Il vicedirettore del Il Fatto Quotidiano, Marco Lillo, ha raccontato la sua esperienza con il Covid-19 e ha spiegato come ha scoperto di essere stato contagiato dal Coronavirus grazie a un test sierologico acquistato online e recapitato a casa da un corriere.
Il giornalista Marco Lillo ha acquistato il kit per il test sierologico dall’azienda belga Labomics: il costo è stato di 190 euro più IVA, in quanto si vende soltanto in confezioni che contengono 40 test. I kit vengono fabbricati dalla Wuhan UN Biotechnology Co. Ltd e, come riporta il vicedirettore, è possibile leggere online un report approfondito di 32 pagine che sembrerebbe convalidarne l’efficacia e l’affidabilità: a quanto viene riportato, è stato testato su circa 600 casi, di cui circa 400 positivi e 200 negativi; la conferma sperimentale, effettuata mediante tamponi, è stata del 98% per i casi positivi e dell’88% per i casi negativi. E allora perché non si avvia questo tipo di sperimentazione anche in Italia, dove il livello di mortalità del virus è il più alto al mondo (circa il 12% in tutto il paese, addirittura il 17% in Lombardia)?
La risposta arriva dal direttore generale aggiunto dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Ranieri Guerra, che, in un articolo de Il Messaggero, afferma: “Io credo che il ministro Speranza stia individuando la procedura per selezionare un test affidabile. Un test certo al 100% non esiste. Scordatevi che ci possa essere la patente di immunizzato, ci potrebbe essere al contrario la patente di non contagiato e quindi di vulnerabilità. Quindi chi è vulnerabile va protetto”. La questione riguarda soprattutto la riapertura di fabbriche e attività commerciali: alcune regioni stanno ipotizzando che possa bastare il test sierologico per riavviare la produzione, ma i comitati scientifici non concordano, il rischio sarebbe comunque troppo alto.
L’esperienza del giornalista Marco Lillo con il test sul Covid-19
Il giornalista racconta di aver avuto un paio di settimane fa, di ritorno dal Canada e dopo aver fatto scalo nel Regno Unito, un’insistente “tossetta” e qualche linea di febbre, per cui aveva deciso di fare da sé: acquistare online un test sierologico per capire se aveva avuto, o magari era ancora in corso, il Covid-19. Una volta arrivato a casa il kit, visto che i laboratori non fanno questa tipologia di test, si è bucato il dito e ha effettuato l’analisi da solo, utilizzando i reagenti: il risultato è che, molto probabilmente (il 98% di cui parlavamo poco sopra), il giornalista è stato contagiato dal Coronavirus e lo ha sconfitto. La lineetta che riguarda gli anticorpi IgM non si è colorata (quella che segnala se l’infezione è ancora in corso), mentre quella degli anticorpi IgG (quella che segnala il superamento dell’infezione e dunque l’immunizzazione) risulta “grigetta”.