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13/02/2020 06:40:00

La vergognosa aggressione delle Iene a Claudio Fava. Ecco cosa è successo

  “Non mi sono mai permesso di sottrarmi a una intervista. Domenica a Comiso di fronte a una troupe delle Iene non mi sono tirato indietro e ho accettato di parlare del caso dell’attentato a Giuseppe Antoci su cui la Commissione si e’ espressa con una relazione votata all’unanimita’. Ho accettato, ma non e’ stata una intervista (non ancora trasmessa, ndr) ma una aggressione verbale, minacciosa, durante la quale non erano previste domande ma affermazioni calunniose, provocatorie, offensive, ingiuriose”. Lo ha detto il presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava, incontrando i giornalisti nei locali di Palazzo dei Normanni, a Palermo. Il fatto e’ avvenuto domenica scorsa a Comiso dove il presidente della Commissione dell’Ars si trovava per la presentazione di un libro e un laboratorio di scrittura. Secondo Fava un inviato delle Iene lo avrebbe incalzato “con affermazioni aggressive, su basi false a proposito dell’attentato all’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci”. “Il lavoro del giornalista e’ fare domande mentre per 84 minuti ho assistito soltanto ad affermazioni su reticenze e falsita’ che sarebbero contenute nella relazione della commissione antimafia. Piu’ che una intervista ci e’ sembrata una intimidazione, un’avvertimento a non occuparci piu’ di questa storia”.

 Questa intervista pero’, “a scopo precauzionale l’abbiamo registrata. Per questo motivo – ha proseguito Fava che ha incontrato i giornalisti assieme ad alcuni componenti della Commissione, Nicola D’Agostino, Roberta Schillaci e Luisa Lantieri – abbiamo deciso, con l’intera commissione di trasmettere, senza alcuna valutazione o suggestione, questo audio alla procura di Ragusa e alla Dda di Catania”. Lo stesso file e’ stato messo a disposizione dei giornalisti assieme ad una trascrizione dei punti salienti (indicando il time code). “Abbiamo registrato l’audio di tutta l’intervista, a titolo precauzionale forti dell’esperienza. Quando la premessa e’ che noi abbiamo scritto un mucchio di stronzate – conclude il presidente dell’Antimafia regionale – questa e’ una operazione che non intimidisce per nulla la Commissione: si sbagliano di grosso. Si e’ trattato della costruzione di una provocazione durata un’ora e mezza a lungo studiata. Per la Commissione antimafia era importante condividere questo fatto: la percezione di una intimidazione, una aggressione verbale che sul piano delle forme e dei contenuti serviva ad avvertire che dovevamo lasciar perdere il caso Antoci”.