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16/07/2020 10:00:00

Processo Saguto, l'avvocato Monaco: "Documenti e non soldi nel trolley"

 "C'erano documenti nel trolley e non soldi". Così l'avvocato Sergio Monaco difensore di Gaetano Cappellano Seminara, , al processo nei confronti dell'ex presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto. 

"Silvana Saguto e Gaetano Cappellano Seminara, nelle loro telefonate, quando parlavano di carte si riferivano ad atti di amministrazione e non ai soldi". Telefonate avvenute prima del 30 giugno 2015, quando Cappellano Seminara, si recò nell'abitazione dell'ex magistrato con un trolley che secondo l'accusa avrebbe contenuto 20 mila euro. È la tesi sostenuta dall'avvocato Monaco, difensore di fiducia dell'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, durante la sua arringa al processo che si celebra al tribunale di Caltanissetta e ripreso questa mattina, sul cosiddetto "Sistema Saguto", sulla gestione illegale dei beni confiscati alla mafia, con al centro, secondo l'accusa, la ex presidente della Sezione misure di prevenzione di Palermo, Silvana Saguto.

"È chiaro - ha continuato Monaco - che il riferimento di Cappellano Seminara è alla verifica delle attività svolte e non al denaro. Le conversazioni dell'8-10-11 e 12 giugno 2015 trattano delle parcelle che l'ingegnere Lorenzo Caramma, marito della Saguto, avrebbe dovuto incassare per l'attività svolta. Si parla di atti di amministrazione e di pagamenti leciti. Sicuramente non era elegante che la Saguto parlasse di onorari del marito con Cappellano Seminara, ma non parlano mai di soldi". Per l'accusa invece, "documenti" era la parola in codice per dire "soldi". Mazzette che a parere della procura nissena il re degli amministratori giudiziari, Gaetano Cappellano Seminara, avrebbe dato a Saguto in cambio di nomine nell'ambito della gestioni dei patrimoni mafiosi.

Processo Montante rinviato a settembre - Rinviata al 18 settembre l’udienza del processo di secondo grado sul cosiddetto Sistema Montante che si celebra, col rito abbreviato, nei confronti di cinque imputati in Corte d’Appello a Caltanissetta.

L’aggiornamento ha fatto seguito alla richiesta di ricusazione, avanzata da una delle parti civili, l’imprenditore Pietro Di Vincenzo, nei confronti della presidente della Corte d’Appello, Andreina Occhipinti.

Quest’ultima nel 2012 fece parte del collegio che dispose la confisca di beni per 280 milioni di euro nei confronti dello stesso Di Vincenzo.

Imputati nel processo sono l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, l’ex comandante della Guardia di Finanza di Caltanissetta Gianfranco Ardizzone, il sostituto commissario di polizia Marco De Angelis, il responsabile della sicurezza di Confindustria ed ex poliziotto Diego Di Simone e il questore Andrea Grassi.

Sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, al favoreggiamento, rivelazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico.