Dieci persone arrestate, due delle quali in carcere. Il coinvolgimento di super manager della sanità siciliana come Fabio Damiani e Antonino Candela. Diverse società coinvolte. L'inchiesta Sorella Sanità colpisce per il complesso metodo corruttivo, con le tangenti che passavano in società di comodo, quasi a scatole cinesi. Daniele Tino, comandante del gruppo della tutela della spesa pubblica della Guardia di Finanza di Palermo, è stato difficile seguire questa linea così complessa?
E' stato difficilissimo. Le indagini sono partite nel 2017 a seguito di un esposto presentato da un imprenditore escluso da una gara d'appalto. Hanno consentito di svelare un sistema di corruzione che ha permesso ingenti profitti illeciti in danno della qualità dei servizi offerti alla collettività nel settore sanitario. Un sistema abbastanza complesso. Nelle maglie di una normativa, spesso farraginosa, alcuni soggetti, alcuni pubblici dipendenti, tra cui Fabio Damiani, hanno tratto dei profitti attraverso patti corruttivi in relazione a più gare bandite dalla pubblica amministrazione. In particolare dalla cuc di cui Damiani è stato a capo e dell'Asp di Palermo. Si tratta di gare per servizi di manutenzione di apparecchiature elettromedicali del valore di oltre 200 milioni di euro. Ma anche 126 milioni di euro per la manutenzione di impianti energetici. Ma soprattutto la gara delle gare, come definita dagli indagati, quella del servizio di pulizia del valore di 230 milioni di euro, per tutta la regione Siciliana.
Tra l'altro sono state coinvolte società che sono dei veri e propri colossi nei loro settori di riferimento.
Sì. Tra cui la Pfe di Navarra, la Ferco dietro cui si celava Ivan Turola, la Siram e la sua società controllata palermitana la Sei Energia Scarl. Tutte coinvolte nella turbativa della gara delle pulizie, con una spartizione di chi doveva vincere i vari lotti. Sono state promesse tangenti per importi milionari e accertate dazioni in contanti per 160 mila euro, non solo per Damiani e per il suo faccendiere Salvatore Manganaro, ma anche per l'ex direttore dell'Asp di Palermo Antonino Candela e di Giuseppe Taibbi che era faccendiere di Candela.
Candela e Navarra avevano caratterizzato le proprie attività nel segno della legalità negli anni passati. Candela aveva denunciato dei fatti di corruzione nell'Asp, mentre Navarra aveva denunciato un tentativo di estorsione anni fa. Ancora una volta ci vediamo traditi da coloro che portavano avanti il vessillo della legalità. Noi cittadini come ci dobbiamo difendere quando accadono episodi del genere?
Mi rendo conto che il quadro è abbastanza sconfortante. Quello che posso dire è che da parte nostra c'è stata una ricostruzione il più possibile attinente ai fatti, basata su intercettazioni telefoniche e ambientali, osservazioni, sono stati documentati incontri inusuali per pubblici dipendenti. Ci sono diverse società che sono state utilizzate come schermo per veicolare tangenti attraverso la sovrafatturazione di prestazioni date poi in subappalto. Il coinvolgimento di Navarra, per esempio, emerge da intercettazioni molto esplicite. Una serie di elementi che ci fanno definire granitico il quadro indiziario.