La sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani (presidente Enzo Agate) ha revocato il provvedimento con cui nel settembre 2019 la Guardia di finanza aveva sequestrato, su richiesta della Dda di Palermo, beni per un valore di oltre un milione di euro a familiari di Vincenzo Crimi, 59 anni, di Marsala, condannato in primo grado a otto anni di carcere, ma assolto in appello dall’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, nell’ambito dell’indagine “Borasco” (cocaina dalla Spagna alla Sicilia).
I beni dissequestrati, per i giudici, non sono riconducibili a Vincenzo Crimi, in quanto la figlia Luana Crimi, di 34 anni, e il compagno Gianfranco Bivona, di 36, originario di Mazara del Vallo, avrebbero redditi e disponibilità economiche autonome tali da giustificarne il possesso.
Il dissequestro è stato disposto per due società, la “Maestrale srl”, di cui Bivona è socio unico e legale rappresentante (operante nel settore nautico, è di fronte il porticciolo turistico di Marsala), e la “Sicilponteggi srl”, di cui è legale rappresentante Luana Crimi, beni immobili (villetta in costruzione in contrada Berbarello) e mobili (14 tra auto, autocarri, furgoni e un escavatore) e conti correnti bancari.
A difendere Luana Crimi e Gianfranco Bivona è stato l’avvocato Salvatore Fratelli, che spiega: “Il tribunale, dopo aver esaminato tutte le prove documentali fornite dalla difesa ed aver escusso diversi testi, ha pienamente accolto la tesi difensiva ritenendo, contrariamente a quanto sostenuto dalla Dda (ultimo parere negativo del pm Padova) la totale estraneità dei terzi Bivona e Crimi Luana e delle due società dal Crimi Vincenzo”.