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28/06/2020 08:00:00

Scrive Francesca Incandela, di Italia Viva Trapani, sulla ministra Azzolina che dovrebbe dimettersi

 L’Italia è uno degli ultimi paesi europei a delineare le “linee guida” per la riapertura delle scuole.

Potrebbe benissimo essere questo il titolo di un articolo da affidare alla stampa ed invece il ministro Azzolina, per l’ennesima volta da quando è scoppiata la pandemia covid e durante la gestione della stessa per finire con il periodo post covid, conferma ancora una volta la sua mancanza di competenze nel dirigere il Ministero della Pubblica Istruzione generando un legittimo e diffuso malcontento in coloro che di scuola ne masticano e che in questi lunghi mesi si sono visti impantanati in decreti, ri-decreti, ipotesi, suggerimenti: una miriade di annunci che, nonostante il parere autorevole di ben 18 esperti (sic) alla fine di possono ridurre in una frase “ fai da te”o “ arrangiatevi” !

Non potendo venire meno a quanto già fatto nel passato- per coerenza con l’incoerenza già sperimentata- il ministro Azzolina riunisce carte e carpette, si consulta con i suoi esperti e sottosegretario Ascani, fa decine di telefonate ai presidenti di Regione, prepara la videoconferenza e lancia la sua bozza di riapertura che riassunta in modo sintetico prevede doppi turni, accorpamento delle classi anche di anno differente, udite udite persino di discipline diverse, la divisione in gruppi per impedire gli assembramenti nello spazio delle aule o delle aree comuni utilizzando anche il sabato e, caduta sotto l’onda del ridicolo l’ipotesi, ventilata nelle settimane scorse, della divisione degli spazi tramite pannelli di plexiglass, - udite, udite- presidi e sindaci trovino la soluzione di reperire altri immobili! Non volendo infierire sulla situazione degli immobili scolastici del nostro Sud dove i doppi turni e gli accorpamenti non sono mai mancati, le non- decisioni della Azzolina, pur non cogliendoci impreparati, hanno avuto il merito di creare unione contro il ministro su citato: governatori delle Regioni, dirigenti scolastici, docenti, sindacati, associazioni di categoria e famiglie.

Non entrando nei dettagli o negli approfondimenti, ci limitiamo a perplessità e dubbi che sono comuni e di facile discernimento: Mascherina sì o mascherina no? Uno o due metri di distanza? In caso di contagio? Nelle mense? I bambini? Supplenti sì o supplenti no? Ore di lezione ridotte ma di quanto? Ingressi differenziati fino alle 10 di mattina? La scuola riapre il 14 settembre o slitta la data, considerando che si svolgeranno le elezioni regionali ed amministrative nonché il referendum? E il personale non docente che precauzioni dovrà adottare? La Dad , ora che è finita l’emergenza, continuerà con quali modalità? Agli alunni in difficoltà o disagio sarà assicurata l’assistenza? Ci sono i dati sull’aumento della dispersione scolastica di questi ultimi mesi? Come garantire a tutti gli alunni la medesima offerta formativa nei singoli istituti se sarà necessario rimodulare la didattica e l’organizzazione delle attività alternative?

Potremmo continuare per ore a rivolger(ci) domande senza risposta ma senza dubbio una bisogna farla: Caro ministro, ma che fine hanno fatto i fondi stanziati per la Scuola dal decreto ( anche in questo caso sarebbe estremamente corretto dire e scrivere “i decreti “) Rilancio? I cantieri scuola per la manutenzione degli istituti e dei plessi sono già in funzione o giacciono nel dimenticatoio nonostante l’approvazione al Governo? Eh sì, trovarsi a scrivere delle riflessioni soltanto attraverso interrogativi non facilita per nulla il problema della comprensione circa i milioni di euro già stanziati per la Scuola ( anzi un miliardo di euro, se vogliamo essere più precisi) proprio nel momento in cui i sindacati minacciano scioperi e chiedono “ più fondi”… così come sarebbe utile conoscere la programmazione dei governatori delle regioni, delle province e dei sindaci prima del 14 settembre circa la reperibilità o il riadattamento degli spazi che a breve dovranno accogliere i nostri studenti e non soltanto quest’ultimi. Sta dando un alibi, ministro Azzolina, infatti è scontato prevedere che tra qualche mese proprio amministratori e governatori diranno e si giustificheranno di mancanze e ritardi affermando che le sue “linee guida” erano monche, insufficienti, riduttive…

E non serve aggrapparsi alla “ flessibilità della bozza e all’autonomia scolastica ”, in politica e nella gestione di un ministero, ministro Azzolina, occorre assumersi delle responsabilità, avere competenze più che approfondite in merito, essere chiari e precisi nel delicato compito, programmare per tempo, circondarsi di “esperti” che vivono all’interno del variegato mondo scuola e che conoscono i reali problemi delle disuguaglianze territoriali, delle differenze dei territori e dell’utenza.

In questi mesi, come Italia Viva, abbiamo dato sostegno, avanzato proposte, presentato un dossier di esigenze, abbiamo dato suggerimenti in tema di pianificazione in previsione della riapertura scolastica, siamo riusciti a far sì che ci ascoltassero circa la proposta di non utilizzare le scuole per le elezioni, proprio per non ritardare ancora e non frapporre ostacoli al percorso educativo, abbiamo rivolto un grazie caloroso alle famiglie, ai genitori che hanno fatto da collante durante la sperimentazione della didattica a distanza, ai docenti e ai presidi che sono stati fondamentali per arginare le difficoltà dell’emergenza attraverso la didattica digitale.
Caro ministro Azzolina, delegare in certi casi può risultare utile, ma esiste anche un altro modo di rispettare gli Italiani e gli impegni assunti: le dimissioni.

Francesca Incandela coordinatrice provinciale di Italia Viva