Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
14/10/2020 06:00:00

  Salemi. Imprenditoria al femminile in Sicilia si può, la storia di Maria Pia

Mai lasciarsi ingannare da stereotipi e luoghi comuni.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il numero delle imprenditrici italiane e’ percentualmente più alto rispetto a quello delle altre nazioni europee.

Se poi andiamo a consultare le statistiche che riguardano le imprese siciliane, il dato diventa ancora più sorprendente.

Essi ci dicono che, nonostante la profonda crisi dovuta da un’economia asfittica che l’Isola sta vivendo, il numero di aziende fondate e condotte da donne cresce con ritmi più veloci rispetto a quelli della media nazionale.

Consultando questi dati statistici, si apprende che, mentre nel resto d’ Italia un'impresa su cinque è "rosa", in Sicilia la proporzione è di una su quattro.

Un fenomeno, si badi bene, che non sembra legato ad incentivi e sussidi ricevuti, quando invece a una spiccata capacità imprenditoriale da parte delle donne isolane.

A confermarlo, i numeri esigui delle garanzie concesse dal Fondo per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, alle aziende siciliane. 

In Sicilia, quindi, le imprese avviate dalle donne hanno una marcia in più.

Un esempio concreto di quanto stiamo dicendo lo abbiamo a Salemi, antichissima città elima, dominante la Val di Mazara ( e non la Valle del Belice come certa pubblicistica va ripetendo superficialmente).

La protagonista della storia che raccontiamo si chiama Maria Pia Leone.

Una giovane imprenditrice che ha realizzato il suo sogno, aprendo a Salemi il birrificio artigianale “Picara”. Sono 38 in Sicilia e 6 in provincia di Trapani.

Una storia, quella di Maria Pia, in controtendenza, e che merita di essere conosciuta.

Lei, giovane appena laureata, non si arruola nell’affollato esercito di chi scappa all’estero, come tanti in questi anni hanno fatto e ancora fanno.

Apriamo una parentesi. Abbiamo mai valutato il danno economico ed antropologico causato dalla fuga di tanti giovani siciliani ricchi di talento e capacità? Chiusa la parentesi.

Quello di Maria Pia, e’ stato invece un percorso inverso: non esportazione di un cervello all’estero, ma, al contrario, conoscenze ed esperienze trasferite dalla ricca America e innestate nella Sicilia delle sue origini.

Non avrebbe potuto fare diversamente, dice.

“Le radici della mia terra, con i suoi profumi e sapori, la saggezza popolare non mi hanno lasciato mai”, sottolinea sorridendo.

Il suo e’ un racconto appassionato, come colorata di passioni e’ la sua storia vissuta in terra americana.

Subito dopo la laurea in agronomia, alcuni anni di lavoro nel settore enologico, occupandosi ovviamente della produzione del vino migliorando sempre di più le conoscenze tecniche che traduce in pratica con ottimi risultati.

Poi, nel lontano 2013, il classico lampo che ti cambia la vita.

Come attratta da un magnetico destino, intraprende il viaggio che la porta in California, terra di lussureggianti e sterminati vigneti.

La meta e’ il centro dell'industria vitivinicola californiana denominata “Sonoma Valley Appellation”.

Il “magnete” ha un nome. Si chiama “Cantina di Santa Rosa”. Siamo nella Contea di Sonoma. Nomi mitici che evocano classici del western.

Oggi sono però l’epicentro di un’ industria vitivinicola all’avanguardia.

E’ qui che la vita di Maria Pia subisce un profondo cambiamento sia sul piano professionale, sia nella sfera del privato.

Che si materializza proprio in California, terra per antonomasia del vino. Uno paradosso segnato dal destino.

E’ qui infatti che nasce la sua passione per la birra artigianale e per il suo compagno cileno Carlos Vasquez, che fa l’enologo nella “Cantina Santa Rosa”.

Lo credereste che etimologicamente parlando, “passione” e “pazienza” sono quasi sinonimi? E infatti, non può esistere l’una in assenza dell’altra. Ci vuole pazienza ( e una certa dose di fatica) per vivere appieno una passione. E tanta fatica.

E ciò che succede a Maria Pia e al suo compagno di vita.

La passione per le birre gliela trasmette paradossalmente un enologo: Tony Dimsho, il direttore tecnico della cantina Santa Rosa.

