17,00 - Emergono nuovi particolari sull'inchiesta che oggi ha portato all'arresto, tra gli altri, del manager dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani. Proprio Damiani, intercettato, parla con il suo "faccendiere" Manganaro, anche lui arrestato, di come è avvenuto la sua nomina a Direttore Generale dell'Asp trapanese. Si riferiscono espressamente a Gianfranco Miccichè (che oggi in una nota molto dura ha detto di non conoscere per nulla Damiani). Gli investigatori parlano di una richiesta di raccomandazione fatta a Miccichè per Damiani. E' il novembre del 2018
MANGANARO: direttore…
DAMIANI: direttore tua sorella
MANGANARO: [ride...ndr...] senti una curiosità... ma tu a TURANO lo conosci visivamente? [tono di voce molto basso...ndr...]
DAMIANI: no! io TURANO l'ho visto una sola volta
MANGANARO: è venuto in ufficio da te?
DAMIANI: no!
MANGANARO: mai?
DAMIANI: ci siamo incontrati... ci siamo incontrati perché me l’ha presentato Ignazio TOZZO
MANGANARO: Ignazio TOZZO ti ha presentato a TURANO?
DAMIANI: sì, ma diverso tempo fa... e basta poi non...
MANGANARO: ma tu lo conosci? non c’hai rapporti?
DAMIANI: no!
MANGANARO: neanche il numero di telefono hai?
DAMIANI: no! …omissis…
MANGANARO: [...inc...] eh...si...eee non manca a te [...inc...] a domanda rispondi! “TURANO? sì! Certo, che lo conosco”
DAMIANI: a me mi chiameranno tutti figurati... non è che... ma lui non mi ha detto niente
MANGANARO: ricordati che lì...eee l'insospettabile... infatti nessuno sospetta che ci sia questa infiltrazione... [con tono della voce molto basso...ndr...]
DAMIANI: …mi piacerebbe incontrarlo MICCICHE'…
MANGANARO: [...inc...] [parlando con voce molto bassa] … chi c'è dietro questa operazione lo sappiamo solo noi e Gianfranco… …omissis…
MANGANARO: …il pupo è TURANO...eee.... u puparo è MICCICHE'
"La circostanza sopra evidenziata era oggetto di ulteriore conferma da parte del MANGANARO, il quale, nella conversazione che di seguito si riporta, avvenuta con un soggetto non identificato, aggiungeva ulteriori particolari circa gli intrecci politici che avevano consentito la nomina del DAMIANI" scrive il Gip. Questa la conversazione:
MANGANARO: … a me a prescindere del resto se l’operazione mi deve riuscire è quella lì ok? [Inc] ma siccome [inc] siamo in tre a saperlo tu si u quarto che a Trapani dietro TURANO e LUMIA ce l’ha messo MICCICHÉ con un teatrino palermitano…
15,15 - E' una furia, Gianfranco Miccichè: il presidente dell'Ars non vuole che si scriva che lui era sponsor politico di Fabio Damiani, il manager dell'Asp di Trapani arrestato oggi all'alba. "E' un falso" dice Miccichè. E pubblica anche in video dove si riprende mentre "cazzia" un giornalista.
Il fatto è che nell'ordinanza della Guardia di Finanza, si parla di una mediazione per promuovere Damiani a direttore generale. Cosi, tra i capi di di indagine, si parla della " promessa di utilità, poi effettivamente ricevute, da parte di TUROLA Ivan, consistenti in un’opera di mediazione con Micciché Guglielmo, posta in essere per garantire allo stesso DAMIANI un sostegno personale e politico da parte del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Micciché Giovanni (detto Gianfranco), fratello del citato Guglielmo, per la nomina alla carica di direttore generale di una azienda sanitaria, per poi ulteriormente accettare, da parte del suddetto TUROLA, la promessa di una somma imprecisata di denaro".
Ancora: "...Il Damiani, inoltre, si dimostrava alla spasmodica ricerca di appoggi politici per ottenere, alla scadenza del suo, un nuovo incarico (arrivato a dicembre 2018 con la nomina all’ASP di Trapani) per cui si rivolgeva sia all’imprenditore Turola, per trovare uno sponsor nell’On. Micciché, tramite il di lui fratello che incontrerà per l’occasione presso il bar Spinnato di Palermo, sia all’on. Pullara, che a sua volta gli aveva chiesto un appoggio per l’impresa Manutencoop nella gara per i servizi di pulizia del valore di oltre euro 227 milioni di euro...".
