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17/12/2019 09:10:00

La "malattia del gommone" che colpisce le donne

 Ustioni sul viso o su altre parti del corpo, pelle corrosa, piaghe profonde, difficili da curare. Sembrerebbero immagini scattate in un contesto di guerra, in realtà sono le fotografie di alcuni migranti sbarcati in Sicilia dopo la lunga traversata nel Mediterraneo, e dietro ogni ferita c'è sempre un volto di donna. I drammatici scatti sono stati mostrati e testimoniati da Pietro Bartolo, medico di Lampedusa e parlamentare europeo, durante un corso gratuito di formazione professionale continua organizzato dall'Unione nazionale medico scientifica di informazione (Unamsi) e dall'Ordine dei Giornalisti a Milano. Tutte le protagoniste delle foto sono state colpite da quella che Bartolo ha ribattezzato «malattia del gommone»: una patologia che in questi ultimi anni ha causato moltissime vittime tra le donne che dall'Africa tentano di raggiungere l'Italia o altri Paesi d'Europa.

Il fenomeno, spiega il medico, «è cominciato nel 2013, quando i trafficanti di essere umani hanno smesso di acquistare i vecchi barconi cominciando a usare grandi canotti cinesi senza carena, pagati con pochi euro, a bordo dei quali stipare centinaia di persone». Ma perché le donne sono più a rischio? Il motivo è tanto tragico quanto semplice da spiegare: «Mentre gli uomini vengono fatti sedere sui tubolari dell'imbarcazione, le donne con i bambini sono costretti a restare sul fondo del gommone. Qui si forma una micidiale miscela composta di benzina e di acqua di mare, altamente corrosiva, che inzuppa gli abiti e in poche ore causa tremende ustioni». Difatti, la «malattia del gommone» è tra le principali cause di decesso tra i migranti, e anche quando le vittime si salvano dalla morte, sottolinea il medico, «una volta approdate in Sicilia devono essere immediatamente ricoverate al Centro ustionati di Palermo, con il rischio di restare comunque deturpate per tutta la vita».