Rimodulato l’esecutivo regionale siciliano con l’entrata in giunta di due nuovi assessori. Hanno giurato due giorni fa, si tratta del mazarese Toni Scilla che va a ricoprire l’incarico che fu di Edy Bandiera, delega all’Agricoltura e alla Pesca, e poi dell’agrigentino Marco Zambuto con delega alla Funzione pubblica e alle Autonomie locali.
Forza Italia si rafforza all’interno dei territori della provincia di Agrigento e di Trapani, Scilla fu il primo dei non eletti in Forza Italia nonostante le sue oltre 6000 preferenze. Gianfranco Miccichè porta a casa il suo risultato.
Al momento nell’esecutivo regionale ci sono 12 uomini, manca la figura di una donna e il presidente Nello Musumeci ha già chiesto ai partiti di iniziare il dialogo al loro interno per individuare una figura femminile, quindi di effettuare una o più sostituzioni: “Sono un convinto assertore del valore che la donna rappresenta anche nella politica. E sono d’accordo con chi reputa il sistema delle “quote” una sorta di recinto che spesso penalizza il merito e, a volte, legittima l’ipocrisia. L’assenza di rappresentanza femminile nella Giunta di governo, a seguito della sostituzione dei due assessori (di cui una donna) richiesta da Forza Italia, è solo momentanea. Come è noto, ho chiesto alle forze politiche della coalizione di far sì che la parità di genere sia non solo predicata ma anche praticata”.
Il presidente ripone tutto nelle mani degli alleati: “Mi attendo, quindi, già a breve atti e scelte conseguenziali. Ma il tema ripropone, inutile nasconderlo, l’insoluto problema della selezione della classe dirigente politica in Sicilia. Siamo ancora lontani dagli obiettivi per realizzare pienamente un sistema di pari opportunità, nel quale fermamente credo. Così come è altrettanto noto, ma a quanto pare è utile ricordarlo, che, quando alla Regione ho compiuto scelte di mia esclusiva competenza, ho sempre preferito la concretezza ed il valore aggiunto femminile: il segretario generale, il capo Gabinetto, il capo Segreteria particolare, il portavoce, il responsabile anticorruzione, i direttori generali strategici sono tutte donne, ma soprattutto competenti. Con la prossima legislatura regionale, entra in vigore la riforma proposta e votata dall’attuale Assemblea, che renderà “rosa” almeno un terzo della Giunta. Ed è questa la vera scommessa che i Partiti in Sicilia debbono saper vincere, dimostrando, oltre la logica dei numeri, la volontà e la capacità di saper formare e selezionare una nuova classe dirigente, senza più penalizzazioni".
Insomma, il governatore Musumeci lo dice chiaro: la responsabilità delle scelte e delle indicazioni è dei partiti che compongono la coalizione.
Del resto il presidente ha scelto delle donne per degli incarichi di rilevanza, dalla capa di gabinetto, alla segretaria generale, a capo della segreteria particolare c’è una donna, non in ultimo la sua portavoce.
Anche qui si sono scatenate le polemiche, la portavoce è Michela Giuffrida, già deputata europea del Pd. Il fatto è proprio questo, non si scelgono per ruoli di rappresentanza e di portavoce solamente chi è politicamente vicino ma soprattutto chi è bravo. E in questo caso alla Giuffrida la dialettica e la prontezza di risposte non mancano, così come non manca la capacità politica di analisi e sintesi.
Adesso a chiedere di porre rimedio alla mancata presenza in giunta di donne è anche l’associazione delle donne manager della Sicilia: “La invitiamo pertanto a porre in essere tutti gli atti necessari per rimediare ad una scelta che vìola il principio costituzionale di uguaglianza tra i generi e che si pone in contrasto con la stessa legge regionale n.26 del 2020 che all’art.3 dispone per le prossime legislature che la nomina degli assessori da parte del Presidente debba essere effettuata 'assicurando che ogni genere sia rappresentato in misura non inferiore ad un terzo'. Ci auguriamo altresì che ella voglia prendere drasticamente le distanze dalle affermazioni sessiste pronunciate dal deputato regionale Vincenzo Figuccia per giustificare la scelta di escludere le donne dalla giunta regionale: un linguaggio e un pensiero culturalmente arretrati e inaccettabili che mortificano il lavoro degli uomini e delle donne che si battono tutti i giorni contro gli stereotipi di genere".