Dopo una lunghissima trattativa con le Regioni durata un’intera notte, ieri alle 18 Giuseppe Conte ha firmato il nuovo decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) già preannunciato in conferenza stampa sabato sera. Un testo di 21 pagine con le misure per la fase due. Da oggi in tutta Italia riaprono gran parte delle attività commerciali: negozi, bar, ristoranti, parrucchieri, stabilimenti balneari, musei. Una delega dà potere alle Regioni e alle province autonome di «stabilire una diversa data in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori». Sempre da oggi non sarà più necessario giustificare gli spostamenti all’interno della propria regione (non servirà quindi più il modulo di autocertificazione). Presentando le nuove misure, sabato sera, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che «abbiamo dati incoraggianti, è un rischio calcolato, e comunque non possiamo aspettare il vaccino».
«Conte si ricorda che il Dpcm va firmato dal premier, sentito il ministero della Salute. “Fermi tutti, devo sentire Speranza”. Peccato che il ministro non si trovi, è a casa che dorme: finalmente lo rintracciano, lui dà l'ok e alle 3 di notte tutti sono stremati, l'accordo si chiude. Ma non è finita, la diffidenza regna sovrana e i sospetti si accavallano, tanto che Giovanni Toti aspetta di vedere il testo finale. Che alla fine lo soddisfa, anche se non risparmia una frecciata a esperti e scienziati, che fino all'ultimo hanno cercato di rimetter mano sulle linee guida regionali» è il retroscena che racconta La Stampa.
Come scrive Fiorenza Sarzanini sul CdS, da oggi siamo «liberi di spostarci nella nostra regione, di vedere gli amici, di andare al bar e al ristorante. Liberi di trasferirci nelle seconde case al mare e in montagna oppure al lago purché si trovino nella stessa regione di residenza, liberi di farci tagliare i capelli, di curare il corpo. Liberi di andare al parco e sedersi sulle panchine, di andare in bicicletta e fare sport all’aperto, di partecipare alle funzioni religiose. Ma obbligati a stare lontani almeno un metro, a indossare la mascherina al chiuso o nei posti affollati, a farci misurare la febbre ogni volta che ci sarà richiesto».
In Sicilia Musumeci ha stabilito che la mascherina va sempre indossata, o comunque sempre tenuta con se.
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Nel nuovo decreto rimane il divieto di assembramento nei luoghi pubblici e questo vuol dire che «può ripartire la vita sociale» nei luoghi chiusi e nelle case private. In questo caso la valutazione è rimandata alla responsabilità individuale e nel provvedimento non c’è alcuna indicazione specifica rispetto al numero massimo di persone che possono incontrarsi. Chiaro invece il divieto di uscire di casa per chi ha la temperatura corporea superiore a 37,5.
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Stando a Confcommercio, oggi ricominceranno a lavorare 800mila imprese commerciali. Ma su circa 280 mila locali tra bar e ristoranti, solo 196 mila riapriranno subito. Secondo Confesercenti il 36% degli imprenditori teme di chiudere l’attività e un ulteriore 41% ritiene di essere a rischio in caso di nuove emergenze.
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Dal 25 maggio si potrà andare in palestra, nelle piscine e nei centri sportivi. Le Regioni possono però decidere una riapertura anticipata.
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Dal 3 giugno ci si potrà spostare fra le regioni e andare all’estero negli Stati che lo consentono, oppure rientrare in Italia dall’estero senza avere l’obbligo dei 14 giorni di quarantena.
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Dal 15 giugno si potrà andare al cinema, a teatro e si apriranno i centri ricreativi per i bambini.