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10/07/2021 06:00:00

Borrometi e i fratelli "delinquenti". La testimonianza del giornalista al processo per diffamazione

 Paolo Borrometi, da persona offesa e non ammesso come parte civile, si presenta al banco dei testimoni il 7 luglio scorso al Tribunale di Ragusa nel procedimento contro Corrado Romano, imputato per il reato di diffamazione.

“Sei solo un parassita di merda per dire certe parole sciacquati la bocca con l’aceto”, scriveva su Facebook Corrado Romano a commento di un articolo a firma di Paolo Borrometi del 14 luglio 2017 dal titolo “Pachino come Napoli, escono dal carcere i ‘fratelli delinquenti’ Aprile: scatta la festa con selfie e fuochi d’artificio”.

Accusati di tentata estorsione aggravata ai danni dell’on. Pippo Gennuso, in sede di riesame, i fratelli Giuseppe, Giovanni e Claudio Aprile venivano scarcerati su disposizione del presidente della Camera di Consiglio della V sezione penale di Catania, il dott. A. Caruso, l’11 luglio 2017.

Una volta arrivati a casa, amici e parenti accolgono in un clima di giubilo i tre fratelli per festeggiare la scarcerazione perché estranei ai fatti contestati.

L’avvocato Giuseppe Gurrieri, legale di Corrado Romano e, a suo tempo, dei fratelli Aprile, domanda al giornalista chiarimenti sul titolo e, specificatamente sull’appellativo ‘fratelli delinquenti’ riferito ai tre. Con una punta di sarcasmo - puntualmente ripreso sia dall’avvocato Gurrieri che dal Presidente, la dott.ssa Laura Ghidotti -, Borrometi tenta di aggrapparsi all’articolo 21 della Costituzione, e cioè: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. «Una licenza giornalistica», prova a giustificare il giornalista ma, di fatto, con quella sua ‘licenza’ descrive in modo inequivocabile i fratelli Aprile come delinquenti, sebbene in sede di riesame erano crollate le accuse a loro carico per tentata estorsione aggravata ai danni dell’on. Gennuso, tanto che il Tribunale del Riesame aveva annullato la misura per assenza gravità indiziaria.

‘Pachino come Napoli’. L’assonanza dei comuni nel titolo di Borrometi è dato verosimilmente dall’esplosione di materiale pirotecnico avvenuta pochi mesi prima a Castellammare, nel rione Moscarella, per la scarcerazione di F.S., coinvolto nel 2013 nell’inchiesta "Easy Mail” condotta dai Carabinieri di Castellammare e dalla DDA di Napoli. Il ricorso in Cassazione porterà l’imputato alla scarcerazione. Non nella città di Napoli ma a Castellammare. Non a Pachino ma a Portopalo di Capopassero: è lì che si sono consumati i festeggiamenti di amici e parenti per i fratelli Aprile. Dettagli? Non proprio, e per due particolari di rilievo. Anzitutto, Portopalo di Capopassero è comune autonomo dal 23 marzo 1975. Nel corso del dibattimento, su espressa richiesta di chiarimento dell’avv. Gurrieri, il giornalista dichiarerà in un primo momento di avere appreso dal comune (senza specificare a quale si fosse rivolto, Pachino o Portopalo di Capopassero) che il materiale pirotecnico esploso per festeggiare il ritorno a casa dei fratelli Aprile non era autorizzato, per poi ritrattare e rimandare l'informazione acquisita alle sue fonti (coperte da segreto professionale). A detta di Borrometi, perciò, i fuochi non erano stati autorizzati, ma non tutto il materiale pirotecnico necessita autorizzazione. Quale tipo di materiale è stato dunque utilizzato a Portopalo di Capopassero? Borrometi non sa rispondere.

“A quel punto i selfie in macchina, l’arrivo alla festa, le foto condivise sui social, loro tre messi vicini con tutti gli accoliti che vanno a rendere omaggio e, infine…i fuochi d’artificio (ripetiamo, non autorizzati, basterebbe questo per una nuova denuncia!)”, scriveva Borrometi nell’articolo allegando una gallery fotografica che scatenò le reazioni di Corrado Romano. Tra gli ‘accoliti’ - si badi: per ‘accolita’, in senso figurato, si intende l’accompagnatore o il seguace di persona potente, in senso spregiativo - immortalati negli scatti pubblicati da Borrometi, figura anche l’avv. Giuseppe Gurrieri recatosi presso l’abitazione degli Aprile con in mano l’ordinanza di scarcerazione dei tre fratelli da commentare con i suoi assistiti e con il legale del quarto arrestato che già alcuni giorni prima era stato rimesso in libertà dal GIP che lo aveva posto ai domiciliari.

Il processo è stato rinviato al 24 novembre per la discussione.

P.S. : sulle tribolazioni che abbiamo passato per scrivere questo articolo, potete leggere un nostro editoriale, qui.