Adesso Miccichè dichiara: "Se un solo organo di informazione si permetterà di scrivere che io sono lo sponsor del signor Damiani, tramite mio fratello Guglielmo, che nella sua vita non mi ha mai fatto una telefonata per sponsorizzare né Damiani, né altri, subirà una denuncia penale e civile per risarcimento danni. Mi sono scocciato di sopportare organi di stampa che, leggendo nell’ordinanza del gip il tentativo non riuscito di farsi sponsorizzare da me, scrivono tutto il contrario, affermando che io sarei lo sponsor di Damiani”.
14,20 - Come ai tempi di Tangentopoli. Viaggiavano in valigetta i soldi delle tangenti per la corruzione nella sanità pubblica all'Asp di Trapani e Palermo. E' uno dei particolari che Tp24 è in grado di ricostruire a proposito dell'indagine che oggi ha portato a numerosi arresti, tra cui il dirigente Antonino Candela, da poco nominato coordinatore per l’emergenza coronavirus in Regione, e l’attuale direttore dell’Asp 9 di Trapani, Fabio Damiani, 55 anni.
Con Damiani è stato arrestato il suo "faccendiere", Salvatore Manganaro, 44 anni. Le microspie lo hanno filmato con una valigetta che conteneva una tangente da 100mila euro.
Il giro di mazzette ruotava intorno alle gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’Asp 6 di Palermo per un valore di quasi 600 milioni di euro.
12,25 - "Chiamatemi sorella". Era il nome in codice di Fabio Damiani, il manager dell'Asp di Trapani arrestato oggi. Damiani è stato dirigente dell’ASP 6 di Palermo, ed è stato anche dirigente responsabile della Centrale Unica di Committenza della Regione siciliana. In ragione dell’importanza delle funzioni nel tempo attribuitegli, Damiani ha avuto un enorme potere anche nel settore degli appalti pubblici della Sanità siciliana. Nell’ambito di importanti gare, ha assunto contestualmente il ruolo di presidente della commissione e di responsabile unico del procedimento. Quella che la Finanza definisce una "struttura criminale" era composta da Damiani, da Salvatore Manganaro e Vincenzo Li Calzi.
Sono numerosi gli elementi contro Damiani, chiamato dai suoi sodali con il nome in codice di “sorella”, come, peraltro, lo stesso si autodefinisce (“DAMIANI: …quindi tu devi dire: «sorella già è tornata indietro»... alla CUC hanno chiesto di aderire, ma la CUC gli ha detto nì…).
E quando Damiani, dopo tante pressioni politiche, viene nominato all'Asp di Trapani, il gruppo di prepara. A Gennaio del 2019 Manganaro intercettato dice: "Dobbiamo approfittare da un lato e prepararci per le nuove sfide anche su Trapani".
Per la Finanza Damiani gestiva il centro di potere che conosce, determina i fabbisogni della P.A., e ne orienta fraudolentemente i relativi flussi incidendo significativamente su importanti procedure di gara, mentre Manganaro era il mediatore di cui si avvaleva per agganciare il soggetto economico di volta in volta interessato alla procedura di gara attraverso il quale dialogava per definire al meglio le strategie criminali da porre in essere.
12,20 - "Leggo stamani che sarei “indagato a piede libero per avere turbato un pubblico incanto”.Vorrei precisare che ad ora non ho ricevuto nulla e qualora dovessi ricevere qualche comunicazione giudiziaria la mia fiducia nella istituzione magistratura mi consentirebbe di viverla serenamente, come già fatto in precedenza dove il pallone mediatico, anche oggi gonfiato ed in tal senso nei siti on-Line che riportano la notizia che mi riguarda sono inseriti video che nulla hanno a che vedere con la mia persona, si è sgonfiato alla luce di fatti riscontri accertamenti e serenità di valutazione".
Ad affermarlo è l’On. Carmelo Pullara Presidente del gruppo parlamentare Popolari e Autonomisti all’Ars.
