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10/07/2020 07:45:00

Estorsione e usura a Marsala. Imputata si difende in aula 

– Processata con le accuse di usura e tentata estorsione, una romena di 32 anni, Petronela Chiciug, davanti il Tribunale di Marsala, ha deciso di difendersi attaccando. E lo ha fatto dopo avere fornito la sua versione dei fatti rispondendo alle domande del suo avvocato difensore, Francesca Lombardo.

“Ho soltanto prestato 500 euro a Linda Krasna per comprare il biglietto aereo per tornare al suo paese (Repubblica Slovacca, ndr) – ha raccontato la Chiciug - Era fine aprile 2013. E dopo il suo ritorno a Marsala, ai primi di maggio, lei mi doveva restituire il denaro, ma lei mi disse: te li posso restituire a rate. Io capivo che non aveva tutti i soldi. Lei lavorava con me e altre donne e si guadagnava 25 euro al giorno. Ci mettemmo d’accordo. Ma l’indomani il nostro datore di lavoro, Giuseppe Zingale, mi chiama, mi prende per un braccio e mi dice: lei non ti darà mai i soldi, se tu insisti ti ammazzo, ti faccio sparire. Io avevo paura. L’ho denunciato alla polizia perché mi ha messo le mani addosso, ma poi lui è stato assolto. Non capisco perché. Tutti sapevamo che aveva una relazione con Linda”. La sua accusatrice, Linda Krasna, 42 anni, si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Carlo Ferracane. Nel capo d’accusa, formulato sulla base della denuncia presentata dalla 42enne slovacca e dalle successive indagini dei carabinieri della stazione di San Filippo, si legge che Petronela Chiciug avrebbe prestato mille euro alla compagna di lavoro nei campi agricoli di Zingale, facendosi promettere la restituzione di 1500 euro entro fine giugno 2013. Quindi, secondo l’accusa, a tasso di usura. I mille sarebbero stati restituiti entro il 10 maggio. La tentata estorsione, invece, è contestata in quanto, allo scopo di avere i 500 euro, tra fine maggio e il 12 giugno 2013, la Chiciug avrebbe più volte minacciato la Krasna con frasi quali: “Tu non mi conosci, vedrai io e mio marito di cosa siamo capaci… noi abbiamo amici dentro e fuori che sono capaci di tutto e in grado di farti pagare quei soldi con violenza… domani voglio 575 euro, se no vi farà visita la G.d.F.”. Ma per l’avvocato difensore Francesca Lombardo “si è trattato di una macchinazione ritorsiva contro la Chiciug, vittima di soprusi da parte del Zingale, sempre taciuti per la necessità di non perdere il posto di lavoro, raccoglieva prodotti della terra”. Ma ancor più clamoroso è quanto ha detto l’imputata (che un paio di settimane fa è stata condannata insieme al marito, Costantin Chiciug, di 37 anni, per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione) nella seconda parte della sua deposizione. “Da una mia amica che lavorava allora con me – ha dichiarato la Chiciug – ho saputo che Zingale ha dato 100 euro ciascuno alle sue dipendenti per farle testimoniare contro di me, minacciandole anche di licenziarle se non avessero detto ai carabinieri e ai giudici quello che voleva lui. La mia amica, poi, mi ha chiesto scusa”. Dopo le clamorose dichiarazioni, il pubblico ministero Marina Filingeri ha chiesto all’imputata se si rendeva conto della gravità delle sue affermazioni. La Chiciug ha risposto che ricordava benissimo tutto. Alla prossima udienza, l’8 ottobre, verrà ascoltato il marito.