“A rapinare i coniugi Cardinale non furono i fratelli Dogariu. E il brigadiere Giacalone non li favorì”. E’ quanto ha sostanzialmente stabilito il Tribunale di Marsala al termine del processo che vedeva imputati tre romeni e un brigadiere dei carabinieri, il 57enne marsalese Antonino Giacalone, accusato di favoreggiamento personale.
All’epoca dei fatti (gennaio 2013), il sottufficiale dell’Arma era in servizio al Norm di Mazara. I tre romeni erano accusati di rapina e lesioni ai danni di una coppia mazarese.
Adesso, sono stati assolti tutti. Anche se per il brigadiere Giacalone il pm aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione, invocando sei anni e mezzo per i tre romeni accusati di rapina e lesioni. All’indomani della violenta rapina, commessa all’interno di un’abitazione di via Enzo Ferrari, a Mazara, il brigadiere Giacalone, secondo l’accusa, alla richiesta del suo comandante di riferire se su un suo terreno, o nella sua disponibilità, c’erano dei romeni, avrebbe prima negato la circostanza e poi detto che in ogni caso non era in grado di rintracciarli. In tal modo, secondo l’accusa, avrebbe aiutato i tre presunti rapinatori ad eludere le indagini. La drammatica rapina in abitazione fu commessa il 25 gennaio 2013, quando due uomini con volto coperto da passamontagna, secondo l’accusa Costantin e Pavel Dogariu, rispettivamente di 38 e 28 anni, fecero irruzione nell’abitazione di Attilio Cardinale, 62 anni, e Antonina Asaro, di 60, sfondando con un tufo una porta-finestra e allo scopo di rapinare la coppia la pestarono selvaggiamente. Mentre Ionut Dogariu, 29 anni, avrebbe atteso fuori dall’abitazione. Dopo aver picchiato le vittime, i due rapinatori si impossessarono di un borsello contenente documenti personali, denaro, carte di credito e una telecamera. Le percosse provocarono ad Attilio Cardinale lesioni al capo e alle costole che i medici giudicarono guaribili in 20 giorni, mentre per Antonina Asaro la prognosi fu di 10 giorni.
A difendere i tre romeni sono gli avvocati Stefano Pellegrino e Arianna Rallo.
A difendere, invece, il brigadiere Giacalone è stato l’avvocato Maurizio D’Amico, che ha dichiarato: “Una sentenza, quella di assoluzione, non solo giusta, poiché conforme al dettato normativo, ma che rende giustizia al Giacalone, che non ebbe mai l’intenzione di pregiudicare l’attività d’indagine promossa dalla Procura , tanto più favorire i fratelli Dogariu, semmai difendere se stesso da quella morbosa attenzione che l’aveva visto perseguito, prima, per il reato di diserzione e truffa militare avanti al Tribunale di Napoli e, poi, avanti al Tribunale di Marsala per il reato di favoreggiamento. Le prove fornite dalla difesa hanno dimostrato il divorzio assoluto tra la realtà effettuale e la tesi sostenuta dall’accusa. Questo processo dimostra quanto sia essenziale il ruolo della difesa e che, come ha detto un grande avvocato del passato, è un errore ammettere una idea di diseguaglianza tra accusatore e difensore, se, infatti, il p.m. rappresenta la società nell’interesse della punizione del reo, il difensore rappresenta la società nell’interesse dell’innocenza. Entrambi sacerdoti della giustizia, anche la difesa è un pubblico ministero”.