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05/07/2021 07:13:00

Operazione antimafia tra Palermo e Trapani: 81 arresti. Colpita la famiglia Vitale 

Maxi blitz antimafia in Sicilia occidentale. I carabinieri del Comando provinciale di Palermo e la Direzione Investigativa Antimafia hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 85 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, reati in materia di armi, estorsione e corruzione.

Sono 63 le persone che sono state portate in carcere, 18 agli arresti domiciliari e 4 sottoposte a obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria.

L'operazione, che si è svolta nella provincia di Palermo e in altre regioni italiane, è stata coordinata dalla Dda.

In particolare i carabinieri, col supporto di unità cinofile, del nucleo elicotteri e dello squadrone cacciatori di Sicilia, hanno eseguito 70 provvedimenti cautelari tra Palermo, Trapani, Latina, Napoli, Roma e Nuoro.

Qui i nomi di tutti gli arrestati. 

Tra le misure emesse 3 sono per associazione mafiosa e una per concorso esterno in associazione mafiosa. Disarticolate inoltre 5 organizzazioni di trafficanti di stupefacenti i cui componenti sono accusati di produzione e traffico di marijuana cocaina e hashish, ma anche di reati in materia di armi e contro la pubblica amministrazione come la corruzione di un agente della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo.

La Direzione Investigativa Antimafia, invece, nelle province di Palermo, Trapani, Roma, Milano, Reggio Calabria e Cagliari, ha arrestato quattordici persone: dieci sono finite in carcere e quattro agli arresti domiciliari e ne ha sottoposta una all'obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione alla polizia giudiziaria. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione finalizzata alla coltivazione, alla produzione e al traffico illeciti di sostanze stupefacenti.

L'inchiesta nasce da accertamenti avviati dai carabinieri della Compagnia di Partinico nel novembre 2017 su Ottavio Lo Cricchio, imprenditore del settore vinicolo, e Michele Vitale, esponente della famiglia mafiosa dei Vitale, storici capi del mandamento mafioso di Partinico.

Arrestata Giusy Vitale
La notizia della sua collaborazione con la giustizia scosse Cosa nostra. Oggi Giusy Vitale, sorella dei capi del mandamento mafioso di Partinico Leonardo e Vito, torna in carcere nell'ambito dell'indagine che ha portato all'emissione di 85 misure cautelari. Passata alla guida del clan dopo la detenzione dei fratelli Leonardo e Vito, poi divenuta collaboratrice di giustizia, per i pm sarebbe al centro di un grosso traffico di droga. Con lei sono stati arrestati anche la sorella Antonina e il nipote Michele Casarrubia.

Nel novembre 2018, Casarrubia va a Roma per trattare l'acquisto di un'ingente quantità di cocaina con Consiglio Di Guglielmi, detto Claudio Casamonica, personaggio di vertice dell'omonimo clan romano, successivamente morto per Covid. All'incontro, interamente registrato dagli inquirenti, partecipa tra gli altri anche l'allora collaboratrice di giustizia oggi accusata di aver acquistato cocaina da fornitori calabresi a Milano e Bergamo. Le conversazioni registrate tra la Vitale e il nipote hanno messo in luce il suo ruolo nel traffico di stupefacenti. "E' assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall'ambiente criminale in genere e da Cosa nostra in particolare", scrive il gip.

Tra gli episodi che dimostrano che non avrebbe mai rotto il suo legame col clan c'è una sua conversazione col nipote del dicembre 2018 a Roma. Casarrubia, nell'informare la zia delle dinamiche criminali della cosca di Partinico, le riferisce che, a seguito di un furto di marijuana commesso dal cugino Michele Vitale, questi era stato convocato dai vertici della cosca per rendere conto del suo gesto. La donna, per nulla sorpresa, risponde che l'iniziativa è assolutamente fisiologica perché conforme alle regole di Cosa nostra.

Legami tra boss e politici
Nel corso dell'inchiesta sono emersi legami tra boss e alcuni politici della provincia di Palermo, in particolare di Partinico. Una scoperta che nel luglio 2020 aveva già determinato lo scioglimento del Consiglio Comunale di Partinico, disposto su proposta della Compagnia dei Carabinieri proprio per i condizionamenti mafiosi dell'attività amministrativa.
Il provvedimento ha riguardato esclusivamente il Consiglio Comunale poiché nel maggio del 2019 il sindaco aveva già rassegnato le dimissioni e la Giunta era decaduta.

 Il blitz della Dda che ha portato in carcere oggi 81 persone in provincia di Palermo ha permesso di individuare 5 organizzazioni di trafficanti di droga che operavano tra Palermo, la provincia e Trapani.

La necessità di non compromettere i guadagni garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala ha imposto una sorta di pax tra i vari gruppi, tutti legati ai clan mafiosi, per la gestione territoriale dei flussi di droga. Da questa esigenza la definizione di un precario equilibrio caratterizzato da una costante fibrillazione che si è manifestata con numerosi danneggiamenti, spedizioni punitive ed atti incendiari riconducibili all'uno o all'altro gruppo criminale, sempre in procinto di portare lo scontro ad un livello superiore.

E' emersa, scrive il gip, "l'immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali che consente di presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le più attive nell'ambito criminale del traffico di stupefacenti".

Un gruppo era diretto da Michele Vitale, della storica famiglia mafiosa di Partinico, un altro aveva al vertice un'altra Vitale, Antonina, sorella della ex pentita Giusy e dei boss Leonardo e Vito, e il figlio Michele Casarrubia. C'erano poi la banda con a capo Nicola Lombardo e Nunzio Cassarà, quella diretta dai fratelli Maurizio e Antonino Primavera e quella capeggiata dai fratelli Gioacchino e Raffaele Guida, Massimo Ferrara e Angelo Cucinella.

Le organizzazioni si erano divise la gestione dei fiorenti traffici di droga per la Sicilia occidentale rifornendo stabilmente le piazze di spaccio della provincia di Trapani e di Palermo, dove operavano i referenti del gruppo Guida. In provincia di Palermo il controllo sulle vendite era esercitato dall'organizzazione Casarrubia-Vitale. Gran parte della cocaina arrivava dal basso Lazio tramite i corrieri dei Guida. Altro canale di approvvigionamento era assicurato dalla Campania in accordo con clan camorristici locali i cui interessi venivano rappresentati dai fratelli Visiello, esponenti del clan di Torre Annunziata. L'hashish veniva invece da Palermo.