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07/03/2020 06:00:00

Sicilia. Riconosciuto lo status di rifugiato ad un profugo del Gambia perché omosessuale

 Già immaginiamo le grida condite con il consueto turpiloquio. Oppure, il solito monocorde ritornello: e allora facciamoli entrare tutti!

Potrebbe essere la reazione alla sentenza emessa nei giorni scorsi dai giudici togati del Tribunale di Palermo. La Commissione provinciale si era pronunciata negativamente.

Un pronunciamento, quello del Tribunale, in contro tendenza sia sulla questione in generale sui profughi sia sulla becera omofobia spesso delirante sui social e non solo.

LA NOTIZIA

Ad un giovane gambiano, dopo un tormentato percorso fisico attraverso mezz’Africa, prima, ed uno di natura giuridico- amministrativo, dopo in Italia, è stato riconosciuto finalmente lo status di rifugiato con la motivazione di essere un omosessuale.

Diciamo finalmente, perché l’aveva fatta per ben due volte la domanda di protezione internazionale ed in entrambe le volte, puntualmente come una mannaia, il cinico verdetto negativo recideva ogni speranza.

 

I FATTI

Il giovane africano, di cui per ovvi motivi non rileviamo l’identità, era fuggito dal Gambia nel lontano 2013 inseguito dall’ombra del carcere.

Appena giunto in Italia nel novembre del 2014, dopo inenarrabili peripezie, subito inoltra la domanda di protezione Internazionale.

Ma la speciale commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato gli nega però ogni forma di tutela.

Nell’istanza presentata racconta di aver abbandonato il paese di origine, il Gambia, perché scoperto dalla polizia mentre, in una camera d’albergo, stava consumando un rapporto omosessuale con un turista danese.

Arrestato in seguito ad una soffiata, viene sottoposto ad ogni tipo di violenza. Rischiando una lunga detenzione. In quel paese, l’omosessualità è considerato ancora un reato grave.

Dopo alcuni giorni trascorsi in cella, grazie all’intervento del turista danese che con cinquemila euro riesce a corrompere il poliziotto artefice nell’arresto, può lasciare il carcere.

E tuttavia la narrazione non riesce sufficientemente convincente a solerti commissari. Impassibili? Chissà! Fatto si è che con burocratica freddezza bocciano la domanda di protezione.

Il gambiano non si arrende e avanza ricorso dinanzi al Tribunale di Palermo, ma con giudice onorario. Stessa sorte. Ricorso respinto.

Estenuanti mesi sotto la spada di Damocle trascorrono. Fino a quando, nel giugno del 2018, decide di cambiare legale.

L’ avvocato Giuseppe Caradonna di Trapani a cui si rivolge suggerisce subito di adottare una nuova strategia difensiva.

Occorre la testimonianza d un testimone oculare, è il suggerimento del legale.

Uno squarcio di speranza si profila all’ orizzonte.

Riesce a farsi mandare dal suo paese d’origine un documento giurato in cui un testimone oculare conferma quanto da lui sino a quel momento ha sempre sostenuto. Di essere stato cioè vittima di una legge ingiusta.

Come nei romanzi di Dumas, un pezzo di carta sbavato dall’inchiostro di un timbro, può invertire il corso esistenziale di un uomo.

Con questo nuovo documento viene rinnovata la richiesta di protezione internazionale alla consueta commissione provinciale.

Nulla da fare. Anche stavolta l’Autorità amministrativa risponde picche! Non crede al dichiarazione giurata arrivata dal Gambia. Latente ed inconscia omofoba?

LA SENTENZA

Il legale e il suo cliente non si arrendono e propongono a stretto giro di posta immediatamente l’impugnazione al Tribunale di Palermo, che questa volta è formato da un Collegio di giudici togati come vuole la nuova legge.

Il ricorso è accolto. Finalmente giustizia è fatta.

Si riconosce al giovane del Gambia lo status di rifugiato, segnando la parola fine ad una terribile vicenda che vedeva leso un diritto riconosciuto, dalla Cassazione e da leggi internazionali.

In particolare, il Tribunale ha ritenuto la narrazione coerente e plausibile alla luce delle informazioni generali relative al paese di provenienza.

Il Collegio giudicante, pur ammettendo che la situazione del Gambia è migliorata a seguito dell’insediamento del nuovo governo guidato da Adama Barrow, ha rilevato che comunque non risulta che sia stata abrogata la norma che punisce l’omosessualità (section 144 criminal code gambiano).

E, per di più, sottolineando che le pene risultano anche severe e che sussistono per il richiedente "il timore fondato di essere perseguitato in patria a causa della propria identità sessuale, timore per il quale ha lasciato repentinamente il paese e per il quale il rientro lo esporrebbe al pericolo di essere arrestato e condannato per omosessualità (...) deve a questi riconoscersi lo status di rifugiato".

“Un provvedimento - spiega l'avvocato Caradonna, è molto importante perché riconosce il più alto grado di protezione ad una persona omosessuale proveniente da un paese in l’omosessualità è considerato un reato grave”.

Un provvedimento, aggiungiamo noi, di grande valore con il quale, se è vero che sono necessari accertamenti rigorosi da parte di chi esamina le richieste di protezione, e anche vero che in questo nostro strano paese, oggi allinearsi agli standard internazionali in materia d’asilo, appare davvero come un atto rivoluzionario.

 

Franco Ciro Lo Re