Il giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Marsala Francesco Parrinello ha accolto in pieno (30 anni di carcere, il massimo della pena considerato che si trattava di rito abbreviato) la richiesta di pena formulata, lo scorso 28 febbraio, dal pubblico ministero Maria Milia per Carmelo Bonetta, 36 anni, reo confesso dell’omicidio di Nicoletta Indelicato, 25 anni, uccisa con dodici coltellate e poi parzialmente bruciata la notte tra il 16 e il 17 marzo 2019 nelle campagne di contrada Sant’Onofrio, la zona alle spalle dell’ospedale “Paolo Borsellino”.
Bonetta, difeso dall’avvocato Natale Pietrafitta, ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, mentre con l’accusa di concorso nel delitto è sotto processo, davanti la Corte d’assise di Trapani, Margareta Buffa, di 31 anni. Anche lei, come Nicoletta, è di origine romena. Ed entrambe sono state adottate quando erano bambine da due famiglie di Marsala. Interrogato dai carabinieri, Carmelo Bonetta, originario di Termini Imerese, ma residente a Marsala, confessò di avere ucciso Nicoletta tre giorni dopo il delitto, dichiarando che la Buffa, difesa dall’avvocato Ornella Cialona, è stata sua complice.
Il reo confesso ha raccontato agli investigatori di essersi nascosto nel bagagliaio dell’auto con cui Margareta ha portato Nicoletta in contrada Sant’Onofrio. E che poi, è saltato fuori, coltello in pugno, quando l’amica si è fermata davanti ad un’antica cappella scavata nella roccia, dove pare si svolgano da anni riti satanici. Nel processo alla Buffa, Bonetta ha poi dichiarato che anche la sua presunta complice, dopo di lui, avrebbe inferto diverse coltellate alla vittima. Nella sua requisitoria, il pm Maria Milia aveva evidenziato anche il comportamento ondivago di Bonetta dopo la confessione e il silenzio mantenuto su alcuni aspetti dell’omicidio.
Tanto che gli investigatori hanno affermato che non si è riusciti a fare luce sul reale movente del delitto. Bonetta è stato, inoltre, condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al pagamento di 300 mila euro come risarcimento danni “provvisionale” (ovvero da pagare subito, in attesa della complessiva quantificazione in sede civile) alla parte civile, e cioè i familiari di Nicoletta, rappresentati dagli avvocati Giacomo Frazzitta e Piero Marino.
L’INDAGINE - I carabinieri hanno ricostruito i movimenti delle due ragazze (prima in un bar del centro storico di Marsala e poi in auto verso
l’entroterra) attraverso le immagini di diverse telecamere di impianti di video sorveglianza pubblici e privati. I due presunti assassini, subito dopo l’omicidio, per sviare le indagini, si cambiarono d’abito e andarono a ballare in un locale pubblico di Castelvetrano. E mentre viaggiavano, Bonetta avrebbe gettato il coltello con cui ha ucciso Nicoletta nel torrente Mazaro. Dove, poi, lo ha fatto ritrovare ai carabinieri. Anche se la pioggia di quella notte aveva, nel frattempo, cancellato le tracce di sangue. La svolta nelle indagini arrivò la sera del 19 marzo 2019, quando nella sala d’aspetto della caserma dei carabinieri di Marsala Margareta Buffa disse a Bonetta: “Non si deve trovare il corpo, ok?, capiscimi. Da qui voglio uscire con la mia auto e la mia vita”. Bonetta, intuendo che nella stanza potesse esserci una microspia, rispose: “Zitta!”. Gli inquirenti, però, affermano di non essere riusciti a focalizzare il movente dell’omicidio. I tre, spesso, la sera uscivano insieme.