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21/07/2020 06:00:00

Messina Denaro e le stragi /10. Il sì a Riina e l'adesione alla guerra contro lo Stato

 Continuiamo sulle pagine di Tp24, come già abbiamo fatto nelle settimane scorse, con il nostro approfondimento sulla requisitoria del pm Gabriele Paci, al processo che si sta svolgendo a Caltanissetta, nei confronti di Matteo Messina Denaro, accusato di essere il mandante delle stragi. Qui potete leggere la prima parte.

L'attentato a Baudo - Nella sentenza di Firenze e in quella di Catania che ha ricostruito l’attentato a Pippo Baudo, Avola dice che i catanesi si occuparono dell’attentato del presentatore. A Catania quando si va a bruciare la villa di Pippo Baudo, si pensa di fare un attentato analogo anche a Maurizio Costanzo, ma i catanesi vengono stoppati perché al giornalista ci stanno pensando i palermitani. A Santapaola va benissimo l’obiettivo Pippo Baudo, dà così una risposta a Totò Riina, fa vedere che è d’accordo ma allo stesso tempo evitano di fare gli attacchi diretti allo Stato. L’attentato a Pippo Baudo è anche questo rivendicato della Falange Armata.

RIINA HA IL CONSENSO PER LA STRATEGIA STRAGISTA - Riina acquisisce il consenso, lo fa coinvolgendo tutte le province, ma è lui che continua a coordinare e ad essere il regista di tutta l’operazione ed è lui che coordina le riunioni che si tengono a Palermo dopo quella di Castelvetrano dell’ottobre del 91. A quella riunione seguono una serie di riunioni operative dello stesso gruppo, tranne Mariano Agate che, improvvisamente sparisce, dopo la riunione di Castelvetrano, e lo ritroveremo in un incontro con Riina solo il 31 gennaio del 92.

Così dicono Vincenzo Sinacori, ma anche Giuffrè e Brusca sul via libera alla strategia stragista. Dal momento in cui Riina decide di far partire la guerra allo Stato, invita a farlo da subito ma non per gli atti eclatanti. La strategia è quella di cominciare da subito anche se c'è in attesa il giudizio della Cassazione che sappiamo si pronuncerà il 30 gennaio del 92.

Il gioielliere amico di Messina Denaro - Geraci Francesco, intimo amico di Messina Denaro, dirà che tra gli obiettivi che dovevano essere colpiti oltre a Falcone, Martelli e Costanzo c’erano anche altri giornalisti e personaggi dello spettacolo e c’era anche Pippo Baudo. E questo Geraci lo dice in dice nel 2019.

Messina Denaro e i Graviano - La riunione di Castelvetrano è importante per la fratellanza, per la impresa criminale che nasce tra Matteo Messina Denaro e Filippo e Giuseppe Graviano in particolare. Si legheranno a tal punto che si scambieranno i luoghi della latitanza. Messina Denaro andrà spesso a Brancaccio, i Graviano verranno a Triscina a passare alcuni periodi della loro latitanza.

 

LA COMMISSIONE REGIONALE DI COSA NOSTRA E I TRAPANESI - La Commissione Regionale esiste ed è attiva nel 92 e gli obiettivi che decide di colpire sono inseriti in un quadro di destabilizzazione nazionale. Erano presenti tutte le province siciliane. Tutti indicarono Riina presente, Santapaola, Saidda e Piddu Madonia. I collaboratori Leonardo Messina e Ciro Vara dicono che c’erano tutte le province, ma un dato che confermi la presenza di Matteo Messina Denaro non ce l’abbiamo. Ma la Commissione Reginale di Cosa Nostra non è possibile ridurla ad una riunione di condominio. Se esiste, deve coinvolgere tutti i rappresentanti, perché la prima volta che si decide la guerra allo Stato, gli effetti di quella decisione non riguardavano certamente solo Palermo. "Dopo che abbiamo detto che Palermitani e Trapanesi si dividevano il sonno, - afferma il pm Paci - viene difficile pensare che non ci siano i trapanesi nella Commissione Regionale".

Le ipotesi sulla partecipazione o meno di Matteo Messina Denaro alla Commissione Regionale sono tre. La prima, Matteo Messina Denaro era presente alle riunioni di Caltanissetta. Gli spettava, perché era di fatto il reggente della provincia di Trapani. Lui era a conoscenza della intera fase attuativa e programmatica e dà il suo consenso anche se non sarà presente alla fase esecutiva.

La seconda ipotesi, è che se Matteo Messina Denaro non ci va, ma manda qualcuno che lo rappresentava e che era autorizzato ad esprimere la sua volontà e a riferire quanto accadeva.

La terza ipotesi, nello stesso periodo, a ottobre del 91, già Messina Denaro lo sapeva da tempo e conosce il piano in tutti i particolari. Quindi c’è il suo consenso,  che ricordiamo, partecipa al tentativo di attentato a Borsellino a Marsala, partecipa all’attentato a Germanà e ad altri e va in missione a Roma e nel nord Italia per la preparazione delle stragi.  

Messina Denaro dice sì a Riina e al progetto stragista - Se Messina Denaro non c’era alla riunione della Commissione Regionale non vuol dire che non dava il consenso. Lui voleva comandare e dice sì. Milazzo di Alcamo che era di una pasta diversa, che dice no a Riina e muore per questo come, muoiono i marsalesi Caprarotta e D’amico. Il progetto di attacco allo Stato di Riina fu votato all’unanimità dall’intera Cosa Nostra e su Messina Denaro gli elementi degli inquirenti dicono che lui era consapevole, a conoscenza e pienamente consenziente al progetto stragista.