L'intelligenza artificiale contro i mafiosi. E una strategia spinta fino alle tecniche di digital forensic - ricognizione, indagine, analisi e acquisizione di ogni informazione utile con le banche dati - per cogliere ogni indizio e mossa del «nuovo manager mafioso». Giuseppe Zafarana, comandante generale della Guardia di Finanza, ha illustrato alcuni giorni fa alla commissione Antimafia presieduta da Nicola Morra (M5S) i nuovi indirizzi operativi e investigativi. L’infiltrazione criminale nell’economia è immanente, gli affari illeciti milionari. Il contrasto si fonda sempre di più su strumenti di intelligence di polizia economica e finanziaria.
La strategia delle Fiamme gialle punta a unire le due sfide e ad accorciare il più possibile i tempi degli accertamenti dei due fronti fino a una procedura più o meno contestuale. Zafarana ha spiegato le «tre direttrici per rafforzare la lotta alle mafie». La prima spinge sulla specializzazione dei finanzieri «nell’area della digital forensic» destinata ad «adeguare i metodi investigativi». Viene rafforzata sempre di più «la proiezione all’estero» dell’azione informativa e operativa. La Finanza investe, inoltre, sullo «sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale» proiettati «su analisi di rischio in funzione la più possibile predittiva in modo da cogliere tempestivamente i segnali di infiltrazione mafiosa».
Il mirino dei finanzieri è puntato, tra gli altri, su due obiettivi: cambi nelle cariche sociali, modifiche nelle quote sociali. L’elenco degli «alert di rischio» è sul tavolo, già i primi risultati fanno impressione. «Nel periodo compreso tra marzo e dicembre 2020 - ha reso noto il generale Zafarana - ci sono stati oltre 14mila atti di compravendita di quote societarie per un valore complessivo dichiarato di circa 22 miliardi di euro».
Con la fatturazione elettronica si è ridotto «sensibilmente il tempo intercorrente tra l’illecito penal-tributario e quello in cui l’amministrazione finanziaria e quindi anche la Gdf sono in grado di intercettare gli indizi tipici». Un «modello di azione» fondato non solo «per reprimere ma anche per prevenire l’illegalità mafiosa». È il metodo di Giovanni Falcone, follow the money. Il comandante generale della Finanza sottolinea fin dall’inizio dell’audizione come «le organizzazioni criminali ricorrano sempre più di frequente a reati di natura tributaria». Al tentativo di evasione fiscale si somma quello di dare una parvenza di legalità a operazioni finanziarie criminose.