"Nel merito, - spiega Pullara- senza dire nulla che possa intralciare le indagini in corso, voglio solo precisare che non mi sono mai interessato di procedere di gara salvo quando dovuto nell’espletamento delle mie funzioni professionali di dirigente Asp e non mi pare sia questo l’argomento.
Certo non posso che notare che ogniqualvolta il mio nome riprende quota politicamente e se ne parla per occupare qualche posizione più alta qualcosa tenta di stopparlo. Ebbene continuerò determinato per la mia strada certo delle mie azioni sempre improntate alla legalità ed alla fiducia nella magistratura.
Da ultimo – conclude Pullara - per quanto attiene alla mia permanenza all’interno della Commissione Antimafia, da dove mi ero autosospeso qualche mese a seguito di una brutta vicenda che per fortuna mi ha solo sfiorato per rientrare non appena la vicenda ha avuto uno sviluppo positivo, valuterò di concerto con il Presidente Fava il da farsi al fine di salvaguardare le istituzioni che non devono mai essere sporcate inficiandone il giudizio della gente".
12,00 - Parlava di soldi, buste, appalti con il suo faccendiere e con imprenditori della sanità il manager dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani, arrestato questa mattina nell'inchiesta "Sorella Sanità".
Damiani da capo della Centrale unica di committenza della Sanità siciliana ha gestito appalti per miliardi di euro.
Un estratto delle intercettazioni che inguaiano il dirigente dell'Asp.
11,00 - «Avevamo visto giusto quando abbiamo approvato in giunta una delibera sulla Cuc e poi adottato misure per l’affiancamento di Consip. Chi ruba, se accertato, non merita di aver ricevuto la stima di tante persone perbene.
La Regione sarà parte civile e ho dato disposizioni di passare al setaccio tutte le gare, perché anche procedure iniziate nel 2016, come quelle oggetto dell’indagine odierna, possono avere prodotto i loro effetti in epoca successiva. Deve essere chiaro a tutti che la sanità non è un business, ma serve a curare le persone». Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, dopo l'inchiesta di oggi che scoperchiato un sistema di corruzione e tangenti nella sanità siciliana.
10,20 - "Il quadro disvelato dalle indagini della Guardia di finanza è impietoso e fa rabbia. Poco importa che siano fatti risalenti nel tempo al 2016". Lo dice l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, a proposito dell’operazione «Sorella sanità», con 12 misure cautelari, a carico, tra gli altri, del direttore generale dell’Asp di Trapani e del responsabile della struttura per l’emergenza coronavirus, Antonino Candela.
"Quando abbiamo applicato il protocollo anticorruzione Anac-Agenas avevamo individuato nel rischio gare quello più alto. Ed è anche questa la ragione per la quale, attirandomi polemiche, ho alzato la voce sulle centrali di committenza pubbliche perchè il sistema sanitario non può essere depauperato da condotte criminose. Ho sempre invitato, e continuo a invitare oggi, tutte le imprese a denunciare all’autorità giudiziaria ogni anomalia e a segnalarlo formalmente alla nostra anticorruzione".
"La storia personale e le pubbliche considerazioni di tante istituzioni su alcuni dei soggetti coinvolti, a partire dal dottor Candela - prosegue - stonano con le risultanze di questa attività investigativa. E per questo la vicenda lascia ovviamente attoniti. Ma saranno immediati, già questa mattina, tutti i provvedimenti conseguenti".
10,10 - "La sanità è come un condominio, e io sono il capo condomonio".
Parlava così, non sapendo di essere intercettato, Antonio Candela, commissario per l'emergenza Coronavirus in Sicilia arrestato ai domiciliari questa mattina nell'ambito dell'operazione "Sorella Sanità" coordinata dalla Palermo e messa in atto dalla Guardia di Finanza che ha svelato il sistema di appalti e mazzette nella sanità siciliana. Dieci le persone arrestate, otto ai domiciliari, due in carcere.
Tra questi, altro nome eccellente dell'operazione, è quello di Fabio Damiani, manager dell'Asp di Trapani.
Ecco le intercettazioni.
09,35 - C'è anche il deputato Carmelo Pullara tra gli indagati nell'inchiesta sulla corruzione nella sanità siciliana che all'alba di oggi ha portato all'arresto, tra gli altri, del manager dell'Asp di Trapani Fabio Damiani.
