L’emergenza coronavirus cambia anche la raccolta differenziata, a stabilirlo è una direttiva dell’Istituto Superiore della Sanità.
Chiunque si trovi in quarantena domiciliare o sorveglianza speciale, poiché risultato positivo al Covid-19, avrà l’obbligo di non attenersi più alla differenziata ma di conferire il rifiuto, come indifferenziato, in un unico sacchetto che a sua volta dovrà essere inserito in almeno altri due sacchetti, senza spingere il contenuto interno, avendo l’accortezza di smaltirlo tutti i giorni e di chiudere il sacchetto con dei guanti monouso che poi dovranno essere immediatamente smaltiti per poi passare al lavaggio delle mani.
Le regole sono stringenti e riguardano tutti i Comuni d’Italia indipendentemente dalle aziende che effettuano il ritiro, che si sono dovute adeguare alla normativa.
La direttiva dell’Istituto tuttavia non dice e non regola lo smaltimento successivo.
Ci si chiede, pertanto, come va smaltito questo indifferenziato che di fatto costituisce rifiuto a rischio infettivo?
Al momento finisce in discarica, opportunamente, invece, dovrebbe essere trattato come rifiuto sanitario e quindi termodistrutto.
Ciò che non viene evidenziato è che se si è positivi al Coronavirus ovvero ci si trova in quarantena obbligatoria i rifiuti prodotti presso le abitazioni di tali soggetti dovrebbero essere considerati al pari di quelli ospedalieri, quindi smaltiti presso le aziende specializzate in tal senso.
E gli operatori che raccolgono tale rifiuto dovrebbero avere tutti i dispositivi di sicurezza per la raccolta di quel rifiuto che andrebbe trasportato,
stoccato e poi termodistrutto.
Al momento va a finire in discarica.