Sembra la sceneggiatura di un film di Hollywood. Non siamo nello stesso Stato?

L’enologo Tony Dimsh, oltre ad imbottigliare vini pregiati, e’ anche un esperto homebrewer. Che significa produttore di birra fatta in casa.

Nel tempo libero, Maria Pia, Carlos e Tony cominciano a produrre birra “home made” (fatta in casa) per diletto e per passione. Nei weekend on the road, andando a visitare numerosi birrifici disseminati sul vasto territorio californiano.

Ormai e’ fatta. La passione per le birre artigianali, in particolare modo per quelle IPA (acronimo che sta per India Pale Ale) la cui caratteristica sta nell’essere prodotte ad alta fermentazione, segnerà il futuro della dottoressa Leone.

Il ricco bagaglio di conoscenze pratiche e l’acquisizione di saperi tecnicamente avanzati, alimenta, ogni giorno di più il sogno di Maria Pia e Carlos: ritornare in Sicilia e aprire un birrificio tutto loro.

Cosa che avviene nel 2018, dopo tata fatica di progetti e di esperimenti, nel 2018 si concretizza il sogno con la nascita di “Picara”, il birrificio che ha sede proprio a Salemi.

L’esperienza californiana e’ servita tantissimo per la conoscenza delle birre d’ispirazione americana. Così come anche gli anni di esperienza in campo enologico, li ha avvantaggiati nell’avere un approccio scientifico nella produzione delle loro birre.

La scommessa era di coniugare le caratteristiche delle birre americane con l’utilizzo delle diverse materie prime tutte prodotte in terra siciliana.

Alla luce dei risultati ottenuti, si tratta di una scommessa vinta.

Il segreto? La “passione” per le birre americane e per la terra di Sicilia e la pazienza quotidiana di credere e lavorare sodo.

Questi gli ingredienti per la realizzazione dell’ambizioso progetto di produrre una birra wet hop (luppolo umido). Unico in Sicilia.

Che e’( lo diciamo a beneficio dei lettori) una birra che per ottenerla si utilizzano, durante la fase di produzione, luppoli freschi appena raccolti.

La tempestività nella raccolta e l’utilizzo immediato dei luppoli durante il processo di produzione permettono di ottenere un prodotto dalle caratteristiche sensoriali uniche.

Tutto questo e’ stato reso possibile a Salemi, grazie alla produzione di luppoli coltivati sulle colline salemitane dall’agronomo Nino la Grassa, nelle sue tenute di famiglia.

Una realtà produttiva che si distingue non solo per il contenuto delle bottiglie, ma anche per le etichette che, in modo originale, riportano un proverbio siciliano diverso e illustrato da una caricatura.

Un modo di trasmettere, precisa Maria Pia, al consumatore anche la cultura popolare siciliana e divulgare l’idioma isolano che ha la dignita’ di una vera lingua.

Sono quattro le tipologie di birra prodotte. Una “ Blanche”, d’ispirazione belga, ma con l’utilizzo di ingredienti prodotti in Sicilia, come la scorza d’arancia, la menta e il grano antico salemitano Capeiti”, fornito dalla Azienda Agricola Caradonna, anch’essa di Salemi, specializzata nella rivalutazione di antichi grani salemitani.

Le altre birre, “American Pale Ale”, “Amber”ed “Imperial IPA” sono invece di ispirazione anglo-americana. Mentre tra breve saranno sul mercato la “ Russian Imperial Stout” in cui viene usato il cioccolato siciliano, ed una Saison, che, come sanno gli intenditori, e’ uno stile di birra tipica della Vallonia belga.

Il prossimo obiettivo del birrificio “Picara“ è l’apertura di una tap room, dove i visitatori dell’opificio potranno degustare in loco le birre prodotte. Un modo nuovo per avvicinarsi al mondo della birra e che si sta diffondendo rapidamente un po’ dovunque.

Se poi si pensa che i prodotti siciliani, quando girano per il pianeta, portano in sé automaticamente e senza dazi la storia, la cultura, le tradizioni, la genuinità di questa terra caratterizzata dal “superlativo” in tutti i suoi aspetti, allora si capiranno le dimensioni del valore intrinseco immateriale di cui il prodotto stesso si fa messaggero.

Ce n’e’ abbastanza, come si vede, per segnare un punto a favore anche della città di Salemi, che in questo settore sembra essere all’avanguardia.

Franco Ciro Lo Re