Avrebbero percepito le pensioni di familiari deceduti. In otto sono stati denunciati dai militari della Guardia di finanza di Trapani. Nei loro confronti è anche scattato il sequestro di beni per un importo complessivo di 270 mila euro. Dalle indagini è emerso che i truffatori hanno anche incassato le indennità di accompagnamento e di invalidità.
Una frode, come evidenziano le Fiamme Gialle, resa possibile dal mancato allineamento dei sistemi informatici dell’anagrafe comunale con quelli dell’Inps, così in un primo momento era bastato il consapevole silenzio dei congiunti per intascare i soldi.
Dopo la loro morte, però, per continuare a percepire indebitamente le somme era stato, invece, necessario attestare falsamente l’esistenza in vita dei congiunti presso gli istituti di credito ove i defunti erano originariamente titolari di rapporti. In un caso, per ottenere la delega per l’accreditamento della pensione il congiunto era arrivato perfino a recarsi personalmente in banca, simulando l’esistenza di un precario stato di salute del parente già deceduto per giustificarne la mancata presentazione in banca.
Nel corso delle indagini, agli investigatori hanno, poi, accertato come tutte le somme di denaro accreditate dall'Inps fossero state riscosse in contanti allo sportello o finite direttamente ai parenti più prossimi dei beneficiari che avevano avuto, per anni, la materiale disponibilità delle carte di debito associate ai conti correnti di accredito delle pensioni.
Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di truffa aggravata e indebita percezione di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato.
Due di loro, oltre ad essersi appropriati di oltre 130 mila euro erogati dall’Inps e destinate ai congiunti ritenuti erroneamente ancora in vita beneficiavano del reddito di cittadinanza.