E' prevista questa mattina davanti alla Corte d'Assise di Trapani la sentenza al processo che vede imputati i dieci presunti falsi testimoni ascoltati, sempre in Corte di Assise a Trapani, al processo per l’omicidio di Mauro Rostagno, il giornalista e sociologo ucciso il 26 settembre del 1988 a Lenzi.
Tra gli altri imputati il luogotenente dei Carabinieri Beniamino Cannas per cui il pm Sara Morri ha chiesto la prescrizione. Il difensore di Cannas, De Luca, pur non rinunciando alla prescrizione ha chiesto al giudice di pronunciare una assoluzione. Secondo i familiari di Rostagno, Cannas avrebbe detto poco prima del delitto che Rostagno aveva avuto concesso un mese di vita in più. Parole che secondo i giudici furono dette da Cannas al giornalista Alberto Cavallone della trasmissione Rai Telefono Giallo condotta dal giornalista Corrado Augias. Cannas ha sempre negato di avere detto quella frase. Lo stesso Augias ascoltato in Corte di Assise ha detto che Cavallone non gli disse mai di avere ricevuta quella confidenza da un carabiniere.
Sono tre gli anni, invece, chiesti dal pm il giornalista Salvatore Vassallo, collega di Rostagno a Rtc. Vassallo in dibattimento non ha voluto indicare alla Corte di Assise, a quale investigatore si rivolse dopo aver appreso da un impiegato di banca, Ignazio Placenza, la notizia che Rostagno sarebbe stato presto eliminato.
C’è anche un colloquio tra lo stesso Vassallo e la figlia, sul quale si è indagato, avvenuto subito l’interrogatorio per il quale era stato convocato in Procura a Trapani. Vassallo disse alla figlia che sapeva delle cose ma che non poteva dirle. “Ho sempre sostenuto – ha detto Vassallo in aula – che Rostagno era stato ucciso da Cosa nostra e lo andai a dire subito dopo il delitto quando venni sentito dalla Squadra Mobile. Da allora in poi non sono stato mai più sentito se non durante il processo in Corte di Assise e confermo ancora oggi di non ricordare a quale investigatore della pg andai a dire la circostanza di quel colloquio che mi suscitò preoccupazione perché si trattava di una persona imparentata con un mafioso di Buseto Palizzolo”.
Rinuncia alla prescrizione un altro imputato, il luogotenente della Guardia di Finanza Angelo Voza. Il pm Morri ha chiesto l’assoluzione, ma l’imputato ha voluto mettere per iscritto la rinuncia alla prescrizione per ottenere una assoluzione piena. Voza è investigatori di punta a Trapani e fu scelto dal pm Carlo Palermo quando arrivò a Trapani nel 1985. Voza ha firmato il rapporto che portò al processo per la massoneria segreta Iside 2 di Trapani, scoperta nel 1986. Conosceva bene Rostagno e fui lui stesso a raccontare alla Corte d’Assise di quando fu testimone delle minacce rivolte a Rostagno da parte del capo mafia di Mazara Mariano Agate.
Non si aspettava certo di finire tra del gli indagati come falso testimone per la vicenda del giornalista Vassallo. Per i giudici Voza non ha detto che Rostagno si era rivolto a lui per riferire delle minacce indirette di Placenza raccolte da Vassallo. “Il processo - ha sostenuto l’avv. Magaddino – ha dimostrato che non esiste alcun elemento idoneo a dimostrare che il Voza fosse a conoscenza delle minacce proferite dal Piacenza all’indirizzo di Rostagno e che, di conseguenza, la testimonianza fornita alla Corte di Assise di Trapani possa qualificarsi come falsa o reticente”.