"Seppellire i morti, una volta per tutte”, è la provocazione di Claudio Fava, in vista della ricorrenza della Strage di Via D'Amelio.
Il presidente della commissione Antimafia all’Assemblea regionale siciliana, figlio del giornalista Pippo Fava, ucciso da Cosa nostra il 5 gennaio 1984, lancia un lungo appello perché le ricorrenze siano liberate “da preghiere, messe in suffragio, commemorazioni, navi della legalità”.
È un appello - riporta Repubblica - nel quale Fava richiama esplicitamente la memoria del padre: lo intitola “19 luglio (o 23 maggio, o 5 gennaio: credetemi, non fa differenza)”, proprio per evocare oltre che l’anniversario di via D’Amelio - in cui morirono Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina – anche la strage di Capaci e l’agguato che costò la vita a suo padre. “Liberaci dalle interviste ai ‘parenti delle vittime’ (come se gli altri fossero solo forestieri) – scrive Fava nell’appello, redatto in forma di preghiera - Liberaci dalle parole false della nostra consolazione: eroi legalità antimafia servitori dello Stato. Liberaci dagli scortati che piangono davanti alle telecamere. Liberaci dall’antimafia stampata sui biglietti da visita (giornalisti antimafiosi, sindaci antimafiosi, giudici antimafiosi). Seppelliamo i morti, una volta per tutte. E togliamoci il lutto, per piacere. E affrontiamo la vita”.
Per Fava, infatti, “l’unica prova per esser degni di quei morti” è “stare dentro la vita; prendere schiaffi, e restituirli; rischiare la pelle (se proprio è necessario) ma senza rimirarsi allo specchio; dirsi peccatori, ma inginocchiarsi a lavare i piedi dell’altro per fare ammenda di quei peccati; sorridere e ridere e ricordare i morti quando furono vivi e seppero parlarci – con affetto, a bassa voce - delle loro vite imperfette; cercare la verità, senza alcuna maiuscola, sapendo che costa pegni, fatica e notti senza sonno; attraversare le terre di mezzo a piedi, scalzi, senza scorte fanfare sciabole titoli e cravatte”. Con una convinzione: “Sono sicuro – chiude Fava – che Paolo Borsellino, e tutti gli altri, lo apprezzeranno”.