Diverse le critiche sollevate sulla rosa di ministri che affiancheranno Mario Draghi e che sarà sottoposta alla fiducia del Parlamento il prossimo mercoledì. Il partito Volt, in Sicilia, sensibile ai problemi di una terra martoriata e troppo spesso dimenticata dalle classi dirigenti di varia provenienza politica, interviene nel dibattito.
Il partito paneuropeo avanza più di qualche dubbio verso un nuovo Governo che ha tutta l’aria di essere l’ennesimo governo a trazione nordica. Le profonde sperequazioni territoriali, problema annoso del nostro Paese, richiedono una chiara e condivisa volontà politica, che - a prima vista, nello scorrere certi nomi - ci sembra troppo opaca.
Senza sottovalutare troppo l’evidente sottorappresentazione del profondo Sud Italia (come ormai non succedeva dal Governo Monti), né tutt’al più peccare di sterile campanilismo, Volt non intende ignorare gli interessi ancorati a certi nomi: Renato Brunetta, Vittorio Colao, Massimo Garavaglia e Giancarlo Giorgetti.
Il Sud “sognato” dal neo ministro per la Pubblica Amministrazione Brunetta è il risultato di una visione grondante di paternalismo che immagina una “nuova spedizione dei Mille” di dirigenti e funzionari pubblici del Nord verso un Sud ritenuto “meno esperto, capace e onesto”. A Colao va invece il merito di quel Piano, pensato per una ripartenza post pandemica, che portava il suo nome e infine giustamente scartato. Grave che non si facesse alcuna menzione del Sud, ignorando la peculiarità dei problemi socio-economici tipicamente meridionali.
“Ancora una volta, infine, al Governo si affaccia la Lega che per anni ha sbeffeggiato, insultato e deriso il Sud - dichiara Manfredi Cascino, Coordinatore regionale di Volt - pretendiamo chiarezza nei modi e termini di impiego dei fondi del Next Generation Eu in una delle aree più depresse d’Europa e dalla quale può seriamente ripartire la crescita dell'intera nazione”.
Massimo Garavaglia, Ministro per il Turismo, è notoriamente tra i polemisti di punta del salvinismo che, sostenendo in un primo momento la necessità di destinare maggiori investimenti pubblici al Sud, ha finito per lamentarsene. Un nome quindi che stride con l’espressione stessa di Governo di “unità nazionale”, alla stessa stregua di Giancarlo Giorgetti, uomo che impersona tutte le preoccupazioni dell’imprenditoria settentrionale. Investito di un Ministero chiave come quello dello Sviluppo Economico, è colui che sfilò ben 10 miliardi di euro dal fondo di Sviluppo e Coesione per poi dislocarli al Centro-Nord.
Volt non può restare in silenzio, attendendo speranzoso una risposta concreta a interrogativi per troppo tempo lasciati in sospeso. Il pericolo che, all’indomani della pandemia, il divario territoriale devasti la nostra terra gravando sul popolo siciliano e dell’intero Meridione, è reale.
Pur sospendendo il nostro giudizio sul Governo Draghi almeno fino alla presentazione del programma alle Camere, intendiamo rimarcare che la ripresa della nostra amata nazione debba inevitabilmente partire dal Sud, fungendo da traino per l’intera economia.
In definitiva, ci aspettiamo che il Presidente Draghi, nel discorso alle Camere, assuma dei precisi impegni verso il Sud e le Isole affinché sia realizzata l’auspicata unità sociale ed economica nazionale in maniera strutturata e definita. Finché infatti una parte consistente del territorio e del popolo italiano verrà dimenticata, l’articolo 5 della nostra Costituzione, che decanta “la Repubblica una e indivisibile”, resterà lettera morta.