Tra gli indagati nell’operazione «Sorella sanità» della Guardia di finanza di Palermo, infatti, c'è anche il deputato regionale di Licata, del centrodestra, dei Popolari e autonomisti.
Accusato di turbativa d’asta perchè avrebbe chiesto un favore per una ditta al direttore generale dell’Asp di Trapani Fabio Damiani, in cambio di un sostegno alla nomina di quest’ultimo ai vertici dell’ufficio sanitario, Pullara è vice presidente della Commissione Salute e servizi sociali e sanitari dell’Ars e componente dell’Antimafia regionale.
08,25 - Più di quello del manager dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani, e il nome di Antonio Candela, 55 anni, quello che fa rumore nell'operazione di oggi sulla corruzione nella sanità siciliana con tangenti per due milioni di euro. Candela, infatti, non solo è il coordinatore scelto dal Musumeci per gestire l'emergenza Covid-19 in Sicilia, ma per anni ha vissuto sotto scorta dopo aver denunciato affari e tangenti nella sanità siciliana.
L'inchiesta della Finanza riguarda un sistema di mazzette attorno a quattro appalti della sanità siciliana. Gare, per un valore di 600 milioni di euro, che sono state aggiudicate dal 2016 in poi dalla "Centrale unica di committenza della Regione" e dall'Asp 6, per la fornitura e la manutenzione di apparecchiature elettromedicali e per servizi di pulizia.
Candela è accusato di avere intascato una mazzetta da 260 mila euro dagli imprenditori che hanno gestito uno di quegli appalti.
Sono intercettazioni choc quelle che lo hanno portato in manette. Diceva: "Ricordati che la sanità è un condominio, io sempre capo condominio rimango". Il gip ricorda: "Si atteggiava a strenuo paladino della legalità", ma quello che è emerso invece dall'indagine è una "pessima personalità".
CANDELA. Dopo l'addio alla direzione dell’Asp di Palermo, incarico che aveva ricoperto sotto il governo Crocetta, era uscito di scena per poi tornare a sorpresa sulla cresta dell'onda nella sanità siciliana con la nomina da parte del governo Musumeci a coordinatore dell’emergenza Coronavirus in Sicilia.
Durante il suo incarico a Palermo, Candela era finito sotto scorta dopo aver denunciato ai magistrati le pressioni per pilotare le gare d’appalto per la fornitura di pannoloni e materiale sanitario agli ospedali.
Proprio per questa vicenda, nel 2014, era stato arrestato l’ex manager dell’Asp, Salvatore Cirignotta. Per le sue denunce di irregolarità negli appalti, l'ex manager dell'Asp aveva anche subito minacce e lettere intimidatorie.
Le iniziative per la legalità, erano valse a Candela i complimenti dell'allora presidente della Regione Rosario Crocetta e dell'assessore alla Sanità del tempo, Lucia Borsellino, per i risparmi ottenuti dalla sua gestione. Durante la sua gestione, infatti, erano state revocate diverse gare d'appalto con risparmi per circa 54 milioni di euro: 10 per la base d'asta della fornitura di pannoloni, 6 per la base d'asta dei sistemi informativi dell'azienda, 18 per l'appalto dei sistemi di vigilanza e circa 20 milioni il servizio di gestione e manutenzione degli impianti tecnologici.
"Un record raggiunto - aveva spiegato Antonio Candela - con una serie di aggiustamenti che tengono conto anche di alcuni fattori prima non inclusi nelle ex basi d'asta delle gare". Contro queste revoche erano stati presentati diversi ricorsi al Tar, al Cga e al Consiglio di Stato, quasi sempre i giudici avevano dato ragione all'ex manager.
Una fama da manager di ferro che a metà marzo scorso gli era valsa la nomina a commissario per l'emergenza coronavirus in Sicilia. Un provvedimento del governatore, che dava seguito all’ordinanza del Capo del dipartimento della Protezione civile del 3 febbraio, istituiva infatti la struttura per l’emergenza sanitaria. Candela ha avuto il compito di relazionare direttamente al presidente, individuando all'interno degli uffici regionali il personale tecnico-amministrativo a supporto della struttura.
