La Cassazione ha confermato la condanna ad un anno e 4 mesi di reclusione che a fine settembre 2019 la Corte d’appello di Palermo ha inflitto ad una coppia di Marsala processata con l’accusa di maltrattamenti, lesioni e minacce ai tre figli adottivi stranieri. Protagonisti della vicenda sono i coniugi F.A., di 62 anni, e G.C., di 54, residenti in contrada Cuore di Gesù.
In primo grado, nel 2018, il giudice Lorenzo Chiaramonte li aveva condannati a un anno e mezzo. I tre figli adottati arrivarono a Marsala dalla Polonia nel 2004. I
tre bambini, ormai tutti maggiorenni, in Polonia erano in un istituto di assistenza perché il padre era morto per un infarto e la madre, non avendo un lavoro, non poteva mantenerli.
La svolta nella loro vita si presentò quando dalla lontana Marsala una coppia chiese di adottarli. Ma per i tre bambini, due femmine di 11 e 9 anni e un maschietto di 3, dopo le “feste” della sera in cui arrivarono nella nuova famiglia (era il 2004), la vita si sarebbe trasformata in un autentico incubo. Per questo, all’età di 15 anni, la più grande scappò più volte da casa. In primo grado, nel 2018, il giudice Lorenzo Chiaramonte li aveva condannati a un anno e mezzo. In secondo grado, la pena fu “limata” di due mesi perché alcuni capi d’imputazione, quelli più datati, erano andati in prescrizione. I tre figli adottati arrivarono a Marsala dalla Polonia nel 2004 e dal primo grado alla Cassazione sono stati assistiti dagli avvocati Laura e Salvatore Errera, che dopo la pronuncia d’appello dichiararono: “Il reato rimane e la condanna pure. Non è facile dimostrare maltrattamenti in famiglia su tre minori che non avevano rete amicale. Siamo soddisfatti perché giustizia è stata fatta, dispiace solo che i tempi della giustizia non tutelino le vittime. La prescrizione, spesso, nega la giustizia alle vittime, ma nel caso di specie il reato rimane”.
I tre bambini, ormai tutti maggiorenni, in Polonia era stati messi in un istituto di assistenza perché il padre era morto per un infarto e la madre, non avendo un lavoro, non poteva mantenerli.
La svolta nella loro vita si presentò quando dalla lontana Marsala una coppia chiese di adottarli. Ma per i tre bambini, due femmine di 11 e 9 anni e un maschietto di 3, dopo “feste” della sera in cui arrivarono nella nuova famiglia (era il 2004), la vita si sarebbe trasformata in un autentico incubo.
Per questo, all’età di 15 anni, la più grande scappò più volte da casa. E per questo, il giudice Chiaramonte, oltre ad infliggere un anno e mezzo di reclusione, condannò la coppia anche al pagamento delle spese processuali e al risarcimento danni da quantificare in sede civile. Ma con una “provvisionale” (risarcimento danni da pagare subito) di 24 mila euro. “
Grazie allo studio Errera e Perrone – affermano i tre ragazzi polacchi - la storia giudiziaria si chiude con la verità. Ormai siamo maggiorenni e abbiamo la nostra vita, ma questa storia ha segnato la nostra infanzia. Per il futuro ci auguriamo che i bambini abbiano voce”. E una delle ragazze aggiunge: “Ringrazio gli operatori della comunità dove ero collocata per il supporto e perché mi hanno cresciuta e lì ringrazio anche perché mi hanno fatto conoscere l’avvocato Laura Errera e tutto il suo studio che hanno dato voce alle nostre sofferenze e fatto emergere i nostri vissuti, con coraggio e determinazione”.