Da barista a giardiniere volontario per riconoscenza.
E’ la storia di un uomo semplice in tempo di corona-virus, in una città tra le prime in Sicilia ad essere stata “marchiata” zona rossa.
Salvatore Drago, barista di Salemi, è tra coloro che hanno subito gli effetti più gravi in seguito alle restrizioni per limitare la diffusione dell’epidemia da COVID-19.
La perdita del lavoro, in una realtà in cui la disoccupazione è un fenomeno endemico le conseguenze sono più drammatiche che altrove.
Salvatore, padre di due figli e con 47 anni di età, ha subito questa triste sorte.
Il suo datore di lavoro, per la mancanza di clienti, è stato costretto a licenziarlo.
Come mantenere la famiglia con due figli minorenni in modo onesto e dignitoso?
Non ha avuto alternative. Non avrebbe voluto , ma è stato costretto a ricorrere agli aiuti statali. Da alcuni mesi percepisce il reddito di cittadinanza.
Ma, diversamente da altri percettori del famigerato reddito di cittadinanza che magari continuano a svolgere attività in nero ( le cronache raccontano di questi casi quotidianamente), Salvatore Drago, sentendosi in debito nei confronti della società, ha preso una decisione che gli fa onore.
Si è improvvisato giardiniere. Ha deciso di prestare la propria opera gratuitamente in favore della collettività.
Con alcune attrezzature adatte allo scopo, da alcuni giorni gira con la sua auto, alla ricerca di verde pubblico abbandonato all’incuria.
Le mattinate le trascorre curando e pulendo gli spazi verdi disseminati lungo il paese, come nella piazza Libertà (nella foto), in periferia, e anche nella parte esterna del palazzetto dello sport.
Una opera pubblica, questa, che ci fa venire in mente la sua singolare vicenda, a cominciare dalla sua fantomatica inaugurazione avvenuta nel lontano giugno di 14 anni fa.
Diciamo fantomatica, perché la tenso-struttura , finanziata dal Ministero dell’Interno con 1milione e 400 mila euro, dopo solo alcuni mesi venne chiusa per infiltrazioni piovane. Qualcosa non era stato realizzato a norma. Si impose la chiusura temporanea, giusto il tempo per riparare le falle, si disse allora.
Ma, si sa. Tutto ciò che è temporaneo, in Sicilia diventa inevitabilmente permanente.
Gli anni passano. I sindaci si alternano. Si va di rinvio in rinvio.
Finalmente, nell’ottobre del 2019 ne viene annunciata la riapertura. Ma sarà solo per un evento. Ancora una volta i battenti si richiudono. Oggi si riparla di un epilogo positivo entro l’anno.
Ecco. Due tipi di narrazione stridenti tra loro.
Da una parte, la vicenda infinita di un intervento pubblico, dall’altra il comportamento spontaneo e immediato di un privato cittadino.
Da una parte, la pubblica amministrazione che non sente nemmeno il bisogno di chiedere scusa alla cittadinanza per i ritardi biblici accumulati per la realizzazione di un’opera.
Dall’altra la manifestazione concreta di riconoscenza da parte di un padre di famiglia verso lo Stato per il sostegno ricevuto.
Ma oltre che in quelli di covid, siamo anche in tempi di inverecondi trasformismi e aspettarsi una profonda autocritica è davvero utopistico.
Franco Ciro Lo Re