07,30 - C'è anche il coordinatore per l'emergenza Covid-19 in Sicilia, Antonino Candela, tra gli arrestati dell'operazione condotta dalla Guardia di Finanza su appalti pilotati e corruzione nella sanità. Un giro di tangenti da quasi due milioni nelle aziende sanitarie di Trapani e Palermo. Oltre a Candela, l'altro arrestato eccellente è il direttore dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani, finito in cella. Secondo le indagini chiedevano il 5% di ogni appalto tramite i loro faccendieri.
Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, i finanzieri del locale Comando Provinciale hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo nei confronti di 12 persone, a vario titolo indagati per corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti. Due sono destinatari di custodia cautelare in carcere, si tratta di Fabio Damiani di 55 anni, attuale Direttore generale dell’Asp 9 di Trapani) e Salvatore Manganaro di 44 anni, per l'accusa "faccendiere di riferimento per Damiani".
Altri otto sono stati sottoposti agli arresti domiciliari: Antonino Candela, 55 anni, attuale Coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19, già Commissario Straordinario e Direttore generale dell’Asp 6 di Palermo, Giuseppe Taibbi di 47 anni, faccendiere di riferimento per Candela, per la Gdf, Francesco Zanzi di 56 anni di Roma, amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie S.p.a.), Roberto Satta di 50 anni, di Cagliari, responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie S.p.a., Angelo Montisanti di 51 anni, responsabile operativo per la Sicilia di Siram S.p.a. e amministratore delegato di Sei Energia s.c.a.r.l.), Crescenzo De Stasio di 49 anni di Napoli – direttore unità business centro sud di Siram S.p.a.), Ivan Turola di 40 anni "referente occulto di Fer.Co. s.r.l.), Salvatore Navarra di 47 anni di Caltanissetta, Presidente del consiglio di amministrazione di Pfe S.p.a.).
Nei confronti di Giovanni Tranquillo di 61 anni di Catania - referente occulto di Euro&Promos S.p.a. e di Pfe S.p.a) e di Giuseppe DI Martino di 63 anni, originario di Polizzi Generosa (Palermo) - ingegnere e membro di commissione di gara) è stata invece applicata la misura del divieto temporaneo di esercitare attività professionali, imprenditoriale e pubblici uffici. Con lo stesso provvedimento il Gip ha disposto il sequestro preventivo di 7 società, con sede in Sicilia e Lombardia, "nonché di disponibilità finanziarie per 160.000 euro, quale ammontare allo stato accertato delle tangenti già versate: le tangenti promesse ai pubblici ufficiali raggiungono, però, una cifra pari ad almeno 1.800.000 euro", dicono le Fiamme gialle.
06,45 - Corruzione nella sanità, arrestato il manager dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani.
Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, i finanzieri del locale Comando Provinciale hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo nei confronti di 12 soggetti, a vario titolo indagati per corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti, di cui:
- 2 destinatari di custodia cautelare in carcere: Fabio DAMIANI (cl. 65 di Palermo – attuale Direttore generale dell’ASP 9 di Trapani) e Salvatore MANGANARO (cl. 76 originario di Agrigento – faccendiere di riferimento per il DAMIANI);
- 8 sottoposti agli arresti domiciliari: Antonino CANDELA (cl. 65 di Palermo – attuale Coordinatore della struttura regionale per l’emergenza Covid-19, già Commissario Straordinario e Direttore generale dell’APS 6 di Palermo), Giuseppe TAIBBI (cl. 73 di Palermo - faccendiere di riferimento per il CANDELA), Francesco ZANZI (cl. 64 di Roma – amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie S.p.a.), Roberto SATTA (cl. 70 di Cagliari – responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie S.p.a.), Angelo MONTISANTI (cl. 69 di Palermo – responsabile operativo per la Sicilia di SIRAM S.p.a. e amministratore delegato di SEI Energia s.c.a.r.l.), Crescenzo DE STASIO (cl. 71 di Napoli – direttore unità business centro sud di SIRAM S.p.a.), Ivan TUROLA (cl. 80 di Milano – referente occulto di FER.CO. s.r.l.), Salvatore NAVARRA (cl. 73 di Caltanissetta – Presidente del consiglio di amministrazione di PFE S.p.a.).
