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09/02/2020 06:00:00

Dalila di Alcamo e il virus della cretineria

Dalila Adragna è una ragazza di Alcamo. È ufficialmente sana come un pesce. Ma ha un difetto: pochi giorni fa è tornata dalla Cina. Quindi, per molti, pur avendo superato tutte le visite e le quarantene di questo mondo, lei non è e non può essere una persona come le altre. Lei è un'appestata. Una vergogna, uno spauracchio, un pericolo mortale. E perciò non può condurre una vita normale, non può essere trattata come una donna normale. In Cina doveva restarsene! Ma visto che ormai è qua, deve stare nascosta, “ammucciata” in casa sua. Anzi, nella sua stanza, nel suo bagno riservato, magari velata, imbragata e imbavagliata come un palombaro o una monaca di clausura. Al 41 bis, come i mafiosi. Per quanto tempo? Non si sa. Il più a lungo possibile, magari per sempre. Perché la sua, probabilmente, è una colpa morale. È stata lei a volere andare in Cina. Ergo: se l'è voluta, se l'è cercata. È andata a caccia del coronavirus, per poi tornare tra noi in Italia, in Sicilia, ad Alcamo, col preciso intento, forse, di spargere in giro il contagio, il veleno, il morbo letale. E dunque è logico e doveroso odiarla, proscriverla, bandirla dalla società, coprirla di insulti e di minacce sui social, trattarla peggio del più esecrabile dei criminali.

Tutto questo sembra invenzione. Una pazzia dell'altro mondo. Sembra un'insopportabile parodia del medioevo più buio della caccia alle streghe, delle paure irrazionali, dell'ignoranza più grassa e feroce. Sembra un incubo. E invece è la pura e semplice, la quotidiana realtà che la giovane Dalila sta vivendo e sopportando, qui e ora, nel febbraio del 2020, ad Alcamo, in Italia, nel cuore del Mediterraneo di antica civiltà e del mondo occidentale che dall'epoca dei Lumi ha dichiarato guerra alla superstizione e ha fatto progredire la scienza a livelli mai visti nella storia.

E quello di Dalila non è che un caso. Uno dei tanti. Perché in questi giorni il virus eterno della cretineria pare essersi scatenato tra noi con l'energia devastante di un malefico big-bang. Basta avere gli occhi un po' a mandorla per entrare nel mirino degli stolti. Cinesi insultati, minacciati e perfino aggrediti fisicamente in tutta Italia. I loro negozi e ristoranti disertati. Quattro Regioni del Nord che chiedono la quarantena per gli alunni cinesi. Il presidente Mattarella che per la disperazione si reca a sorpresa in una scuola frequentata da molti bambini cinesi, per dimostrare al popolo dei cretini che il vero virus, quello veramente invincibile e letale, il più maledetto di tutti, è appunto il virus dell'ignoranza. Lo stesso che da anni combatte la medicina scientifica demonizzando i vaccini.

La storia si ripete, con una puntualità e una monotonia esasperanti. Lo stesso accadde in Sicilia nell'estate del 1837, quando il colera falcidiò le vite di decine di migliaia di persone. Allora fu lo stesso re Ferdinando a finire sotto il fuoco dei calunniatori, che lo accusarono di dirigere la danza macabra del contagio. Di quei mesi terribili, le cronache riferiscono episodi allucinanti. Ve ne racconto brevemente solo uno, che appresi con stupore leggendo molti anni fa la Descrizione istorica del Cholera asiatico avvenuto nel 1837, di Vincenzo Pergola.

A Siracusa era arrivato in quei giorni un girovago tedesco, di nome George Schwentzer, che insieme alla famiglia e a una coppia di inservienti si guadagnava il pane offrendo alla gente lo spettacolo del cosmorama: una camera ottica che ingrandiva immagini di paesi lontani, creando effetti magici e sorprendenti. Ma quando il colera cominciò a infuriare, un giorno si sparse la voce che Schwentzer era una sorta di stregone. Forse era lui l'untore del colera! E allora, dagli addosso. Una folla lo aggredì e tentò di linciarlo insieme ai suoi inservienti. Intervennero i gendarmi, e il presunto untore fu rinchiuso in carcere insieme a tutta la sua famiglia. Ma non bastò. Una mattina i più fanatici attaccarono il carcere, ne strapparono il poveretto insieme alla giovanissima moglie, alla figlia piccina e ad altri quattordici detenuti che non avevano nulla a che fare nemmeno col tedesco. Di tutti venne fatto orrendo scempio in piazza. Solo scampò all'eccidio la bimba, che per miracolo fu sottratta all'ira dei dissennati da una donna, illuminata da una fiamma di pietà.

I violenti che oggi sui social aggrediscono Dalila non sono forse i pronipoti e i perfetti eredi di quegli assassini? E questa storia orribile avrà mai una fine?