Buonaiuto

di Rossana Titone -  Sulle lacrime e sulla pelle molte donne hanno costruito la loro rinascita, qualcuna porta intatti i segni delle ferite, sul volto, sulle spalle, sul petto, sulle gambe.
Incancellabili, come quelle eterne dell’anima.


Perché se ad una cicatrice sul viso, accanto alla bocca, ad un lobo mancante ti ci abitui, a quelle che sono dentro il tuo cuore no.
"Donne Crocifisse" è il libro, edito da Rubbettino, scritto da Aldo Buonaiuto.
L’aiuto, la carità, la misericordia, il perdono, il ricominciare a donarsi a se stesse, alla vita.
Storie di donne che hanno pianto, prima e dopo. Donne che sono state inchiodate ad un marciapiede, finite nel racket della prostituzione, che hanno pagato con il prezzo estremo della sofferenza il nuovo inizio.


Di notti ce ne sono tante, si potrebbero contare le stelle, molte di queste donne contano i clienti, le ore alla fine di un tormento.
In vendita un corpo, il sesso merce di scambio per il sogno di una vita migliore rivelatosi, invece, un pozzo buio dal quale è quasi impossibile risalire.
L’ascolto attento della strada da parte di Bonaiuto ha salvato molte di loro, che hanno trovato il coraggio di raccontarsi. Del resto il meccanismo della schiavitù della prostituzione è molto più complesso di come viene scritto dalla cronaca. Minacce, sottomissione, prostrazione sono le condizioni in cui queste donne vengono tenute, con il costante pestaggio a sangue se per caso qualcuna pensasse di smettere.


Donne violentate, costrette ad abortire.
A spartirsi le strade c’è il padrone di turno, Niger, Russia, Romania. Nessuna può dire basta, se lo fa c’è non la libertà ma la morte.
Stefania, Doris, Larisa, Angela, Maria Elena, Anita, Ester, Olga, Osas, Nicole, Vera, solo per citarne alcune, rappresentano le Donne Crocifisse: “L’umana deriva dell’acquisto”.

Dal libro si annusa la sofferenza, le piaghe del dolore, si riescono ad intravedere gli occhi di chi è sopraffatto. Un viaggio dentro la miseria umana, la ferita della coscienza collettiva che non si è ancora risanata.