Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
17/07/2021 06:00:00

 Viaggio nelle città degli Elimi organizzato dal Parco archeologico di Segesta. E Halyciae?

Un viaggio virtuale verso le città degli Elimi in Sicilia quello organizzato dal Parco archeologico di Segesta. L’occasione e’ stata offerta da due singolari e interessantissime mostre inaugurate a Erice, presso l’Istituto Wigner/San Francesco (sede del Centro “Ettore Majorana”) e a Segesta negli ex magazzini dello Stazzo.

Organizzate entrambe dalla dinamica Rossella Giglio che da qualche anno dirige con passione e competenza il Parco archeologico di Segesta.

Con il titolo “Alle origini della Sicilia. La terra e le città degli Elimi: materiali da Entella e Segesta” la mostra di Erice e’ stata allestita utilizzando una significativa selezione di reperti rappresentativi dei momenti di vita del sito di Entella a partire dalla preistoria per arrivare all’età di Federico II, periodo in cui che segnò la fine dell’occupazione stanziale sulla Rocca di Entella.
Un viaggio unico, quello offerto dalla mostra, attraverso reperti e testimonianze che vanno dal Neolitico alla genesi della città e alle sue prime fasi di ellenizzazione.

Nel corso del quale, ci vengono magnificamente raccontati i due contesti sacri (fuori e dentro le mura) dove si svolgeva il culto di Demetra e Kore, due dee che evocano miti e leggende della Sicilia fin delle origini.
Mentre due calchi esposti dei Decreti ci testimoniano che il culto per Hestia (gr. ῾Εστία) dea degli antichi Greci, personificazione del focolare domestico e che per i Romani prenderà il nome di Vesta, era abbastanza diffuso tra le popolazioni dalle origini mediorientali e che Virgilio identificava con i Troiani.
Il “viaggiatore” potrà ammirare anche i corredi di due tombe (una maschile e l’altra femminile). Cosa che testimonierebbe che la città venne occupata da parte di guerrieri mercenari forse di origine campana. Non privi d’interesse alcuni reperti che ci informano sul ruolo non secondario che rivestivano le donne nell’Entella ellenistica.
Quella di Segesta, invece ha per titolo “I volti del sacro nella Segesta elima: spazi, riti, oggetti”. Questa volta Rossella Giglio si e’ avvalsa della collaborazione dell’Università di Palermo, con l’allestimento curato da Monica de Cesare.
Tra i reperti esposti un discobolo di 10 cm circa trovato nella zona del Santuario di Mango negli anni ’50.
Come sempre in queste occasioni, il politico di turno per le dichiarazioni di rito. L’assessore regionale ai beni culturali, Alberto Samonà, ha rassicurato che “Segesta si conferma come un Parco archeologico che guarda al futuro e che i parchi archeologici sono una risorsa per la Sicilia, perché vogliono dire storia, identità, cultura e futuro”.
Alla fine della manifestazione e’ stato presentato anche il primo numero di una pubblicazione con il titolo di “Elymos”. Saranno i quaderni del Parco archeologico che racconteranno il sito in tutti i suoi aspetti: dalla ricerca archeologica agli spettacoli, alla collaborazione col mondo accademico e i comuni.
“Con queste due mostre abbiamo messo insieme le tre città più importanti degli Elimi in Sicilia Occidentale, ossia Entella, Erice e Segesta. Non è stata un’impresa semplice ma siamo contenti di avere portato alla ribalta la nostra identità siciliana», ha concluso il direttore del Parco, Rossella Giglio.

Ma non saremmo dei buoni cronisti se non riferissimo che l’esclusione di una tappa nell'antica Halyciae (Αλύκιαι, in greco antico) da questo viaggio ideale ha suscitato un certo rammarico, almeno tra i lettori più consapevoli.
In nome della sua storia. Che Alicia (oggi Salemi), assieme a Erice e Segesta, fece parte di quel triangolo a presidio delle liberta’ di un popolo contro le mira imperialistiche di Selinunte e Siracusa e’ un dato storico assodato.

Del resto, quella della “liberta’ rimane una prerogativa di Salemi mantenuta e difesa nel corso dei millenni, non escluso nemmeno il periodo dalla conquista della Sicilia da parte dei Romani. Anzi, fu da questi gratificata, tra le pochissime nell’Isola, con il titolo “libera et immunis”.

E che l’attuale sito di Salemi coincida “pressocche’ esattamente con l’antica Halicyae” lo scrive lo storico salemitano Paolo Cammarata (cfr. “Il Castello e le campane” , pag. 15, Sellerio Editore) citando Filippo Cluverio, storico e geografo tedesco vissuto a cavallo tra il 1500 e il 1600, il quale a sua volta scriveva che “fra le rovine di Entella e la città di Lilibeo, dove sorgeva Halicyae, ancora oggi sorge una celebre cittadina comunemente chiamata Salemi”.

Per non parlare delle campagne di ricerca archeologica condotte nel corso degli ultimi decenni a Salemi dalla Northern Illinois e sull'adiacente sito del Monte Polizzo dagli archeologi della Stanford University, dell’Università’ di Goteborg, dell'Università’ di Oslo, nonché dalla Soprintendenza di Trapani.
Ci chiediamo a questo punto se Halyciae /Salemi non meriti più di una tappa.

Franco Ciro Lo Re