Distribuito digitalmente da qualche giorno, ma prodotto nel 2014 in un garage a Marsala.
E' "Stanza 1616", il lavoro del musicista Nando Fiorino, in arte "Il cavallo di Torino".
Si può trovare sulle piattaforme Youtube e Spotify.
Si dice che nei pressi della sua casa torinese, Nietzsche, vedendo un cavallo adibito al traino di una carrozza fustigato a sangue dal cocchiere, perché non voleva muoversi, abbracciò l'animale, pianse, finendo per baciarlo; in seguito cadde a terra urlando in preda a spasmi. Questo sarebbe uno dei primi episodi che preannunciavano il suo crollo psicologico.
Il regista ungherese Bèla Tarr, prendendo spunto da questo episodio, scrisse il soggetto per il suo film: A Torinói Ló (in italiano: Il Cavallo Di Torino).
"Sono sempre stato affascinato dalla “pazzia”; nella mia vita per essa ho provato diversi sentimenti e stati d’animo, anche contrastanti: desiderio, paura, amore, odio; l’ho divinizzata e l’ho anche bandita; ho visto la luce in essa, ma anche la perdizione; ne ho avuto compassione, ma anche disprezzo; sono entrato in simbiosi con essa, ma l’ho anche sentita lontanissima da me. Ma soprattutto la “pazzia” è quasi sempre stata la mia musa ispiratrice" spiega Nando Fiorino.
La Stanza 1616 è "un limbo psicofisicosociale indefinito nel quale mi sono trovato alcuni anni fa. In essa ho provato eccitamento produttivo e stantia rassegnazione; ho attaccato, con pugni ben assestati, ma mi sono anche difeso continuamente; ho provato amore, odio, gelosia, gelosia retrospettiva; mi sono pentito di molte cose; ho vissuto stati di ossessione, d’introspezione ed analisi; ho ricevuto soprusi, lagnanze, accuse ingiustificate; mi sono adeguato pedissequamente alle regole sociali, ma le ho anche bandite; ho avuto voglia di correre, di scappare, di evadere, di gridare! sì! di gridare a squarciagola!".