L'Italia riparte. "Le misure della Fase 1 hanno prodotto risultati positivi, quindi si può ripartire, con fiducia e senso di responsabilità". Così ieri sera il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi, la prima con i giornalisti presenti e non in collegamento. Il premier conta sulla collaborazione delle Regioni "che dovranno assumersi le loro responsabilità. Affrontiamo un rischio calcolato, la curva dei contagi potrà tornare a salire, e saranno possibili nuove chiusure".
Il capo del Governo ha annunciato ciò che è possibile fare da lunedì, ma anche nelle prossime settimane. Riapre così il Paese gradualmente, chiedendo agli italiani di fare molta attenzione.
Il Premier Conte - "Da lunedì si potrà andare dove si vuole senza autocertificazione, in un negozio, riprendere la vita sociale, vedere gli amici, rimangono le limitazioni per chi è in quarantena, per chi è positivo. In questa fase si dovrà assolutamente rispettare il distanziamento sociale. Portare la mascherina anche dietro e usarla all'interno dei locali al chiuso, dei negozi e anche all'aperto, nel caso ad esempio di una strada affollata. Dal tre giugno sarà possibile spostarsi anche tra le regioni e potranno arrivare anche i turisti dagli altri Paesi europei.
Riprendono da lunedì anche le funzioni religiose. Per quanto riguarda le attività economiche, da lunedì riaprono tutti i servizi legati alla cura della persona. Riaprono, bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pub, purché le Regioni facciano rispettare le norme di contenimento. Dal 25 maggio riaprono le palestre. Dal 15 giugno riapriamo teatri e cinema. Le Regioni sono libere di ampliare le misure o se nel caso di restringerle.
Servirà cautela e attenzione da parte di tutti. Le difficoltà economiche e il disagio sociale con la riapertura non finiranno subito. Sono consapevole che nonostante il decreto Rilancio con la cifra considerevole dei 55 miliardi di euro non possiamo risolvere di tutti i problemi economici. Non possiamo, però, permettere di fermarci, adesso più che mai dobbiamo far correre l'economia del nostro Paese. Ci dedicheremo alle semplificazioni, con l'obiettivo di rendere più rapidi e più trasparenti i provvedimenti di aiuto. Subito dopo dobbiamo programmare la nostra Italia: più verde, più digitale, più inclusiva".
I DATI - Il totale delle persone che hanno contratto il virus è di 224.760 con un incremento rispetto a ieri di 875 nuovi casi. Il numero totale di attualmente positivi è di 70.187, con una decrescita di 1.883 assistiti rispetto a ieri. Tra gli attualmente positivi, 775 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 33 pazienti rispetto a ieri. 10.400 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 392 pazienti rispetto a ieri. 59.012 persone, pari all’84% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Rispetto a ieri i deceduti sono 153 e portano il totale a 31.763. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 122.810, con un incremento di 2.605 persone rispetto a ieri.
I DATI REGIONALI - Nel dettaglio, i casi attualmente positivi sono 27.679 in Lombardia, 10.702 in Piemonte, 5.852 in Emilia-Romagna, 4.162 in Veneto, 2.943 in Toscana, 2.533 in Liguria, 4.022 nel Lazio, 2.657 nelle Marche, 1.710 in Campania, 2.104 in Puglia, 345 nella Provincia autonoma di Trento, 1.659 in Sicilia, 680 in Friuli Venezia Giulia, 1.423 in Abruzzo, 343 nella Provincia autonoma di Bolzano, 81 in Umbria, 415 in Sardegna, 75 in Valle d’Aosta, 474 in Calabria, 215 in Molise e 113 in Basilicata.
Il distaziamento sociale è differente al ristorante, al mare e a casa di amici
Al ristorante - La distanza di un metro tra le persone è considerata il minimo sindacale per frenare la trasmissione. "È questione di capire il rischio che vogliamo prenderci" spiega Carlo Signorelli, professore di igiene al San Raffaele di Milano - riporta Repubblica. "La precipitazione delle goccioline respiratorie è molto alta entro un metro di distanza dalla persona infetta. È più bassa, ma esiste ancora, tra uno e due metri. È trascurabile oltre i due metri". Questo avviene se la persona contagiata tossisce o starnutisce, ma anche se parla o semplicemente respira. Carlo Federico Perno, virologo dell'università di Milano, invita a valutare anche la situazione dei contagi nella propria Regione: "In Lombardia, al chiuso, la distanza di un metro fra i tavolini non è sufficiente per stare tranquilli. Due metri servono tutti. All'aria aperta invece il rischio di trasmissione è molto più basso. Lì un metro è più che ragionevole". Anche Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell'università di Pisa e consulente della Regione Puglia, al ristorante probabilmente riprenderà ad andare, in una Bari dove la situazione dei contagi è sotto controllo. "Ma solo all'aperto, con una o due persone al massimo, magari colleghi, alla fine di una giornata di lavoro".
In spiaggia - È la situazione considerata a minor rischio, grazie al sole e al vento. "Il virus non si trasmette con la sabbia, né con l'acqua, né sui sentieri di montagna. A meno che, ancora una volta, non si stia molto vicini" spiega Perno. "Dai dati che abbiamo - aggiunge Signorelli - vediamo che la stragrande maggioranza dei contagi è avvenuta nei luoghi chiusi, soprattutto strutture sanitarie e case. Il vento della spiaggia, in particolare, ha un grande effetto nel disperdere il virus". Il cloro delle piscine è sufficiente a inattivare i microrganismi. E al sole la sopravvivenza del coronavirus è assai ridotta. "L'epidemia mostra chiaramente un andamento stagionale" per Signorelli. "L'estate aiuta. Lo stiamo vedendo con la diminuzione dei casi da noi e l'aumento in Sudamerica".
A casa di amici - È una delle situazioni più rilassanti. Ma anche più insidiose, per il rischio di contagio. "Non possiamo certo prevedere controlli anche lì - spiega Lopalco - e non ci aspettiamo che le persone indossino le mascherine in casa, anche se sarebbe opportuno, durante gli incontri con gli amici". Signorelli ricorda che "durante il lockdown, il 30% dei contagi è probabilmente avvenuto in ambiente domestico". E in situazioni distese, insieme a persone con cui ci sentiamo a nostro agio, tendiamo a ridurre le precauzioni. "Siamo di fronte a un amico - immagina Perno - che non ha alcun sintomo, e noi ci fidiamo di lui. Ma lui stesso potrebbe essere stato contagiato a sua insaputa. Purtroppo il concetto "mi fido di te" non esiste, con questo virus. Anche il più caro degli amici potrebbe rivelarsi un nemico, dal punto di vista della malattia