Non provata l’accusa di una “forchettata” al collo, e quindi caduta l’aggravante dell’uso di arma impropria, e concessa l’attenuante della provocazione (al suo rientro a casa, la compagna l’avrebbe colpito con un pugno in faccia), il 49enne marsalese Nicola Barraco, processato per lesioni personali gravi, se l’è cavata con una condanna a due mesi di reclusione, con pena sospesa, e pagamento di un risarcimento danni da quantificare in sede civile.
La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico del Tribunale di Marsala Andrea Agate. Barraco era accusato di avere picchiato la compagna, Samantha Trapani, di 33 anni.
Lei, al Pronto soccorso disse di essere stata anche ferita a colpi di forchetta, ma il giudice, sulla base del referto medico e non essendo emerse altre prove certe in proposito nel corso del processo, ha escluso l’aggravante dell’uso dell’arma-forchetta. A scatenare la furia di Barraco sarebbe stato il pugno ricevuto in faccia dopo avere aperto l’uscio di casa. La donna sarebbe stata, quindi, spinta sul pavimento, cadendo su un tavolino, e poi, secondo il suo racconto, tenuta ferma (lui le sarebbe stato sopra a cavalcioni) e colpita con pugni al viso, fino a provocarne lo svenimento. Tre giorni dopo, Barraco fu arrestato. Era fine giugno 2019. Due settimane dopo, fu rimesso in libertà, ma con il “divieto di avvicinamento” alla sua ormai ex compagna. “L’accusa si è sgonfiata” commenta l’avvocato difensore Diego Tranchida. La donna si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Vito Cimiotta. Nel dettaglio, a Barraco si contestava di avere provocato alla compagna la “frattura delle ossa nasali, ecchimosi ed ematomi diffusi alle braccia e al volto, lesioni puntiformi da graffi al collo e alle braccia”. Ferite che i medici giudicarono guaribili in 40 giorni. All’epoca del fatto (23 giugno 2019) Samantha Trapani viveva con il Barraco in via Lazzara. Convivenza, naturalmente, interrotta con la furiosa lite.