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14/02/2020 12:55:00

Mafia, Graviano: "Ecco come ho concepito mio figlio, nonostante il carcere duro ..."

 In teoria era ristretto al 41 - bis, il carcere duro. In pratica è riuscito a concepire un figlio.

Parole choc del boss mafioso Giuseppe Graviano. «Non racconterò mai a nessuno come ho concepito mio figlio mentre ero al carcere duro, perché sono cose intime mie. Dico solo che non ho fatto niente di illecito, ci sono riuscito ringraziando anche Dio e sono rimasto soddisfatto. Non ho chiesto alcuna autorizzazione, ma ho approfittato della distrazione degli agenti del Gom...». A dirlo, collegato in videoconferenza, è Giuseppe Graviano. Di più non vuole aggiungere il capomafia di Brancaccio. Dice e non dice. Ma ci sono le intercettazioni a raccontare quanto sarebbe accaduto nel 1996. «Io tremavo, lei era nascosta ni robi (tra la biancheria, ndr). E dormivamo nella cella assieme, cose da pazzi. Tremavo, tremavo», questo aveva raccontato Giuseppe Graviano al compagno di cella, non sapendo di essere intercettato in carcere dai magistrati del processo «Trattativa Stato-mafia». Un figlio concepito mentre era al 41 bis, cioè al carcere duro. «Vedi che fare il figlio nel carcere, questo per me è stato un miracolo», aveva detto ancora come hanno registrato le cimici in carcere. All'epoca, il boss e il fratello Filippo Graviano erano detenuti all'Ucciardone, per partecipare ad alcuni processi. Ci furono complicità eccellenti? Non si è mai saputo. Oggi Graviano si limita a parlare di «distrazioni del Gom». E ci tiene a sottolineare che «i politici non c'entrano niente...».

Fino a pochi anni fa si pensava che Giuseppe Graviano e suo fratello Filippo avessero fatto ricorso all'inseminazione artificiale. Invece, erano riusciti a organizzare una notte d'amore all'Ucciardone. «Mi sentivo che tutti mi prendevano per pazzo. Pure mia moglie, con tutta la sua famiglia. Tutti, tutti che mi prendevano per pazzo. Ma quando ci sono riuscito ed è uscita incinta mi è finito quel tremolizzo...», aveva detto nelle intercettazioni. Anche Filippo Graviano è riuscito a diventare padre in carcere. Si chiamano tutti e due Michele i figli dei boss, come il nonno, ucciso a Brancaccio. E quando il pm gli legge alcuni passaggi si innervosisce e dice imbarazzato: «Dotto', ma perché mi deve leggere queste cose? Cosa c'entrano con il processo. Non interessa niente a nessuno...». E aggiunge: «Si figuri se andavo a raccontare ad estranei quello che facevo con mia moglie», e mette in dubbio le trascrizioni delle intercettazioni.

E oggi racconta al Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo: «Sono venuti tanti colleghi a chiedere, non venivano autorizzati i permessi». Insomma, ribadisce che ci è riuscito grazie a una «distrazione» di alcuni agenti del Gom. Poi racconta la sua storia d'amore con la moglie Bibbiana. «Quando cominciai a ricevere le ordinanze di custodia cautelare per gli omicidi di Salvo Lima e del procedimento Agate +59 con imputazione di stragi, Libero Grassi, ero con la mia allora fidanzata in barca sul lago. E le dissi: »Vatti a fare la tua vita«. Ma lei non ne ha voluto sapere niente. Anche quando venni arrestato le dicevo dal carcere di farsi la sua vita». «Invece lei è voluta restare con me e così le dissi di preparare i documenti e di sposarci - racconta ancora Giuseppe Graviano - E ci siamo sposati. Ma certo non dormivamo in cella assieme, come è stato scritto». E spiega: «I miei figli non dovevano nascere in Italia e infatti sono nati in Svizzera».