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02/04/2021 20:25:00

Covid Sicilia, procuratore Trapani: "Dati falsificati, atteggiamento criminale"


(Adnkronos) "Le posso dire la verità? Questa indagine è stata la più difficile della mia vita, quella che più mi ha messo in crisi, perché sapevo che quando Palermo o la Sicilia diventavano di colore arancione e non rossa, accadeva sulla base di dati falsificati, o meglio alterati. Erano provvedimenti che non andavano presi. E' stata veramente dura, perché pensavamo ai nostri cari. Sono stati atteggiamenti criminali...". A parlare, in una intervista esclusiva all'Adnkronos, è il procuratore di Trapani Maurizio Agnello, che coordina l'inchiesta sui dati falsificati sulla pandemia che ha portato ai domiciliari la dirigente della Sanità Maria Letizia Di Liberti e altri due dipendenti. E a un avviso di garanzia all'assessore alla Salute Ruggero Razza, che ieri si è dimesso.

 


"E' stata dura per noi ottemperare a quelle disposizioni che sapevamo essere sbagliate - dice ancora il magistrato, che è anche scrittore di romanzi gialli, l'ultimo 'Ritratto del demone' - perché uno pensa ai propri figli, agli anziani genitori, alle moglie, e questi comportamenti sono stati veramente criminali, non trovo altri termini adeguati. Perché alla fine influivano su decisioni a livello centrale e regionale che dovevano invece essere frutto di una attentissima valutazione dei dati, anche dal punto di vista numerico. Perché tu fornisci numeri falsi, perché di questo si tratta. Se i 24 morti che ci sono stati in un giorno li fai diventare tre al giorno, spalmati in una settimana, e diventano 3 al giorno in più, mi chiedo come faccia a dire l'assessore Razza che i dati non venivano alterati. Non riesco a capire, da uomo della strada, come si possa fare un ragionamento del genere".

"Un'altra cosa che è emersa con forza è come è possibile che i dati venissero trasmesse dalle Asp all'Assessorato telefonicamente? Noi pensavamo che venissero mandati telematicamente per lasciare una traccia di questo passaggio. Invece no. Niente. Nel 2021 la dirigente Di Liberti telefonava ogni giorno a Catania, Siracusa, Palermo e a tutte le altre province per avere i dati. Come si fa a gestire una pandemia con le telefonate?", dice ancora Agnello all'Adnkronos.

"Si dice sempre che 'siamo in guerra', ma noi stiamo combattendo una guerra con i fucili della prima guerra mondiale, non la possiamo combattere con queste armi".

Ma perché gli indagati avrebbero agito in questo modo? "Sembra per dare una sensazione di efficienza della macchina regionale che non corrispondeva al vero", dice Agnello. Anche se il Procuratore di Trapani si dice "certo" che "dai telefonini e dai computer sequestrati verrà fuori altro, ma tanto altro ancora". "Dai primi WhatsApp che abbiamo visto c'è parecchio materiale...".

Poi il magistrato sottolinea con forza: "Abbiamo accertato da tempo che la politica allungasse le mani sul settore della sanità, perché dà soldi e potere". "Una cosa giusta l'ha detta Razza, in una intercettazione, cioè che quanto stava accadendo era il 'fallimento della politica'. Ed è vero. I siciliani si sono assuefatti a una politica che decide tutto nella sanità". Poi avverte: "La politica deve imparare a fare invece un passo indietro".

Ieri ha sollevato scalpore la frase detta dall'assessore Ruggero Razza durante una intercettazione alla dirigente Di Liberto: "Spalmiamo i morti su più giorni". "Quello che c'è sotto fa davvero riflettere - dice ancora il Procuratore Agnello - Parlavano di morti, di 24 persone decedute. Il cinismo alla fine sottostante ci ha lasciato veramente con l'amaro in bocca. E' stata l'unica indagine veramente difficile, con le mie colleghe abbiamo pensato ai nostri cari".

Sulla scelta di Ruggero Razza di avvalersi della facoltà di non rispondere, il magistrato dice: "Io ho sempre pensato che un amministratore pubblico debba dare giustificazione di quello che ha fatto o detto, quindi mi aspettavo ieri che rispondesse, anche solo un paio di battute. Ad esempio sull'ultima intercettazione con il Governatore. Invece ha scelto il silenzio...".

Dalle carte emerge come il 19 marzo scorso Palermo doveva diventare zona rossa, per i numeri di positivi. Ma dopo 24 ore i numeri cambiarono e restò arancione. Come si evince da una intercettazione, il Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, dopo avere appreso che i nuovi numeri di contagio sono aumentati (255 solo a Palermo), parla della "necessità di istituire la zona rossa" ma l'assessore alla Salute Ruggero Razza tergiversa e poi dice che "non serve più". A informare, Razza, come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, è la dirigente Letizia Di Liberti: "Ruggero, secondo me, noi, Palermo dobbiamo fare zona rossa. 500 positivi solo in provincia di Palermo, di cui 250…..". "Oggi?". "Sì, di cui 255 solo in città. Ti mando ora tutti i comuni della provincia". "Ma i 500 sono oggi?". "Oggi, oggi, oggi! Non è lunedì e quindi non abbiamo il problema del sabato e domenica, oggi è venerdì e sono quelli di ieri. Abbiamo controllato i laboratori, i comuni…..è che ci sono in tanti comuni, ci sono comuni con 39, 29, ci sono nuovi focolai".

"Stasera ne dobbiamo parlare, voglio anticiparlo al Presidente…", dice Razza. "E quindi, non lo so, ti sto girando pure i comuni", replica la dirigente. "Girami i comuni, ma verifichiamolo questo dato". "E lo so, è una mattinata, lo vedi che è tardi che sono le tre e mezza, …inc… Verifichiamo anche una serie di valutazioni che devono essere fatte e casomai le facciamo domani". "Vabbò, a questo punto, vabbè vedo un poco, da controllare, va bene, ciao". "L’assessore Razza - dice il gip - informa il Presidente Musumeci della drammatica situazione dei contagi da Covid-19 venutasi a creare a Palermo e nella Provincia, confermandogli che è stata superata la quota di 250 contagi per 100.000 abitanti e si impone la necessità di instituire la 'zona rossa”". Alla fine però Palermo resta arancione. (di Elvira Terranova)