Nei confronti di Giovanni TRANQUILLO (cl. 59 di Catania - referente occulto di EURO&PROMOS S.p.a. e di PFE S.p.a) e di Giuseppe DI MARTINO (cl. 57, originario di Polizzi Generosa (PA) - ingegnere e membro di commissione di gara) è stata invece applicata la misura del divieto temporaneo di esercitare attività professionali, imprenditoriale e pubblici uffici.
Con il medesimo provvedimento il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di 7 società, con sede in Sicilia e Lombardia, nonché di disponibilità finanziarie per 160.000 euro, quale ammontare allo stato accertato delle tangenti già versate: le tangenti promesse ai pubblici ufficiali raggiungono, però, una cifra pari ad almeno Euro 1.800.000.
Le complesse indagini eseguite dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria delle fiamme gialle palermitane – svolte con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti, videoriprese, esami documentali e dei flussi finanziari - hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un centro di potere composto da faccendieri, imprenditori e pubblici ufficiali infedeli che avrebbero asservito la funzione pubblica agli interessi privati, in modo da consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore della sanità pubblica.
Le articolate fasi del sistema corruttivo ruotavano intorno alle gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’ASP 6 di Palermo, disvelando le trame sottese all’accaparramento di appalti milionari del settore sanitario siciliano.
Nello specifico sono state analizzate 4 procedure ad evidenza pubblica interessate da condotte di turbativa, aggiudicate a partire dal 2016, il cui valore complessivo sfiora i 600 milioni di euro, aventi ad oggetto:
gestione e manutenzione apparecchiature elettromedicali – bandita dall’ ASP 6 del valore di 17.635.000 euro;
servizi integrati manutenzione apparecchiature elettromedicali - bandita dalla CUC del valore di 202.400.000 euro;
fornitura vettori energetici, conduzione e manutenzione impianti tecnologici – bandita dal ASP 6 del valore di 126.490.000 euro;
servizi di pulizia per gli enti del servizio sanitario regionale – bandita dalla CUC del valore di 227.686.423 euro.
Le spregiudicate condotte illecite garantivano l’arricchimento personale dei pubblici ufficiali infedeli e dei loro intermediari, mediante l’applicazione di un tariffario che si aggirava intorno al 5 % del valore della commessa aggiudicata.
Gli operatori economici vincitori delle gare, importanti società di livello nazionale, erano consapevoli e partecipi delle dinamiche criminali, dalle quali traevano un vantaggio che avrebbe remunerato nel tempo il pagamento delle tangenti.
Lo schema illecito, ricostruito dagli specialisti anticorruzione del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria, appariva consolidato:
l’imprenditore interessato all’appalto avvicina il faccendiere, noto interfaccia del pubblico ufficiale corrotto;
il faccendiere, d’intesa con il pubblico ufficiale, concorda con l’impresa corruttrice le strategie criminali per favorire l’aggiudicazione della gara;
la società, ricevute notizie dettagliate e riservate, presenta la propria “offerta guidata”, che sarà poi adeguatamente seguita fino all’ottenimento del risultato illecito ricercato.
Le condotte scorrette emerse nel corso dello svolgimento delle procedure turbate riguardano:
l’attribuzione di punteggi discrezionali, non riflettenti il merito del progetto presentato;
la sostituzione delle buste contenenti le offerte economiche;
il pagamento di stati avanzamenti lavoro anche in mancanza della documentazione giustificativa necessaria;
la diffusione di informazioni riservate, coperte da segreto di ufficio.
I pagamenti delle tangenti in alcuni casi avvenivano con la classica consegna di denaro contante nel corso di incontri riservati, ma molto più spesso venivano invece mimetizzati attraverso complesse operazioni contabili instaurate tra le società aggiudicatarie dell’appalto e una galassia di altre imprese, intestate a prestanomi, ma di fatto riconducibili ai faccendieri di riferimento per i pubblici ufficiali corrotti.
Per rendere ancora più complessa l’individuazione del sistema criminale approntato, gli indagati si erano spinti fino alla creazione di trust fraudolenti, con l’obiettivo di schermare la reale riconducibilità delle società utilizzate per le finalità illecite.
Il patto criminale veniva poi ulteriormente cementato grazie alle continue e sistematiche interlocuzioni che erano necessarie per gestire tutte le fasi attuative dei contratti la cui durata era ovviamente pluriennale.