Fermare il coronavirus, senza fermare il Paese. E' quello che cerca di fare il governo, che sta valutando un'altra decisione drastica: imporre il coprifuoco, cioè il divieto di uscire di casa, dalle 22. E la didattica a distanza per gli alunni delle scuole superiori.
È su queste nuove misure che nel governo si ragiona e si discute, anche duramente, per provare a raddrizzare in corsa la curva del virus. Con un tweet di poche battute Giuseppe Conte ha lanciato un nuovo appello agli italiani: «Rispettiamo le nuove disposizioni, seguiamo le raccomandazioni, facciamo del bene al nostro Paese...».
Ragionando con scienziati, collaboratori e ministri, il premier si è però convinto a valutare altre regole restrittive, sulla falsariga delle norme adottate in Francia. «Il coprifuoco è una cosa molto probabile», ammettono a Palazzo Chigi. Da qui a domani, quando si riunirà il Consiglio dei ministri, un nuovo provvedimento potrebbe imporre a bar, ristoranti e altri pubblici esercizi di abbassare le saracinesche alle 21 o alle 22, con controlli rafforzati e multe per chi non rispetta le regole.
E se sulla necessità di estendere lo smart working come chiede la ministra dell’Istruzione sono tutti d’accordo, tra governo e Regioni e anche dentro l’esecutivo si litiga sulla didattica a distanza per i licei. La proposta dei governatori ha fatto (molto) arrabbiare Lucia Azzolina: «Non è all’ordine del giorno». La ministra, sorpresa perché sono le stesse Regioni che a giugno non volevano inserire la didattica a distanza nelle linee guida, non ci sta a disperdere «i grandi investimenti e sacrifici fatti per la scuola». Azzolina lo ha detto ieri mattina a Conte, che ha visto faccia a faccia a Palazzo Chigi. Ma i presidenti delle Regioni, ancor più dopo che De Luca ha chiuso le scuole in Campania, insistono. Il Partito democratico ha proposto di arrivare al 50% di didattica digitale alle superiori, alternando casa e scuola.