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05/06/2021 06:00:00

Brusca libero, le reazioni. L'appello di Maria Falcone, il pensiero di Caselli e Grasso

Continua a far discutere e a dividere la scarcerazione di Giovanni Brusca. Il boia di Capaci, l’uomo che ha strangolato e sciolto nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, da qualche giorno, e con 45 giorni di anticipo rispetto alla fine naturale della pena, dopo 25 anni di carcere è tornato in libertà.

Continuano le reazioni (ne abbiamo parlato qui). E sulle scuse che l’ex boss di San Giuseppe Jato rivolge nel video girato cinque anni fa, quel fronte politico che era scettico sul suo reale pentimento, rincara la dose e propone una revisione della legge sui pentiti.

Salvini - “E spregevole commenta Salvini. Per il leader della Lega, “chi ammazza deve stare in galera. Sapere che oggi un delinquente, assassino, mafioso come Brusca, è libero, non può essere l’idea di giustizia che abbiamo in Italia. Salvini ribadisce la richiesta di una modifica della legge sui pentiti. Le dichiarazioni di Salvini fanno il paio con quanto dichiarato da altri leader politici, da Giorgia Meloni a Enrico Letta. Il presidente della commissione antimafia Nicola Morra: “I mafiosi si presentano come detenuti modello, per lucrare i benefici che la legge gli concede.

L’ex giudice Silvana Saguto - Sul pentimento di Giovanni Brusca si è espressa con parole dure, l’ex giudice Silvana Saguto, condannata a otto anni a seguito dell’inchiesta per la gestione dei beni confiscati alla mafia. In un’intervista a La Sicilia, la Saguto che ha avuto a che fare con Brusca, sostiene che il boss ha il suo patrimonio grazie a dei prestanome e per questo, secondo la Saguto, è da ritenersi subdolo. “Nelle sue dichiarazioni ha parlato sono dei suoi nemici. Non ha mai messo ad disposizione i suoi beni. Una persona indegna, e ora viene liberato". 

Maria Falcone – Se da un lato la sorella del giudice ucciso dal tritolo detonato da Giovanni Brusca, ha dichiarato che la legge va rispettata, dall’altro fa ora un appello a tutte le forze politiche affinché si impegnino, dopo la scarcerazione di Brusca, nella riforma della legge sull’ergastolo ostativo che La Corte Costituzionale ha già sollecitato. Maria Falcone ha lanciato un input per scongiurare altre scarcerazioni. “Voglio dire a tutti i nostri parlamentari e a tutte le forze politiche, molte delle quali votarono la legge sui pentiti voluta da mio fratello, che oggi hanno l’occasione per dimostrare che la lotta alla mafia resta una priorità del Paese e che possono, al di là delle parole, attraverso una normativa giusta, evitare scarcerazioni e permessi ai boss che mai hanno interrotto il loro legame con l’associazione mafiosa”. Maria Falcone prosegue così: “Concedere dei benefici a chi neppure ha dato un contributo alla giustizia sarebbe inammissibile e determinerebbe una reazione della società civile ancora più forte di quella causata dalla liberazione, purtroppo inevitabile, del “macellaio” di Capaci”.

Pietro Grasso - “Chi conosce la guerra dello Stato contro le mafie degli ultimi trent’anni non può cedere all’onda di indignazione emersa dalla pancia del Paese per la scarcerazione di Brusca. E’ una posizione irragionevole. E lo dice chi doveva essere vittima di un attentato stragista”. Grasso, non è sorpreso dalla scarcerazione di Brusca. “E stato condannato dai giudici con sentenze definitive dopo aver ottenuto una attenuante, per la collaborazione. Non convincono Grasso le reazioni della gran parte della politica. “Mi paiono la strumentalizzazione di un sentimento per il quale si deve avere rispetto, come il dolore e la rabbia, delle vittime, che a loro volta vanno rispettate. Ma non si può chiedere l’annullamento della legge".

 Giancarlo Caselli - L’ex provuratore di Palermo Gian Carlo Caselli non ha dubbi: la legge sui pentiti è una vittoria dello Stato. Intervenuto ai microfoni de Il Dubbio, l’ex magistrato ha sottolineato che Giovanni Falcone, vittima di Brusca, è stato uno dei principali sostenitori della legge che consente al suo killer di essere scarcerato, ma non solo. In Italia i criminali pentiti vengono processati e condannati con pene ridotte, mentre altrove i collaboratori di giustizia «possono godere di una completa immunità per i reati commessi». Gian Carlo Caselli ha poi evidenziato che senza la legge sui pentiti «di strada contro la mafia ne avremmo fatta e ne faremmo molto poca»: «Se allo Stato i pentimenti dei mafiosi sono utili (e lo sono), proprio per questo uno Stato responsabile deve incentivarli. Con misure previste da una legge ad hoc, senza i sotterfugi e le vischiosità che fisiologicamente caratterizzano la collaborazione dei semplici “confidenti”».