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21/05/2020 12:15:00

L'Asp di Trapani, Damiani e la corruzione: "Chiamatemi sorella" 

"Chiamatemi sorella". Era il nome in codice di Fabio Damiani, il manager dell'Asp di Trapani arrestato oggi.  Damiani è  stato dirigente dell’ASP 6 di Palermo, ed è stato anche dirigente responsabile della Centrale Unica di Committenza della Regione siciliana. In ragione dell’importanza delle funzioni nel tempo attribuitegli, Damiani ha avuto un enorme potere anche nel settore degli appalti pubblici della Sanità siciliana. Nell’ambito di importanti gare, ha assunto contestualmente il ruolo di presidente della commissione e di responsabile unico del procedimento. Quella che la Finanza definisce una "struttura criminale" era composta da Damiani, da Salvatore Manganaro e Vincenzo Li Calzi. 

Sono numerosi gli elementi contro Damiani, chiamato dai suoi sodali con il nome in codice di “sorella”, come, peraltro, lo stesso si autodefinisce (“DAMIANI: …quindi tu devi dire: «sorella già è tornata indietro»... alla CUC hanno chiesto di aderire, ma la CUC gli ha detto nì…).

E quando Damiani, dopo tante pressioni politiche, viene nominato all'Asp di Trapani, il gruppo di prepara. A Gennaio del 2019 Manganaro intercettato dice:  "Dobbiamo approfittare da un lato e prepararci per le nuove sfide anche su Trapani".

Per la Finanza Damiani gestiva  il centro di potere che conosce, determina  i fabbisogni della P.A., e ne orienta fraudolentemente i relativi flussi incidendo significativamente su importanti procedure di gara, mentre Manganaro era il mediatore di cui si avvaleva per agganciare il soggetto economico di volta in volta interessato alla procedura di gara attraverso il quale dialogava per definire al meglio le strategie criminali da porre in essere.