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02/07/2021 07:42:00

"Ecco come funziona la truffa dei cantieri a Marsala"

E’ stato un maresciallo dei carabinieri del nucleo in seno all’Ispettorato del lavoro di Trapani a spiegare, in Tribunale, a Marsala, i dettagli dell’indagine che poi è sfociata nel processo che per truffa aggravata all’Inps e falso ideologico vede imputate 40 persone (“Di Dia Giovanni + 40”).

“Su due cantieri che risultavano sulla carta – ha detto il maresciallo Lombardo rispondendo alle domande del pm Piscitello - non abbiamo trovato nessuno. Un cantiere doveva essere in via Itria, a Marsala, e l’altro alla cantina sociale di Rilievo, a Trapani. In entrambi i casi, i lavori erano stati effettuato parecchio tempo prima. E risultava chiusa da tempo, in corso Gramsci, a Marsala, la sede dell’impresa. Ai numeri civici 128 e 130 c’erano, infatti, due saracinesche chiuse e si vedeva chiaramente che non venivano aperte da diverso tempo. Poi, la sede è stata spostata a Partinico. Abbiamo controllato anche li, ma anche a Partinico abbiamo trovato chiuso. Dalle carte, inoltre, emerge che al massimo sono stati pagati due operai... Abbiamo dato alla Agema la possibilità di fornire spiegazioni e giustificazioni, ma non abbiamo avuto alcuna risposta”. Secondo l’accusa, l’ammontare della truffa all’Inps sfiora i 270 mila euro. Imputati sono alcuni imprenditori e loro dipendenti, almeno sulla carta, che in concorso avrebbero chiesto e ottenuto indennità di disoccupazione, per l’accusa non dovute, tra 600 e 12 mila euro ciascuno. Gli imprenditori sotto processo sono Giovanni Di Dia, di 51 anni, di Marsala, Salvatore Leggio, di 42, di Partinico, e Giuseppe Romualdo Bonafede, di 62, marsalese, ma residente a Trappeto. I tre sono imputati anche per associazione per delinquere. La vicenda ruota attorno all’impresa edile “AGEMA srl” di Marsala, di cui Di Dia è stato amministratore unico dal 30 gennaio 2014 al 30 luglio 2015, mentre Leggio ha ricoperto analoga carica dal 31 luglio 2015 in poi. Bonafede, invece, dell’Agema sarebbe stato responsabile pro-tempore. Secondo l’accusa, i tre si sarebbero associati allo scopo di truffare l’Inps, stipulando con i “falsi operai” contratti per “false assunzioni”, per poi interrompere i rapporti con “falsi licenziamenti”. Ciò al fine di fare incassare a 43 marsalesi “indennità di disoccupazione”: da circa 600 ad oltre 12 mila euro a testa.

I fatti contestati sono relativi al periodo tra il 2014 e il 2016.

Cinque dei “falsi operai”, davanti al gup, hanno preferito patteggiare la pena.

Tra gli avvocati difensori dei 37 operai attualmente alla sbarra ci sono Gianpaolo Agate, Francesco Moceri, Vito Cimiotta, Duilio Piccione, Alessandro Casano, Giacomo Frazzitta, Piero Marino, Stefano e Gabriele Pellegrino, Giovanni Galfano, Massimiliano Tranchida, Edoardo Alagna, Silvia Di Girolamo, Salvatore Fratelli, Leo Genna, Gaetano Di Bartolo, Walter Renda, Giacomo Pipitone, Graziella Rallo, Francesca Frusteri, Vincenzo Sammartano e Francesca Lombardo.