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05/01/2020 02:00:00

Saline di Trapani, preziosa tappa degli uccelli migratori sulla rotta per l’Africa

 Viste da lontano, circondate dalla periferia trapanese e da vaste aree edificate, le Saline di Trapani e Paceco non promettono un gran che. Ma quando si arriva a ridosso dei grandi complessi per la produzione del sale, cambia tutto: lo sguardo spazia su una successione infinita di vasche e piccoli mulini a vento, mentre il cielo azzurro è attraversato da voli di fenicotteri, gabbiani e fraticelli.

Ci troviamo in uno di quei pochi luoghi dove la mano dell’uomo ha contribuito a creare un paesaggio unico, pittoresco e, soprattutto, molto ricco dal punto di vista biologico.

Alla fine del Cinquecento la città di Trapani era il fulcro europeo per la produzione del sale. Il commercio proseguì fiorente fino alla Seconda Guerra Mondiale, poi la concorrenza delle grandi saline estere, soprattutto in Nord Africa, segnò la sorte di quelle trapanesi.

Vaste porzioni di costa occupate dalle vasche vennero abbandonate e interrate, dando vita a nuovi spazi per l’edificazione. Una piccola parte delle saline, però, è sopravvissuta, e oggi è protetta dai mille ettari della Riserva Naturale Regionale di Trapani e Paceco, gestita dal Wwf. Qui si continua a raccogliere il sale in modo tradizionale, come un secolo fa, e migliaia di uccelli acquatici popolano le grandi vasche, soprattutto durante le migrazioni.

Il percorso tra vasche colorate e vita microscopica
Per godere al meglio delle saline consigliamo di partecipare alle visite guidate organizzate dal Wwf. Si possono, però, esplorare anche in autonomia: una volta giunti all’ingresso principale (seguire la SP21 Trapani Marsala, Via Libica, verso Sud e 300 metri dopo il mulino Maria Stella, del Wwf, si trova l’entrata sulla destra), basta incamminarsi sulla strada sterrata in direzione della salina Paceco, la più estesa del complesso.

Non esiste un vero itinerario, ma potete arrivare fino al mare muovendovi attorno alla grande vasca centrale e costeggiando le innumerevoli pozze, che assumono colori diversi a seconda delle attività in corso. All’inizio dell’estate, per esempio, periodo in cui è stato realizzato questo servizio, si incontrano grandi invasi blu, quelli più profondi, dove nuota il nono (Aphanius fasciatus), un piccolo pesce protetto, così come vasche più piccole di un bianco abbagliante, dove l’acqua in evaporazione rilascia spesse coltri di sale.

Ma le vasche più stupefacenti sono quelle che assumono un tenue colore rosso: la tinta è dovuta a pigmenti a base di beta carotene rilasciati da alghe microscopiche (Dunaliella salina), che proliferano nelle acque salate e calde. A loro volta questi organismi sono ingeriti da Artemia salina, un minuscolo crostaceo che non arriva al centimetro di lunghezza.

D’importanza strategica per gli uccelli migratori
Grazie alle loro uova, che sono in grado di resistere alla siccità e di passare indenni attraverso lo stomaco degli uccelli, le Artemia possono dare vita a immense popolazioni in pochi giorni. E dove ci sono grandi concentrazioni di questi crostacei arrivano i fenicotteri rosa, che filtrano costantemente l’acqua con il loro becco arcuato per cibarsene. La presenza degli uccelli è stato il motivo trainante per l’istituzione della riserva.

Nelle saline sono state segnalate quasi duecento specie, di cui moltissime di passo; quest’area, infatti, è una delle poche zone umide sulla rotta degli uccelli migratori che si spostano da e verso l’Africa. La sua importanza è strategica per l’avifauna europea, tanto che la riserva è inserita nel circuito mondiale delle aree Ramsar e Iba (Important Bird Areas), che tutela le aree umide più importanti del pianeta.


Durante il passaggio migratorio, le saline diventano un paradiso per i birdwatcher: oltre ai fenicotteri si osservano pittima reale, pettegola, combattente, voltapietre, corriere grosso e piccolo, spatola, gabbiano roseo e anche predatori come il falco di palude e il falco pescatore. Altre specie, come cavaliere d’Italia, fratino, fraticello, avocetta e volpoca, si fermano a nidificare.

Sul far della sera vale la pena di spostarsi, in auto o in bicicletta, verso ovest, presso la Torre Nubia, antica fortificazione costiera edificata nel Cinquecento per avvistare le navi dei saraceni. In questo luogo le vasche sono più piccole e la densità di uccelli acquatici ne risente, ma il sole scende in mare davanti alle saline, regalando magnifici tramonti pieni di contrasti e riflessi, spezzati dalle torri dei mulini a vento, dove risiede anche l’interessante Museo del Sale.

RivistaNatura.com                                                                                                                                                                      Francesco Tomasinelli