Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
24/05/2020 09:11:00

 Trentenne mazarese assolto da maltrattamenti familiari e stalking contro l’ex compagna

Sia pure con la formula del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale (“quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l'imputato lo ha commesso”, etc.), il giudice monocratico di Marsala Matteo Giacalone ha assolto un 30enne mazarese, Vito Asaro, dalle accuse di maltrattamenti in famiglia e “stalking” in danno della compagna (G.C.).

L’imputato, difeso dagli avvocati Riccardo Rubino e Paolo Paladino, era finito sotto processo con l’accusa di avere tenuto “condotte vessatorie” verso la compagna nel corso del periodo di convivenza. E cioè fino al 21 marzo 2018.

Il procedimento era scattato a seguito della denuncia presentata dalla donna, che aveva dichiarato che il compagno le impediva di uscire con altre persone, la ingiuriava e la minacciava, anche pubblicamente.

Ed inoltre, l’avrebbe picchiata con schiaffi e calci. Poi, dal maggio 2017, quando lei decideva di troncare la relazione, trasferendosi in un’altra abitazione, Asaro le avrebbe inviato continuamente messaggi attraverso il popolare social network Facebook, minacciando sia lei che i suoi familiari con frasi quali “ammazzo tutti, lei non si metterà più con nessuno, ve la faccio pagare a costo di rovinarmi”. La donna ha, poi, affermato di essere stata anche inseguita per strada dall’ex compagno.

E in particolare, il 23 giugno 2017, dopo averle telefonato chiedendole insistentemente dove si trovasse e con chi, la raggiungeva fuori da un negozio, molestandola e dicendole, sempre secondo quanto riportato nel capo d’accusa (decreto del gip che dispone il giudizio), l’avrebbe minacciata dicendole: “Tu muori insieme a me”.