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09/06/2021 07:38:00

Mafia, processo "Annozero": contestate le intercettazioni 

 Suoni e rumori si confondono. Impossibile ascoltare e trascrivere quell’intercettazione. Quanto trascritto ha soltanto un carattere probabilistico”.

E’ quanto ha sostenuto, in estrema sintesi, un consulente tecnico della difesa nel processo d’appello degli abbreviati “Annozero”. Il consulente della difesa è il professor Mirko Grimaldi, docente dell'Università del Salento e direttore del Centro di Ricerca Interdisciplinare sul Linguaggio.

Grimaldi è stato ascoltato in Corte d’appello, a Palermo, su richiesta dell’avvocato Gianni Caracci, difensore degli imputati Nicola Accardo e Antonino Triolo.

La deposizione del consulente difensivo, spiega il legale, “è stata ammessa dalla Corte dopo che avevamo avanzato una serie di perplessità in ordine alle effettive possibilità tecniche di trascrivere una conversazione intercettata che sarebbe avvenuta tra i miei due clienti nel settembre 2016 nel corso della quale, secondo l'ipotesi accusatoria, i due parlerebbero di pizzini da veicolare a Matteo Messina Denaro”. Il professor Grimaldi ha affermato che dell'analisi audio del file della registrazione, secondo le conclusioni della comunità scientifica, la conversazione intercettata, per le sue caratteristiche, non poteva essere trascritta. E sulla base della deposizione l’avvocato Caracci ha invocato la sua inutilizzabilità. Nell’aula bunker del Pagliarelli, il procuratore generale terrà la sua requisitoria il 20 settembre, mentre il 25 ottobre inizieranno le arringhe difensive. In primo grado, l’11 novembre 2019, il gup Cristina Lo Bue ha inflitto 143 anni di carcere a 13 dei 14 imputati. La pena più severa (19 anni e 4 mesi) è stata per il campobellese Vincenzo La Cascia, mentre a 18 anni e 4 mesi è stato condannato il suo compaesano Raffaele Urso, detto “Cinuzzo”. Entrambi sono considerati due boss di primo livello negli organigrammi di Cosa Nostra belicina, capeggiata dal superlatitante Matteo Messina Denaro. A 15 anni, invece, è stato condannato Nicola Accardo, ritenuto il capomafia di Partanna. Queste le altre condanne: dodici anni al campobellese Filippo Dell’Aquila e al partannese Antonino Triolo, undici anni e 4 mesi ai castelvetranesi Giuseppe Paolo Bongiorno e Giuseppe Tilotta, undici anni a Calogero Guarino, anche lui di Castelvetrano, dieci anni e 8 mesi a Leonardo Milazzo, altro castelvetranese, otto anni e 4 mesi al campobellese Andrea Valenti, otto anni al mazarese Angelo Greco, tre anni e 4 mesi al campobellese Mario Tripoli, assolto però dall’accusa di associazione mafiosa, e due anni e mezzo a castelvetranese Bartolomeo Tilotta, imputato soltanto per favoreggiamento. Per alcuni di loro, il gup ha sentenziato l’assoluzione per qualche capo d’imputazione. Il gup ha, inoltre, deciso la confisca delle imprese individuali “Triolo Antonino” e “Tilotta Bartolomeo”. L’unico imputato ad uscirne completamente indenne è stato il 40enne castelvetranese Giuseppe Rizzuto, assolto perché “il fatto non sussiste” dall’accusa di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. A difenderlo è stato l’avvocato Francesco Moceri.